Pasqualoni racconta la sua storia: “Costretto a dire addio al mio sogno"

Quella di Federico Pasqualoni, è la storia di un sogno prima realizzato poi infranto. Pochi giorni fa, infatti, il classe ‘97 ex Cosenza ha ufficializzato il suo addio al calcio: “E’ stata una costante sfida con me stesso, spiega per gianlucadimarzio.com. Gli infortuni mi hanno mangiato”. La sua carriera, è terminata formalmente lo scorso settembre, quando il suo ginocchio destro ha ceduto ancora. Federico respira, si ferma. Prende tempo. Poi ci racconta: “Sono nato con una malformazione congenita alla rotula di entrambe le ginocchia. Gli infortuni hanno segnato la mia carriera, ma quel giorno ho capito subito che sarebbe finito tutto. E’ come se fossi stato travolto da un tir”. Le lacrime prendono il sopravvento, poi Federico sceglie di riavvolgere il nastro della sua carriera.

IL PRIMO INFORTUNIO: “E’ STATO L’INIZIO DELLA FINE”

Predestinato dalla nascita, a 14 anni lascia casa destinazione Milan. Un solo anno con la maglia rossonera, poi l’approdo alla Lazio. Anni indimenticabili sotto la guida di Simone Inzaghi. Un destino segnato, almeno fino al giorno dell’esordio con la Primavera biancoceleste: “Ricordo la torsione del ginocchio, poi solo le urla e il dolore”. La diagnosi? Fuoriuscita della rotula, con conseguente rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro: “In occasione del primo infortunio, ho scoperto la mia malformazione. Ricordo che il primo intervento fu di semplice ricostruzione del legamento”. Mesi di fisioterapia, prima del passaggio al Novara. Un ritiro svolto senza nessun problema. Federico è pronto per tuffarsi nella nuova stagione. Ma a una settimana dall’inizio del campionato…: “La rotula crollò di nuovo, causando questa volta la rottura dei legamenti alari”.


Anche in quella circostanza, il classe ‘97 non si perde d’animo: “Subii un intervento di ricostruzione e stabilizzazione della rotula, in modo tale da saldare il ginocchio”. L’obiettivo era sempre lo stesso: “Volevo tornare in campo il prima possibile”. Il giorno giusto sembra essere quello di Novara-Modena, a più di un anno dal primo intervento. Il racconto si ferma. L’emozione è tangibile: “Minuto 33’. A cedere stavolta è il ginocchio destro. Pensai per la prima volta di smettere, non avevo nessuna intenzione di tornare sotto i ferri”. Ma…: “Una sera mi raggiunse in albergo Mauro Borghetti, un secondo padre per me. Mi disse di stare tranquillo e che la mia carriera non sarebbe finita”.

DALL’INFERNO AL PARADISO: “IL DESTINO MI HA RICOMPENSATO”

All’orizzonte il terzo intervento. Quello che però doveva essere un normale decorso di 6-7 mesi, diventa un lungo calvario: “Ogni volta c’era qualche parametro che non andava”. Poi aggiunge: “Abbiamo fatto qualunque cosa. Da interventi di pulizia al ginocchio, fattore di crescita. Poi l’ortopedico mi disse che bisognava operare di nuovo”. Il problema, stavolta, era nascosto nella cartilagine. Dopo 14 lunghissimi mesi, l’ex Lazio torna in campo nel modo più inaspettato: “Venni convocato in un match della Primavera. A cinque minuti dalla fine, l’allenatore decide di farmi entrare. Ricordo solo che passai tutto il tempo in campo a piangere”.


Federico finalmente si sente bene. Così, inaspettatamente, in estate arriva il Cosenza: “E’ stata una scommessa del direttore sportivo Trinchera, che ringrazio. Non potevo aspettarmi di meglio”. Inizia così quello che definisce “l’anno della ricompensa”, culminato con la promozione in Serie B: “Ho vissuto delle emozioni talmente forti che difficilmente riuscirei a spiegare”. Il momento più bello? “Sicuramente la semifinale playoff contro il Sudtirol. Ricordo che mi chiusi nel bagno dello stadio e ripensai a tutte le lacrime, il dolore e la sofferenza che avevo vissuto”. Federico ci tiene a sottolineare: “Quella è stata la mia ricompensa”.

CASERTA, L’ULTIMA CORSA: “HO CAPITO SUBITO CHE AVREI SMESSO”

Il cerchio si chiude definitivamente questa stagione, nel match del secondo turno di Serie C girone C tra la sua Casertana e il Rieti: “Mi sentivo forte, invulnerabile. Invece il ginocchio destro ha ceduto definitivamente. Ricordo un dolore lancinante, comunque inferiore a ciò che sentivo dentro”. La situazione si rivelò gravissima: “Era come se non avessi più il ginocchio”. Quel pallone, sogno e realtà di una vita, diventa sempre più un ricordo sbiadito, fino all’addio di pochi giorni fa. Una ferita che probabilmente neanche il tempo rimarginerà del tutto: “Solo chi ha giocato a calcio può capire quanto male fa lasciare questo sport”. Federico adesso ha cambiato vita: “Studio psicologia. Voglio laurearmi il più in fretta possibile”. Il tuo sogno? “Avere una vita normale senza interventi, medici e visite”. Infine ci svela il suo obiettivo per il futuro: “Il calcio è la mia vita, e vorrei rientrare nel mio mondo, anche con altre mansioni”.

Questa è la storia di Federico Pasqualoni, campione nella vita prima che sul prato verde. Adesso è tempo di ricostruire il proprio destino.

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