Dal Melfi in C al Parma in A: la scalata del 'guerriero' Dermaku

Il cognome, tra il mitologico e il fumettistico, incute un po’ di timore: Dermaku. Il nome, Kastriot, ha un suo perché ben preciso. “Richiama Giorgio Castriota, detto Scanderbeg, guerriero che ha lottato ai tempi dell’Impero Ottomano contro i mussulmani. In Albania è considerato un eroe, e anche la Chiesa lo ha riconosciuto come tale”. Il nostro Kastriot Dermaku - col doppio passaporto italoalbanese ma nato a Scandiano, a Reggio Emilia - fa il calciatore e ha esordito in Serie A con il Parma giusto qualche giorno fa all’età di 27 anni. Un metro e novantaquattro di soli muscoli: in campo combatte e ribatte colpo su colpo. Granitico. L’arma in più sta nell’umiltà di imparare dalle persone giuste. “Non ho modelli - ci spiega in esclusiva - mi piace vedere tante partite e capire come giocano i difensori di un certo livello”. Spugna. "Fino ad ora ho sempre cercato di prendere spunto dalle persone positive che ho incontrato lungo il mio percorso. In C1, a Cosenza, facevo coppia o con Loviso o con Pascali: ci fermavamo sempre mezz’ora, un’ora dopo gli allenamenti per capire cosa ci fosse da migliorare, sotto quali punti di vista dovevamo crescere. Il salto, per quanto mi riguarda, è arrivato proprio in quegli anni lì dove ho avuto a che fare con uomini veri. Per un giocatore è importante riconoscere i leader di uno spogliatoio e andargli dietro fino alla morte. Pascali lo sento ancora adesso molto spesso, ci scambiamo opinioni e consigli”. Tra cui qualche dritta su come marcare al meglio il genoano - ex Cittadella nonché compagno di Pascali - Kouame. E’ andata bene. Adesso, al Parma, c’è Bruno Alves che non lo molla un secondo. “Parliamo spesso, cerca di farmi crescere sotto tutti i punti di vista. Anche nei dettagli fuori dal campo come l’alimentazione, il recupero e il riposo: sono piccole cose che alla lunga fanno la differenza e ti permettono di arrivare lontano, proprio com’è successo a lui, che gioca ad alti livelli anche a 37 anni. Non è facile e scontato. Ho un ottimo rapporto anche con tutti gli altri ‘compagni’ di reparto: sono in camera con Gagliolo, con cui mi confronto spesso. Idem con Iacoponi”. 

 
 
 
 
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Non potevo desiderare un esordio migliore!! Grande vittoria davanti al nostro pubblico!! +3 #parmagenoa

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LA SCALATA VERSO LA SERIE A 

Da Castellarano, dove ha trascorso l’infanzia allenandosi un po’ da solo e un po’ con papà alla Serie A. La scalata di ‘Kas’ - così lo chiamano tutti - parte da molto lontano. Esattamente… “dalla C2, quando giocavo a Melfi! E’ un percorso che voglio dedicare soprattutto a me stesso, perché ho incontrato tante difficoltà ma non ho mai mollato. E poi alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto. Ho creduto in me stesso. So di non aver ancora fatto nulla e devo rimanere concentrato perché confermarsi nel calcio è sempre difficile. Questa è la strada. Ringrazio D’Aversa per la fiducia che mi ha sempre dimostrato sin dai primi giorni di ritiro, il direttore Faggiano - a cui lo aveva segnalato l’allenatore del Melfi Leonardo Bitetto già parecchi anni fa, quando il dirigente ora al Parma lavorava nel Trapani, e che poi lo ha preso a pochissimo quest'anno, intuizione! -, la società e i miei compagni”. Gli piace leggere, parla bene in inglese, italiano e albanese e ama viaggiare. "Mio fratello vive a Londra, mio padre a New York, mia mamma in Kosovo”. Il portafortuna? Un sms di un amico. “Ogni tanto Marco, che conosco da una vita, mi scrive cosa devo fare. Sempre una cosa specifica. Ad esempio ‘mettiti il calzettone al contrario’ e io lo faccio. Mi fa piacere avere persone intorno a me che mi conoscono da quando son partito, dal niente. Non ero nessuno. Preferisco essere visto come un ragazzo semplice, non un calciatore distante anni luce dalla quotidianità che lo circonda”. 

 

IL RAPPORTO CON IL PADRE

A poche ore dall'esordio in Serie A del figliolo, il papà di ‘Kas’ - che vive a New York, ricordiamolo - si trovava in Kosovo. Cambio di programma, rapido e indolore. “Si! Quando ho saputo che probabilmente avrei giocato gli ho detto di prendere l’aereo perché sapevo che gli avrebbe fatto tanto piacere assistere al mio debutto. Così come ha assistito al gol in Nazionale". Il rapporto tra i due è davvero speciale. Nel segno del pallone. Dermaku ci racconta ogni minimo dettaglio. “E’ arrivato in Italia dal Kosovo nel 1987 se non sbaglio e ha iniziato a giocare qui. La sua prima squadra è stata il Sant’Arcangelo. Era una seconda punta, un attaccante, a detta degli altri, fortissimo. Poi per via della burocrazia è rimasto sempre nei dilettanti e non è mai riuscito a raggiungere alti livelli. Abbiamo un rapporto fortissimo, è stato il mio primo allenatore nei primi anni della mia infanzia a Castellarano e poi mi ha seguito ovunque, da Melfi a quando magari giocavo meno in altre squadre. Gli fa piacere venire a seguire i miei allenamenti, quando vede qualcosa che non va è il primo a farmelo notare: ma tutto succede in maniera costruttiva, mi aiuta a crescere nelle piccole cose. Sapeva che prima o poi sarei riuscito ad arrivare in Serie A e così è stato. Mi ha seguito a Melfi, a Cosenza. Adesso vive a New York e quando può viene 2-3 settimane in Italia. Penso che sia fiero di me, così come lo sono mia madre e mio fratello Robert, che insieme alla mia ragazza, mi seguono da quando gioco a Melfi, nei campi più sperduti d’Italia. Non hanno mai perso una partita! Tutto questo mi ha dato una forza incredibile nell’andare avanti nei momenti difficili”.

 

PANUCCI E L'ALBANIA

Sul petto di Dermaku, guerriero ai limiti dell’eroico, splende lo stemma della Nazionale albanese, con cui ha già giocato 4 partite segnando un gol. La prima convocazione non si scoda mai. Ed è arrivata grazie a un italianissimo: Christian Panucci. “Mi ha convocato quando giocavo in Serie B. Un allenatore italiano, un difensore fortissimo: ricevere la sua chiamata è stato un onore, mi ha aperto un mondo bellissimo che è quello della Nazionale. Si sta creando un gruppo straordinario e speriamo di raggiungere traguardi in futuro come hanno fatto tutti coloro del vecchio gruppo, nel 2016. Adesso c’è Reja con il suo staff, sono molto preparati e ci stanno dando una grossa mano. Sono sicuro che potremo toglierci delle belle soddisfazioni”.

 

 

 

 
 
 
 
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Mbrëmje magjike, faleminderit të gjithëve..#kuqezi #kombetarja #krenar #emocione

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