Veiga all'Al Ahli: spreco di talento o cambio di paradigma?
Occasione persa, scelta sbagliata, "spreco di talento": in tanti interpretano in questo modo la scelta di Gabri Veiga di trasferirsi in Saudi Pro League, all'Al Ahli. Ma è davvero così?
Certo fa impressione che un classe 2002, fra i centrocampisti più promettenti d'Europa, decida di trasferirsi dall'altra parte del mondo, privandosi dell'opportunità, per esempio, di giocare le coppe europee (ciò che gli offriva il Napoli, vicinissimo a Veiga fino a pochi giorni fa). Il centrocampista del Real Madrid Toni Kroos, campione del mondo con la Germania nel 2014, ha usato un aggettivo che riassume il pensiero di molti: "Imbarazzante".
Veiga all'Al Ahli: le motivazioni di una scelta sorprendente
Quel che abbiamo imparato in questi mesi però è che le ambizioni del campionato saudita vanno molto al di là di quelle, per esempio, dei cinesi di qualche anno fa: non solo campioni a fine carriera, alla ricerca dell'ultimo contratto (ricchissimo) prima del ritiro. In Arabia arrivano anche giocatori più giovani, pagati a peso d'oro e scelti per garantirsi un futuro. Ecco cosa sembra, l'acquisto di Veiga: un manifesto, un cambio di paradigma, un messaggio chiaro a tutti: la SPL fa sul serio.
Non un cimitero degli elefanti, dunque, ma un campionato vero, con un mix di giocatori locali e stranieri, di giovani ed esperti. Entusiasmo alle stelle negli stadi, come ha sottolineato fra gli altri Roger Ibanez, qualità tecnica, competitività (la finale dell'Arab Champions Cup, tutta saudita, ne ha dato un assaggio), diritti televisivi venduti in Europa. Insomma, se al momento la Saudi Pro League non offre lo spettacolo di un top campionato, per il futuro punta alle vette della Premier.
Lo ha spiegato con chiarezza anche Rafa Benitez, allenatore del Celta: "Questo trasferimento cambierà la sua vita in positivo. Fa male ma aiuterà anche il nostro club dal punto di vista finanziario. L'Arabia Saudita non è solo un campionato per vecchie glorie. Ricordo Carrasco: io l'ho allenato quando è andato in Cina, poi è tornato in Europa e gioca la Champions".
Si è anche detto: la buona riuscita del progetto saudita passa dalla scelta degli allenatori. E non è un mistero che Matthias Jaissle abbia giocato un ruolo importante nella decisione di Veiga di firmare per l'Al Ahli. Tedesco, trentacinque anni, ha battuto i record di precocità nel campionato austriaco. A fine carriera aveva contattato Rangnick per imparare da lui, è stato scelto per la classica trafila Red Bull: prima Liefering, poi Salisburgo. Ma niente Lipsia: lascia il gruppo a pochi giorni dall'inizio della stagione 2023-2024 proprio per andare in Arabia, non senza qualche frizione col club (che di fatto lo esonera). Jaissle ha lanciato, fra gli altri, Benjamin Sesko (oggi al Lipsia) e Noah Okafor (Milan). Sa far crescere i giovani, ha lo stile di gioco e comunicazione di chi si è formato alla scuola Red Bull, una delle più importanti al mondo.
Veiga è la ciliegina sulla torta del mercato dell'Al Ahli: l'ottavo acquisto dell'estate, quello che completa il numero limite di nuovi arrivi dall'Europa. Prima di lui: Mahrez, Mendy, Ibanez, Kessié, Saint-Maximin, Demiral e Firmino. Non male per una neopromossa, visto che l'Al Ahli era caduto in disgrazia un paio d'anni fa retrocedendo in seconda serie. Immediato il ritorno in Saudi Pro League, competizione vinta tre volte il passato, l'ultima delle quali nel 2016.
Nei giorni scorsi sono circolate voci su una possibile "wild card" per i club sauditi in Champions League. Ma il giro di affari del campionato sta crescendo a prescindere, e in pochissimi mesi. Il piano studiato dal fondo PIF ha alcune caratteristiche chiare. Primo, il realismo: lo dimostra la rinuncia alla candidatura ai Mondiali 2030, con l'opportunità più concreta di ospitare quelli del 2034. Secondo, l'ambizione immediata: i quattro club del fondo stanno velocemente riempiendo l'"ottetto" dei nuovi acquisti europei pescando dalla Premier e dai maggiori campionati europei. Terzo, lo sguardo al domani: come mantenere attrattivo il campionato quando Benzema, Ronaldo e Kanté non ci saranno più? Con nuovi acquisti milionari, certo. Ma anche portando allenatori con idee nuove (vedi alla voce Jaissle); facendo crescere i calciatori locali senza l'obbligo di cederli all'estero, per creare una nazionale competitiva (in attesa del nuovo ct); acquistando alcuni dei migliori talenti in circolazione, come Veiga.
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