Vlahovic, il piccolo Ibra che ha fatto male all'Inter

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Boateng, nel giorno della sua presentazione, lo aveva paragonato a Ibrahimovic: “E’ fortissimo, me lo ricorda”. Il duello con Vlahovic, questa volta, lo aveva vinto lui, partendo da titolare nella sfida con l’Inter. 92’ dopo lo ha abbracciato fortissimo, perché proprio un gol alla Zlatan ha evitato alla Fiorentina la quinta sconfitta consecutiva. Lo ha accompagnato nell’azione, di fatto scattando a vuoto. Perché Dusan ha abbassato il testone, ha corso per 50 metri palla al piede e non ha lasciato scampo ad Handanovic con un sinistro violentissimo.

Vlahovic non ha allargato le braccia come Zlatan. Ha fatto lo stesso, ma con le orecchie. Il boato del Franchi è stato impressionante, facendo dimenticare i fischi piovuti su Montella al momento dei cambi. Alla fine ha avuto ragione lui, togliendo Chiesa per schierare il serbo: “E’ un ragazzo che sento mio”, le parole dell’allenatore. Gli ha sempre dato fiducia, anche nei momenti più difficili. Perfino l’anno scorso, quando i viola hanno evitato la retrocessione solo all’ultima giornata. Dopo il gol si sono abbracciati. Si sono sussurrati qualcosa, difficile però che siano riusciti a sentirsi.

Ambizioso

Se si chiede a Vlahovic quale sia il difensore più forte contro cui abbia giocato, lui risponde secco Koulibaly. Non che Skriniar sia da meno, ma lo slovacco non è riuscito a fermarlo. Ha provato ad afferrarlo, a sbilanciarlo con le braccia. Niente, il ragazzino ha visto rosso come un toro. Un 2000 che fa male all’Inter dopo Ansu Fati, 2002 che l’ha eliminata dalla Champions. Una settimana maledetta con i talenti del domani.

Ibrahimovic alla Fiorentina ha segnato tanto. Otto gol in 14 partite. Ci mise lo zampino anche in un Fiorentina-Inter del settembre 2006. I nerazzurri vinsero 3-2 e lo svedese segnò non sotto la Fiesole come Dusan ma ai piedi della Ferrovia. Di destro e non di sinistro. All’angolino basso e non sotto l’incrocio. In quei giorni Conte soffriva all’Arezzo, ora ha visto sfuggire sul più bello la settima vittoria su sette in trasferta campionato.

Vlahovic è uno ambizioso. Sogna il Mondiale nel 2022 con la Serbia, vuole vincere qualcosa a Firenze nel giro di tre anni. A FIFA non si usa mai perché ha valori troppo bassi e lui gioca per vincere anche alla play. Dopo la doppietta al Monza in Coppa Italia ad inizio stagione, ha dovuto aspettare il suo momento. Poi Ribery, fra squalifica e infortunio, gli ha servito un assist come quelli che fa sul campo. Montella lo ha schierato titolare con Cagliari (doppietta), Verona, Lecce e Torino. Quattro partite, quattro sconfitte consecutive: “Ha sofferto un po’ di pressione – ha spiegato Montella – ma ha voglia di soffrire. Ariverà in alto”. Anche Dusan ne è certo, è fatto così. Da ora lo sa anche Conte.

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