Il Genoa e Motta, 10 anni dopo: l’esordio da favola di Thiago

Dal campo alla panchina, dieci anni dopo: dall’intuizione Agudelo alla magia di Kouamé, passando per il gol dell’amico Pandev. Welcome back Thiago. “Cambia il ruolo, ma sono sempre io”. Personalità da vendere e capacità di guidare la squadra, pallone tra i piedi o da bordo campo poco importa, perché il risultato è sempre lo stesso. Game Over a Marassi, 3-1 Genoa in rimonta contro il Brescia ed esordio da favola tra i grandi per il Thiago allenatore.

Una delle pagine più belle della storia recente del Genoa scritta dieci anni fa. Maglia numero 88 sulle spalle, oggi per Thiago la prima della nuova vita a tinte rossoblu da nuovo allenatore del Grifone. Da salvare, in passato, c’era una carriera che a causa degli infortuni sembrava destinata troppo presto ai titoli di coda, oggi da risollevare un Genoa inaspettatamente in difficoltà dopo un buon avvio di campionato. Poi qualcosa però ha smesso di funzionare.

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Serve cambiare. Spazio al carattere, alla voglia e soprattutto alle idee del giovane Thiago: “La vigilia del mio esordio è un mix di emozioni”, un nastro che si riavvolge di 4024 giorni. Dall’esordio a sorpresa in campo contro il Siena alla prima al Ferraris sulla panchina lato Nord: quella che per tanti anni è stata del suo maestro Gian Piero Gasperini, capace di farlo innamorare nuovamente del pallone.

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“A lui devo tantissimo”. Un Genoa alla Gasp quindi? Con qualcosa di Ancelotti, Mourinho e magari Van Gaal? “Un Genoa alla Thiago Motta, sono così e non riesco a cambiare: voglio portare qualcosa di mio a questa squadra”. Deciso, diretto. Fuori dal campo come lo è stato dentro. Un taglio netto col passato: “Quello che è successo prima non posso giudicarlo, giudicherò solo quanto accaduto dal giorno del mio arrivo”.

Ripescando da quello che che è stato. Una Champions sfiorata nella stagione 2008/09 con lui in campo e la voglia di far tornare grande questo Genoa. Senza pensare a nient’altro, ma guardando solo dentro sé stessi: decidere se tornare ad essere quel Grifone o proseguire nel tunnel imboccato ormai da settimane. Questo il messaggio alla squadra nel giorno del primo confronto, prima chiamata per raccogliere l’invito la notte del Ferraris, contro un Brescia classifica alla mano da battere.

La mossa che cambia volto alla partita e trama del film é però già all’intervallo: fuori Radovanovic difensore centrale e dentro a sorpresa il talentino arrivato in estate dalla Colombia Kevin Agudelo, sul quale - tra le altre - aveva messo gli occhi anche il Boca Juniors per sostituire Nahutan Nandez destinato a vestire la maglia del Cagliari. Classe ‘98, mancino, qualità e Garra a servizio del Genoa: Grifone che pesca in casa dell’Atletico Huila e lo porta a Genova per  circa 2 milioni di euro. Concorrenza degli Xeneixes battuta, è il 5 agosto quando Agudelo atterra al Colombo di Genova.

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“Spero sia l’inizio di qualcosa di grande” le sue prime parole. Anche se per scendere in campo tra i grandi ha dovuto aspettare otto giornate. Aggregato alla Primavera, qualche convocazione con la prima squadra in attesa dell’esordio: arrivato oggi, con Thiago Motta che lo lancia in campo nella ripresa. Ventitré minuti e ventitré secondi e il talentino sudamericano di sinistro trova la giocata che cambia la storia della partita. Palla all’incrocio, sotto alla Nord che esplode. Un’emozione grandissima, per me una cosa incredibile: prima partita e primo gol, è straordinario. Dove mi tenevano nascosto? Da nessuna parte, - sorride Agudelo - fa parte del processo di crescita, vengo da un calcio differente: piano piano mi sto inserendo nel calcio italiano, l’allenatore mi ha dato la possibilità di giocare e ho cercato di dimostrare che posso far parte del Genoa. Dedica? A mia moglie Isabella".

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Ad assistere alla prima gioia in A di Totò, così è soprannominato in Colombia. “Cosa mi ha detto Motta in questi giorni? Mi ha detto di giOcare tranquillo, che non devo dimostrare nulla e di giocare per divertirmi”. Detto fatto. A stravolgere tra trama della partita e a ribaltare il risultato la bellissima girata al volo di Kouame - quarto gol in campionato - su assist di Ghiglione, miglior difensore assistman nei cinque campionati europei e il ritorno al gol dell’amico del triplete nerazzurro Goran Pandev, ai margini con Andreazzoli e subito protagonista con l’arrivo di Thiago Motta in panchina.

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“Insieme abbiamo fatto cose bellissime, sarà importante anche qui al Genoa”. Parole e mosse del Predestinato Thiago Motta in occasione della presentazione, capace di cambiare volto alla partita con i cambi. Tre gol a capovolgere il mondo, tutti arrivati dalla panchina: prima volta in Serie A che una squadra manda in gol tutti i tre giocatori subentrati nel corso dello stesso match dal 1994/95, da quando è stato registrato questo dato.

Gambe e testa per Thiago. Un po’ allenatore e un po’ psicologo. “Perché le due cose non possono essere slegate: tu puoi dare delle indicazioni, ma come le elaborano con la testa fa la differenza”. Circolazione rapida e corta del pallone il suo mantra, alla continua ricerca di un gioco collettivo: “Da solo non ho mai visto nessuno fare la differenza”. Il gruppo prima del singolo. Il Genoa prima di tutto. Quello che dieci anni fa l’ha restituito al gioco del calcio.

Ora è Thiago chiamato a ridare un gioco al suo Genoa, lasciato direzione Milano per andare a vincere con l’amico Goran. Poi la Francia, il PSG. Altri titoli da mettere in bacheca, allenatori dai quali imparare. La prima esperienza in panchina con l’U19 francese. Il resto è storia recente. Genoa che chiama perché ha bisogno, lui che risponde pronto a restituire quello ha avuto: “Le sensazioni per questa serata? Bellissime, sono tornato a casa. Il Genoa è casa mia, so che ha un momento di difficoltà ma insieme possiamo cambiare tutto”. Il Genoa e Thiago Motta, dieci anni dopo l’ultimo volta. Pronti a ripartire insieme, ancora una volta. Buona la prima. Welcomw back Thiago.

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