"Schmeichel traditore. E poi odiavo tutti". Gary Neville e il galateo United

Stretta di mano tra ex compagni? No, grazie. Lo dice Gary Neville, storica bandiera del Manchester United (606 presenze e 7 gol tra 1992 e 2011) e oggi talent di Sky Sport.

Il riferimento è in particolar modo a un lontano derby di Manchester del 2002: nel tunnel degli spogliatoi prima dell'incontro, Peter Schmeichel (una vita nello United ma al City nella sua ultima stagione da calciatore) cerca la mano del suo vecchio compagno. Ma Neville lo fulmina con lo sguardo, si gira e se ne va, lasciando il portierone nell'imbarazzo. Una reazione che dalle parti dell'Old Trafford si ricordano ancora.

E che oggi, intervistato dal podcast britannico Quickly Kevin, Will He Score?, l'ex difensore ha deciso di spiegare. "Inizialmente, quando Peter lasciò lo United, continuavo ad avere dei buoni rapporti con lui. Era vera world class. Poi però è andato giocare al City: non avrebbe mai dovuto farlo", sibila Neville, cuor di Red Devils. "Io sono tifoso dello United. Non puoi giocare per il City, non puoi giocare per il Leeds, non puoi giocare per il Liverpool. È scritto sulla pietra".


Ma questa è solo parte della storia. "Devo dire che all'epoca io odiavo tutti, come tutti i miei compagni. Allo United noi odiavamo tutti e tutti ci odiavano. Funzionava così. Con Sir Alex eravamo come in un'isola, la mentalità da stato d'assedio".

Soddisfatti? Neville ha ancora una confessione da fare. "Sinceramente, la stretta di mano la capisco solo a fine gara. Lì, dopo esserci dati battaglia, ha senso. Prima mi sentivo focalizzato sulla partita che mi sarei apprestato a giocare: l'idea anche solo di parlare con un giocatore avversario mi distraeva".

E su questo Gary non fa sconti a nessuno. "Tutti mi rinfacciano l'episodio di Schmeichel, ma non stringevo la mano nemmeno a mio fratello Phil quando era capitano dell'Everton", conclude Neville. Il simbolo dei Red Devils che manda al diavolo il galateo.

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