Vives: "Gli allenamenti di Zeman? Per finire le salite dovevo appoggiarmi"

A Torino lo chiamavano "Il Professore", perfetto appellativo per descrivere la capacità di gestione del gruppo che Giuseppe Vives ha avuto in carriera. Capitano a Lecce e a Torino con la grande capacità di adattarsi in ogni piazza: "Non dovevo essere io il calciatore di famiglia, quello bravo era mio fratello di cinque anni più grande. Giocavo per strada appena finivo i compiti e hanno consigliato a mio padre di portare anche me a scuola calcio" ha detto a Casa Di Marzio, la nostra diretta Instagram con i calciatori.

"Mamma voleva che entrassi in Guardia di Finanza, non fossi stato calciatore sarei finito sicuramente lì", e invece Vives ha scelto la via del calcio, che oggi non abbandona, tanto che ha aperto una sua scuola calcio, dove insegna anche se non nelle vesti di 'professore'. La sua esperienza calcistica è cominciata dalle serie inferiori, addirittura con Luciano Spalletti all'Ancona, "Una persona eccezionale in un’esperienza che mi ha fatto tanto crescere anche se c’era una situazione societaria particolare", prima di passare da Giugliano, tappa chiave della sua carriera dopo che aveva pensato addrittura di smettere di giocare. "Avevo un problema al quadricipite, pensavo di non poter continuare, volevo smettere ma grazie al presidente del Giugliano mi sono rimesso in carreggiata e poi sono tornato a vivere le emozioni più belle".

Poi l'incontro con Zeman, l'unico in grado di portarlo via dalla squadra che gli ha ridato il sorriso. "Zeman mi aveva visto in una partita a Melfi e mi volle a tutti i costi al Lecce, io non volevo andare perché mi sentivo in famiglia. Filippo Falco, il mio procuratore, venne a casa mia per convincermi. A Lecce dovevo rimanerci un giorno, solo per salutare e ringraziare, ma la mattina dopo sono partito in ritiro a Tarvisio con loro". 

Ritiro in cui ha conosciuto il metodo di allenamento di Zeman, ricordo a metà tra il sofferente e il piacevole. "Adesso non so se sarei in grado di affrontare un ritiro con Zeman. Mi appoggiavo al muro per aiutarmi con le salite, ma poi quando giochi non ti accorgi della stanchezza. Ti dava grandi stimoli durante gli allenamenti". 

Esperienza che gli ha cambiato la vita, e così come a Giugliano, la separazione è stata complicata. Nonostante il trasferimento concluso con una grande squadra come il Torino. "Per farmi andare via da Lecce mi hanno dovuto costringere. Mi avevano venduto al Torino ma non volevo andare via dalla Puglia, sentivo come se stessi lasciando di nuovo casa. Poi a Torino ho vissute altre grandi emozioni".

Tra quelle emozioni sicuramente la notte di San Mamés, gara di ritorno dei sedicesemi di Europa League contro il Bilbao: "Mai avrei immaginato di poter disputare una partita del genere. Lì il Napoli ci aveva perso il preliminare di Champions, non c’era un posto libero allo stadio. Io per 90 minuti non mi sono reso conto di dove ero, un’emozione incredibile, sono anche riuscito a conquistare il rigore dell’1-0".

 

 

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