Metti una sera con la ex: la notte speciale di Cutrone e Pioli
Si gioca a calcio, ma al Franchi sembra di stare dentro un grande cinema all'aperto da 40mila persone. "Se son rose", questo potrebbe essere il titolo della serata. Come quel film dove Pieraccioni rincontra tutte le sue ex. Cutrone ha un accento leggermente diverso. Non ha la "c" aspirata come l'attore toscano, ma di fatto si è ritrovato davanti il suo vecchio grande amore. Quel Milan dove è arrivato a 8 anni e che ha salutato a 21. Questione di campo, di scelte. Non sue, perché in rossonero sarebbe rimasto per tutta la vita.
Iachini lo aveva lasciato fuori come a Genova. Con la Samp è rimasto in panchina per 90', con il Milan il suo momento è scattato al 68'. Fuori Castrovilli, Iachini decide di osare nonostante l'espulsione di Pulgar e alla fine ha ragione. La Fiorentina avanza grazie a Patrick, che lotta come un leone. All'83' ennesimo scatto dentro l'area, contatto con Romagnoli e calcio di rigore: "Dai, lascialo a me", chiede disperato a Pulgar. Niente da fare però: il cileno è il rigorista ed è lui a battere Begovic: "Se lo avessi sbagliato, ti avrei ammazzato", gli sussurra Cutrone all'orecchio. Lui che voleva calciarlo: "Ma non avrei mai esultato", giura a fine gara.
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C'è da credergli. Il suo amore per il Milan è sincero, per questo i tifosi rossoneri lo applaudono quando Patrick si porta sotto al settore ospiti per salutarli. Lo fa con addosso la maglia viola, sotto la quale però pulsa un cuore inevitabilmente milanista: "Il Milan non sarà mai un avversario", dice. Non sarà mai una ex come tutte le altre.
Pioli, Firenze lo omaggia
Stesso discorso per Pioli, tornato a Firenze dopo averla improvvisamente lasciata ad aprile. La sua Fiorentina va male e perde in casa con il Frosinone. Il club sbotta: "L'allenatore gestisca il momento con la competenza e la serietà che ha dimostrato nella prima parte del campionato", scrive in un comunicato: "Messe in dubbio le mie capacità", risponde furioso Stefano, che consegna le dimissioni e lascia la squadra a Montella. Ha ritrovato una Fiorentina con l'accento americano, sempre giovane e grintosa. Che delle volte si fa male da sola ma che non molla fine alla fine. Questo è il carattere del suo amico Iachini, con cui ha condiviso cinque anni di battaglie da calciatore e contro cui in carriera ha vinto solo sei volte su 16.
Lo ha salutato in modo caloroso al suo ingresso in campo. Per un attimo ha sbagliato panchina, andando ad abbracciare Benassi. Ha ringraziato un tifoso che gli ha allungato una maglia a ridosso della panchina: "Pioli uno di noi", c'era scritto, con un piccolo 13 all'altezza del cuore. Il numero di Astori, che Pioli si è voluto tatuare sull'avambraccio. Al 13' lo stadio ha ricordato come sempre Davide, lui non ha tolto gli occhi dal campo ma si è messo ad applaudire e a ringraziare la Fiesole, che lo ha omaggiato con un lungo striscione.
Guarda incredulo Rebic, che sbaglia a due passi da Dragowski. Esulta alla prodezza di Ibra per poi sorridere amaro dopo l'intervento del Var. A fine partita cammina calmo verso Calvarese, perché il rigore assegnato a Cutrone proprio non gli è piaciuto. Il Milan era l'unica squadra che non aveva ancora pareggiato in trasferta in questa Serie A. Non poteva che farlo a Firenze. Storie d'amore, storie di ex. Di un pallone che rotola sui sentimenti senza però cancellarli.