Dal pulmino per Padova ai 7 messaggi di questa stagione: "Talento e nessuna paura". Fabbian raccontato dal suo primo allenatore
Chissà se tra i pensieri di un ragazzino di 15 anni, ogni giorno in viaggio per Padova su un pulmino, c'è mai stato San Siro. Luci forti, più di qualsiasi altra potesse vedere affacciandosi dal finestrino di quel piccolo bus. E sogni, soprattutto. Quelli di Giovanni Fabbian, cresciuto nel Padova, passato nell'Inter fino alla Primavera di Chivu che è diventata il suo trampolino verso il calcio 'dei grandi'. Tradotto: Reggina. Nuova esperienza in prestito fino a giugno, iniziata subito dopo la firma sul nuovo contratto nerazzurro fino al 2026. E adesso sta vivendo una stagione super. Ventidue partite giocate, sette gol, un assist. Numeri importanti, quelli del centrocampista padovano. Impreziositi da un talento che sorprende.
Exploit recente. Novità fresca, ma non per chi l'ha visto crescere. Come Claudio Ottoni, suo allenatore ai tempi dell’Under 15 del Padova (con cui ha vinto nel 2017 il campionato di categoria). “Sinceramente credo nessuno si aspettasse che potesse affrontare così giovane un campionato difficile come la Serie B, in una piazza così importante come Reggio Calabria, anche se conosco le sue qualità. Si sta mettendo in mostra ed è giustamente sulla bocca di tutti per quello che sta facendo", ha raccontato Ottoni, ex giocatore del Padova dal 1988 al 1994 e tuttora guida dell'Under16 del club, ai nostri microfoni. Un allenatore che non ha dimenticato il suo 'gioiellino', anzi. Lo segue tuttora e "dopo ogni gol gli faccio i complimenti, ci sentiamo ogni tanto. Lui mi chiama ‘Claudione’ in segno d’affetto".
Padova: palestra di vita
Orgoglio, emozione, entusiasmo. Quando Ottoni parla del suo Fabbian si percepiscono tutte. Come un fiume in piena torna a quel passato condiviso e il racconto si arricchisce di aneddoti. “Di Giovanni conservo un ottimo ricordo perché indipendentemente dal giocatore è sempre stato un ragazzo fantastico, maturo, sorridente, gioviale e disponibile. Veniva a Padova in pulmino abitando vicino Camposampiero. E' stato ripagato di tutti i sacrifici fatti anche se devo dare pure merito al lavoro svolto prima poiché, dopo lo scudetto, è partito per Milano e si è confermato”. Dal Padova all'Inter, cercando (e trovando) conferme. “Con me giocava da trequartista ma soprattutto da interno in un 4-3-1-2. Aveva questa facilità di corsa, non era rapidissimo ma era molto bravo negli inserimenti, la sua qualità migliore. Fisicamente era già messo molto bene rispetto ai suoi pari età, un ragazzo forte di testa e bravo tecnicamente a calciare sia di destro che di sinistro”. Quando si dice il sogno di ogni allenatore.
Sogni (ner)azzurri
Padova lo ha formato, Milano a soli quindici anni lo ha accolto. E adesso continua ad osservarlo. Come hanno fatto anche dal vivo Marotta e Inzaghi a dicembre sugli spalti del Sinigaglia per la trasferta della Reggina contro il Como. Ragazzo perbene, ancora oggi nel cuore di chi lo ha allenato. Come se non fosse mai andato via. “Ricordo benissimo: era dicembre e la società mi avvisò che a fine campionato lui ed un altro ragazzo sarebbero passati all’Inter - ha proseguito Ottoni. Anche se sapeva già di andare via non ha mai cambiato atteggiamento, il modo di allenarsi o il comportamento nei confronti dei compagni e dello staff. È sempre rimasto un ragazzo umile e credo che questo sia dovuto anche alla sua bellissima famiglia che ho avuto modo di conoscere”. Mentalità vincente, pronta al salto. Nelle giovanili nerazzurre ha vissuto anni speciali, culminati con il rendimento della stagione 2021/22 che ha chiuso con 9 reti, 5 assist ed uno Scudetto Primavera vinto da protagonista con 39 presenze in campionato. Il passato è chiaro, il presente chiede conferme ma il futuro è ambizioso. E l'augurio di Ottoni al suo Giovanni è sincero come una carezza paterna: “Mi auguro che torni a Milano ma non per fare la comparsa. É un ragazzo del 2003 e deve giocare, qui in Italia non abbiamo tanta voglia di far giocare i giovani in piazze importanti come quella nerazzurra, mi auguro che la società punti su di lui e lo inserisca tra i titolari perché ha tutte le qualità e non ha nessuna paura. Non ci sono paragoni rispetto agli altri". Sicurezza, convinzione, argomento. Ottoni ha aperto insieme l'album dei ricordi e il suo cuore perché negli occhi ha ancora quel ragazzino perbene sempre presente e puntuale agli allenamenti che ha una storia professionale ancora tutta da scrivere. “Gli auguro un grande futuro in A e di raggiungere la nazionale maggiore. È già stato chiamato a livello giovanile quindi è tenuto sott’occhio”. Sogni, speranze, parole sincere. Un viaggio che continua, da quel pulmino per Padova al presente. Con l'augurio, da parte di chi l'ha visto crescere, che il suo futuro possa tingersi anche di (ner)azzurro.
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