Fallimenti, collette e rinascite: come la guerra ha cambiato il calcio ucraino

style="text-align: justify;">Avete mai sentito parlare della Liga Druha? Risposta easy: “probabilmente no”. Col dubbio che non guasta mai. E tante domande. Parliamo di calcio, la Liga Druha è la terza serie ucraina ed è piena di storie. Cartoline dal passato e moniti per il futuro, residui di guerra. Cronache di una guerra civile che ha sconvolto l’Ucraina. Piazza Maidan. Il Donbass dove ancora si combatte. E ovviamente la geografia del pallone. Ci interessa per questo. Perché basta guardare i nomi delle squadre lì presenti per riconoscerne qualcuno. Dnipro, Metalist 1925 Kharkiv, Tavriya Simferopoli, Metalurg Zaporizhya (specie i primi due). Club storici. Il Dnipro è stato rifondato nel 2017 dopo aver raggiunto la finale d’Europa League appena due anni prima (persa col Siviglia dopo aver eliminato il Napoli), il Metalist del Papu Gomez non esiste più, mentre Simferopoli ha perfino due club: uno gioca in Ucraina, l’altro nella lega di Crimea (non riconosciuta dalla UEFA). Ognuna di queste realtà ha pagato le conseguenze del conflitto a modo suo. Il calcio ucraino è quasi imploso e ora prova a riprendersi. Lentamente. A testa alta e con orgoglio. A giugno Kiev ospiterà la finale di Champions, Shevchenko è diventato il CT della Nazionale. Uno scatto in contropiede verso la rinascita.





ASCESA E CADUTA

Fondi, investimenti, bei giocatori, successi, tifosi in estasi. Poi il declino totale per entrambi. Dnipro e Metalist hanno storie molto simili, ma quest'ultimi hanno pagato di più le conseguenze della guerra. Quasi umiliati. In pratica: oggi c'è un Metalist 1925 Kharkiv che gioca in terza serie ed è anche secondo in classifica, ma in realtà non c’entra assolutamente nulla col vecchio club. Società nuova, creata da zero nel 2016, ha ripreso solo il nome della città. Il “vecchio” Metalist è di proprietà dello stato, non gioca in nessun campionato professionistico e non si hanno più notizie del suo ex patron, Serhiy Kurchenko. Vicino ai filorussi e all’ex presidente Yanukovich (leggi qui), è fuggito in Russia lasciando il Metalist allo sbando. E’ indagato per appropriazione indebita ed evasione fiscale. Gomez sintetizzò al meglio la situazione-Kharkiv con un’intervista: “Qui la gente gira coi mitra”. Oggi il Metalist Stadium è la casa dello Shakhtar, che a Donetsk non più tornare (la Donbass Arena è stata danneggiata dai bombardamenti). La geografia del pallone è cambiata all'improvviso. E il Dnipro? Un pizzico meglio, ma nemmeno troppo. Igor Kolomoisky – a differenza di Kurchenko - era un sostenitore di EuroMaidan e proprietario di PrivatBank. Patrimonio stimato? 1,5 miliardi di dollari, tant’è che in pochi anni sono arrivati Kalinic, Konoplyanka e compagnia. Scoppia la guerra, finiscono i fondi. Kolomoisky decide di finanziare le truppe di contrasto ai filorussi e chiude i rubinetti. Amen. Prima l’esclusione dall’Europa per la violazione del Fair Play Finanziario, poi le penalizzazioni, la retrocessione sul campo e il fallimento per bancarotta. Dicevano: “Il club di un popolo, il giocattolo di uno solo”. Quello di Igor Kolomoisky, tutt’ora proprietario (!). Oggi il Dnipro gioca in terza serie ed è a metà classifica. Un ricordo infelice della squadra che fu.






CARTOLINE DALLA CRIMEA

Di base la storia si sa. La Russia si annette la Crimea nel 2014 e indice un referendum: il 97% della popolazione dice “sì, siamo a favore del ricongiungimento come soggetto federale della Federazione Russa”. Tuttavia, la comunità internazionale non riconosce la legittimità del voto. UE, Stati Uniti, OSCE. Nessuno. Dopo 4 anni la situazione è rimasta uguale. E il calcio continua a correre. Anche qui, come in Ucraina, a modo suo. “Speciale” come la zona di Crimea, intesa così dalla UEFA, che ha provato a salvare il pallone nonostante la “guerra fredda 2.0” tra i paesi coinvolti. Qui c’è un campionato di 8 squadre che non è riconosciuto come “lega di livello”. In sintesi: il “campione di Crimea” non accede ai classici turni preliminari della Champions o dell’Europa League. E’ tutto diverso. Qualche caso strano: Simferopoli ha due club, l’abbiamo detto. Il TSK Simferopol gioca nella lega di Crimea ed è nato un paio di anni fa, mentre il Tavriya gioca in Ucraina (terza serie) ma la sua sede è a Kherson, a 260 chilometri da casa. Un paradosso. Nel 2014 il Tavriya chiese alla UEFA di poter giocare in Russia, disputò anche un turno di Coppa l’anno successivo, ma alla fine è “tornato” in Ucraina. Stesso discorso per il Sebastopoli, oggi SKCHF Sevastopol, scomparso e rifondato da zero.



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FALLIMENTI E COLLETTE

Uno sguardo anche ai club “minori”. Il Metalurg Donetsk ha dichiarato bancarotta nel 2015, non esiste più. Nel 2014 venne anche escluso dalla UEFA per non aver rispettavo il FPF. Stava emergendo in Europa, ma il suo patron - Sergey Taruta - ha deciso di disinvestire a causa del conflitto. Lo STAL ha preso il suo posto e oggi gioca in prima divisione (nello stadio del Dnipro). Da un Metalurg all’altro. Lo Zaporizhya era in Premier League ucraina, nel 2015/16 si è ritirato a metà campionato a causa di inadempienze finanziarie. Sarebbe fallito, ma una colletta dei tifosi ha salvato la squadra (il capo-cordata era il proprietario di una pizzeria). L’azionariato popolare si è rivelata una scelta vincente. Oggi gioca in terza serie e il suo stadio ospita lo Zorya Luhansk, che non può giocare "in casa" per i soliti motivi (la Repubblica di Luhansk si è dichiarata indipendente). Il Mariupol (Premier ucraina) ha dovuto togliere Illichivets dal proprio nome ufficiale dopo il processo di decomunistizzazione del paese, mentre l’Arsenal Kiev – simbolo dell’antifascismo ucraino - è stata rifondata nel 2014 dopo il fallimento dell’anno precedente, avvenuto durante la stagione. E' primo in seconda divisione, la rinascita è vicina. L'Ucraina, ancora una volta, riscrive la geografia del calcio.
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