Giulio Donati, calciatore e chef: "Sono pronto a tornare in Italia"

"Il giorno dopo il mio debutto in prima squadra Mourinho mi ha subito ripreso: nel momento della sostituzione sono uscito correndo dal campo e lui voleva perdere tempo perché vincevamo 1-0". Benvenuto nel calcio dei grandi, Giulio. Di cognome fa Donati, e su gianlucadimarzio.com spiega: "Non volevo dare l'impressione alla gente di uscire a testa bassa come se fossi arrabbiato. Il cambio l'avevo chiesto io perché avevo i crampi fino alla schiena". Inter-Livorno, Coppa Italia. Finì proprio 1-0, serata indimenticabile.

Fuori Donati, dentro Maicon: "Non era male avere un sostituto del genere". Oggi ci scherza, ma in quei due anni all'Inter viveva sempre nuove emozioni: "Mourinho è speciale per il rapporto che crea con i giocatori, mi trattava allo stesso modo di Zanetti",

Per 80' - fino alla sostituzione - anche Donati ha contribuito al Triplete nerazzurro. Lui ci crede poco: "Quello che ho fatto io non è nemmeno una goccia in un oceano. Sono onorato anche solo di essermi allenato con tanti campioni". Il giocatore che l'ha impressionato di più però è un insospettabile: "Quaresma, era immarcabile. Ma il carisma di Cordoba, Zanetti e Samuel non si batte".

Campioni dentro e fuori dal campo. Con uno di loro Giulio aveva creato un rapporto speciale: "Materazzi mi ha trattato come un figlio, mi dava tanti consigli sull'aspetto mentale". E lui apprendeva in fretta: "Quando mi vedeva aggressivo in campo era orgoglioso di me. Era il mio primo tifoso". Tanto che aveva trovato anche un soprannome: "Osso".

E nel tempo libero scattavano le sfide a ping pong con Balotelli: "Vincevo sempre io, non può dire il contrario. E lo massacravo per giorni prendendolo in giro".

Oggi Donati è in Germania, ma dopo tre anni e mezzo al Mainz l'addio è a un passo: "A giugno scade il contratto, che, insieme alla società, ho deciso di non rinnovare". Dalla prossima stagione si aprirà un nuovo capitolo tutto da scrivere: "Mi sono trovato bene in Germania e sono aperto a qualsiasi proposta. Il mio sogno è giocare in Premier". Anche se: "Un ritorno in Italia? Certo che mi piacerebbe".

Lì dove ha chiuso con la retrocessione in C del Grosseto prima del trasferimento in Germania: "La grande vetrina è stata l'Europeo Under 21 in Israele. Devo tutto a Mangia, quell'anno eravamo una grande famiglia". Lontani ma uniti, tanto che Donati e gli altri italiani che giocavano in Germania avevano creato una chat Whatsapp per sentirsi: "Anche se io odio il cellulare. Quando vengo inserito in un gruppo lo silenzio subito". Ce n'è uno però che segue più degli altri: "Quello con gli amici, in questo modo sento meno la nostalgia di casa".

Forte dei Marmi-Magonza dista quasi 1000 km. La lontananza non distrugge i ricordi. La Toscana, il mare e... un brevetto da bagnino lasciato lì dentro a un cassetto: "L'ho preso a 16 anni, perché mio padre voleva che mi trovassi un'alternativa se fosse andata male col calcio. Probabilmente, se non avessi fatto il calciatore, anch'io sarei stato un bagnino come lui".

 

 

 

"L'amico Paloschi, l'idolo Del Piero e la passione per il golf"

I sogni - a differenza del brevetto - sono usciti dal cassetto e in un attimo Giulio si è ritrovato in Germania. Prima Leverkusen, poi Mainz: "Ormai il tedesco lo parlo bene, ma non è una lingua semplice. Non ci sono regole. Per fortuna all'inizio mi sono aiutato con l'inglese". Con il cibo tedesco non ha un gran rapporto: "Non hanno la cultura del cibo, non apprezzano. Ma cucinare è la mia passione e preparo tutto da solo a casa. Gli altri mi prendono in giro perché mangio tanto e sono magro". Piatto forte? "Spaghetti ai frutti di mare". L'ispirazione la trova in tv: "Sono un fan accanito di Masterchef, non mi perdo una puntata".

In campo, invece, ogni occasione è buona per chiedere una maglia: "Il giorno del debutto in Serie A con il Lecce portai a casa quelle di Ronaldinho e Pirlo". E per non sbagliare: "Me le sono fatte già dare alla fine del primo tempo".

Mica male come bottino. Ma ce n'è una alla quale è particolarmente legato: "Quella di Alex Del Piero, il mio idolo". Per la felicità della famiglia Donati: "In casa sono tutti juventini. Io non ho mai tifato per una squadra, solo per Alex". Anche quando giocava col Sydney: "L'ho seguito per qualche partita, ma ormai era a fine carriera...".

Donati invece è nel pieno della sua di carriera. 29 anni compiuti lo scorso 5 febbraio, stesso giorno di Cristiano Ronaldo, Neymar e Tevez: "Infatti tutti fanno gli auguri agli altri e non a me".

Donati ci scherza, perché sa di poter sempre contare sugli amici veri. Come Alberto Paloschi: "Nel mondo del calcio è il mio migliore amico. Eravamo in stanza insieme con l'U21 e abbiamo condiviso tante esperienze con le varie nazionali". Sempre insieme, anche in vacanza: "Da Londra a Barcellona. D'estate lui mi invitava a Ibiza e Formentera e io lo facevo venire nella mia Forte dei Marmi".

I due insieme hanno creato anche una maglia speciale: Donaloschi. Vedere su Instagram per credere: "Abbiamo deciso di fondere i cognomi. Quando la mettiamo in qualche partitella porta anche bene".

Alla vera maglia Azzurra però non ci pensa: "Prima devo dimostrare di meritarmela. L'importante è trovare una squadra che abbia un progetto ambizioso". Intanto, quando ha un po' di tempo si diverte giocando a golf: "Tutti me ne parlavano, ora non ne posso fare a meno": Anche se bisogna lavorarci un pochino: "Sono ancora all'inizio, già è tanto se prendo la pallina". Decisamente meglio con il pallone tra i piedi: "Sono più bravo a footgolf".

In attesa di andare in buca anche lui, pronto a voltare pagina e magari anche Paese. E potersi sentir dire tra qualche mese: "Bentornato in Italia, Giulio". 

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