Gasperini: "Ilicic tornerà. Dopo Valencia sembrava di stare in guerra"

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C'è anche Gian Piero Gasperini fra i vari ospiti del Festival dello Sport 2020 che è cominciato oggi e terminerà domenica. Intervenuto ai microfoni del gran galà, l'allenatore dell'Atalanta ha toccato vari argomenti: dai difficili momenti trascorsi in questi mesi a causa della pandemia, ai successi in campo della sua Dea ed in generale a quanto costruito in questi favolosi anni a Bergamo.

"Il momento più duro di questo periodo è stato quando siamo tornati da Valencia, Bergamo era un'altra città. C'era un'aria di guerra. Si sentivano soltanto sirene, si leggevano situazioni drammatiche", ha dichiarato in apertura, parlando poi anche la sua esperienza personale con la malattia: "Ho avuto il Covid-19 senza saperlo, con grande paura. Succedeva un po' a tantissima gente, io ho avuto dei problemi per qualche giorno, ma a livello respiratorio non ho avuto problemi. Tremavo perché succedeva a chiunque, in qualunque momento. Tutto questo era inimmaginabile".

Proprio l'Atalanta però. anche in questi mesi difficili ha continuato ha portare in alto il nome della città di Bergamo. Ma quando il Gasp arrivò alla Dea nel 2016, l'avvio non fu dei migliori: "Dopo la partita col Crotone, ripartimmo a Pescara. Eravamo a Francavilla a fare la rifinitura e feci delle scelte diverse, avevo inserito un po' di giovani. Fu una mattina molto pesante, ma a distanza di tempo ne abbiamo raccolto i frutti. Se ripercorro questi anni comunque, ci sono successe tante cose incredibili. Tuttavia, da ognuna di essere questa squadra è cresciuta ed ha mantenuto un grandissimo spirito di appartenza."

Successi in campo figli di un gran lavoro da parte di tutti gli interpreti nell'applicazione di un'idea di calcio che oggi fa scuola: "Credo che la nostra squadra sia composta da giocatori di grande livello. Per molto tempo ci hanno detto che corriamo di più, ma siamo nella media. I valori tecnici sono di livello, altrimenti non realizzi 98 gol. Occorre condizione, ma anche qualità. La mia idea di calcio è quella di coinvolgere tutti: noi, ad esempio, ci alleniamo moltissimo con la palla, la parte principale è questa. E' chiaro poi che la scuola olandese ha influenzato molto la mia visione ed ha contribuito alla mia formazione come tecnico."

Una sintonia col suo gruppo che naturualmente non è stata semplice da raggiungere sin da subito: "Non è sempre stato tutto rose e fiori. Il Papu ha avuto sempre valori molto forti, abbiamo cercato sempre di lavorare per l'Atalanta. Lui endeva ad allenarsi poco, nella sua mentalità è così anche se adesso non salta un allenamento. C'è stato qualche momento di tensione, ma i momenti di frizione sono stati pochi. È stato un grande aiuto, mi ha sempre dato una mano nei rapporti nei giocatori".

Il risultato però, come detto, è stato un gioco spettacolare: "Devo sempre ringraziare i miei giocatori per la loro disponibilità. Gli è piaciuto il mio modo di vedere il calcio". Compresa quella difesa a tre che ai tempi dell'Inter gli venne additata come un limite: "Veniva considerata un po' un'eresia. Ora l'Inter stessa, la Roma, la Juve, la Lazio giocano con una difesa a tre. Io l'avevo utilizzata a Genova: secondo me è il modo migliore per costruire il gioco da dietro. I tempi sono passati,e i risultati l'hanno dimostrato. In Europa dicono che ancora non è così, ma io questo l'ho imparato in Europa".

Ed è proprio in Champions League che l'Atalanta vuole continuare ad essere protagonista dopo il bel cammino dell'ultima stagione. Senza paura di nessuno: "Lo scorso anno il desiderio era di andare in questo storico palcoscenico, sia per noi che per i tifosi. Quest'anno andremo a giocare ad Anfield e con l'Ajax, contro squadre che hanno vinto la Champions. Incontriamo dei mostri sacri, ma ci arriviamo non solo con l'ambizione di fare bella figura, ma anche con quella di superare il turno".

Ma per battere 'i mostri sacri', in Europa serve anche il contributo dei campioni. E l'Atalanta, per sua sfortuna, l'anno scorso nel momento più importante si è dovuta privare del suo trascinatore, Josip Ilicic, al quale il Gasp ha dedicato la chiosa finale del suo intervento: "Torna, torna. Sono stato tra i più scettici, ma ora sono fiducioso perché sta dando delle risposte incredibili. Penso che sarà di nuovo in campo molto presto."

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