Gilardino: “Noi i primi a fermarsi. Questa catena va stoppata”

Ha alzato una coppa del mondo e segnato 250 gol. Il calcio è stato ed è la sua vita, ma oggi si è fermato prima che arrivasse un decreto. Alberto Gilardino, da agosto allenatore della Pro Vercelli, ha appoggiato in pieno la scelta del presidente Massimo Secondo di fermare l’attività sportiva del club piemontese.

“Stamattina ci ha convocato per comunicare la sua decisione e mi sono trovato assolutamente d’accordo. Era troppo rischioso per i giocatori, ma soprattutto per le loro famiglie”, racconta al microfono di gianlucadimarzio.com.

Nel suo passato calcistico c’è anche un’esperienza in Cina, il Paese che per primo ha avuto a che fare con il Covid-19 e che prima degli altri ha preso misure risolutive. “Mi associo alle parole dette dal mio ex commissario tecnico Marcello Lippi, che conosce anche meglio di me la Cina. Loro sono drastici nelle regole. Per noi è più difficile esserlo, ma credo che, se sarà necessario, lo sarà anche il nostro Governo. E rispetteremo tutti quelle regole per venirne fuori. Dovremmo essere noi intelligenti a seguirle”.

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Alberto Gilardino parla sempre al plurale. Come se 60 milioni di italiani fossero suoi compagni di squadra. Lui che è stato il centravanti artefice di una delle gioie collettive più grandi della nostra vita, oggi è diventato il portabandiera di una ritirata. Difendersi oggi è il miglior attacco al virus. È un colpo di tacco, come quello per Del Piero che ci fece abbracciare. Oggi possiamo farlo solo virtualmente. Restare uniti, rimanendo distanti almeno un metro. Una guerra da vincere. Ognuno a casa sua. “La gente deve capire. Quello che abbiamo di fronte. E quello che sta succedendo”. Il giorno che vinceremo questa battaglia, ci stringeremo ancora più forte. Come quella notte a Berlino.

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