Dzeko: "Io fuori dall'Inter? Mi è sembrata una decisione strana. Ho un grande rimpianto"

"Oggi conta il campo, e io sento di poter fare ancora la differenza": Manchester City, Roma, Inter, Fenerbahce, tutte hanno una cosa in comune: aver potuto gioire per i gol di Edin Dzeko. Dopo aver lasciato il segno nel calcio che conta, il 38enne bosniaco gioca adesso in Turchia, ma neanche lì ha smesso di segnare. Tra passato, aneddoti ed esperienza futura, l'attaccante si è raccontato in un'intervista a La Gazzetta dello Sport.

Le parole di Dzeko

Per iniziare, l'attaccante ha parlato dei modi in cui è maturato l'addio all'Inter: "Se scelsero così, vuol dire che erano d'accordo tutti, allenatore e dirigenti. A me è sembrata una decisione strana, perché un giocatore titolare in tutte le partite importanti, compresa la finale di Champions League, si poteva tenere a zero e avere quattro punte. Poi con il tempo ho capito e ho rispettato, anche perché all'Inter mi hanno trattato benissimo".

Poi, sulla finale di Champions persa contro il Manchester City: "È un grande rimpianto. Vedendo quella partita, vivendola da dentro, ho avuto forte la sensazione che avremmo potuto farcela. Ed è questo che mi lascia un senso di amarezza".

E a proposito di quella partita, nei giorni successivi sono stati tanti i dibattiti riguardo la titolarità di Dzeko e la panchina di Lukaku: "Secondo voi un allenatore mette in campo un giocatore che è meno forte di quello che va in panchina? Io ero tranquillo, sapevo cosa potevo dare alla squadra. Alla fine Lukaku sarà stato dispiaciuto, è normale; però poi entri e fai la differenza, se riesci: lui ha avuto 30 minuti a disposizione".

Dzeko, poi, ha anche parlato dell'esperienza alla Roma: "Sentivo che sarebbe stato più difficile vincere rispetto all'Inter. Sullo scudetto sfumato in nerazzurro, dico che è mancata un po' di convinzione, arrivata dopo Istanbul. Quell'anno abbiamo cercato di tenere in piedi tutte e due le competizioni. La gara di Liverpool ci portò via tante energie per il mese successivo: avessimo dato più attenzione alla Serie A, sarebbe andata diversamente. Potevo festeggiarla pure io, la seconda stella..".

E sui migliori compagni di squadra avuti: "Io e Salah abbiamo avuto un gran feeling, credo che qualcosa di mio lo abbia anche aiutato per arrivare ai livelli poi dimostrati. La Thula è la coppia migliore in Italia. E Thuram mi ha sorpreso tantissimo. Con Lautaro abbiamo un ottimo rapporto, ancora oggi lo sento. Dopo il mio addio è diventato capocannoniere, forse un po' di mio gliel'ho lasciato. La verità è che i giocatori forti in campo si capiscono subito. E per entrambi, è stato facilissimo intendersi. Merita il Pallone d'Oro: è stato decisivo per lo scudetto e decisivo per la Coppa America, è giusto che sia tra i candidati".

L'ex Roma ha anche commentato l'inizio di stagione di Dovbyk, trovando delle similitudini con il sé stesso della prima esperienza in Italia: "So quanto sia complicata la Serie A. Lui lo scorso anno è stato capocannoniere in Spagna, all'inizio ha avuto un po' di difficoltà. Ha fatto come me, non ha mollato e ora gli viene tutto più facile. Sono felice per lui. Io non mi sono mai fermato, non ho mollato. Sarei potuto andare via, sarebbe stata la scelta più semplice. Ma io volevo dimostrare alla gente che non era Edin, quello lì".

Spalletti, Mourinho, Inzaghi e non solo: tutti allenatori con cui Edin ha avuto il piacere di lavorare. Il 38enne li ha commentati uno per uno: "Spalletti è la persona giustissima per l'Italia. Ci sono tanti giovani forti, si vede il suo alvoro: con lui gli italiani torneranno a divertirsi. Mourinho l'ho avuto alla Roma per un mese, prima di andare all'Inter. Non fu felice della mia partenza, me lo fece sentire. Ci sono state cose che non dipesero né da lui né da me, José è un uomo e un grandissimo allenatore dal carisma incredibile, la sua parola ha un valore enorme. Sono molto orgoglioso di essere allenato da lui qui al Fenerbahce. Inzaghi ogni anno vince qualcosa. Sa coinvolgere tutti nel progetto, anche chi non è titolare. Non è semplice, specie in spogliatoi con grandi campioni".

Dopodiché anche un commento su De Rossi, grande amico dai tempi della Roma: "Daniele è soprattutto un amico. Sono stato molto sorpreso dal suo esonero, come lo fui anche dell'addio di Mourinho. Ho parlato con i miei ex compagni a Roma, ho sentito cose molto positive su di lui, mi hanno parlato di un grande tecnico. Tornerà a lavorare presto".

A quasi 40 anni di età, è normale immaginare un futuro dopo il calcio; Dzeko, però, sembra non voler smettere di giocare e divertirsi: "Io mi vedo giocare ancora, non so dove. Sono contentissimo qui in Turchia, è stata la scelta giusta. Sono in scadenza a fine stagione, vediamo se succederà qualcosa qui o da qualche altra parte. Di sicuro non smetto, posso dare ancora tanto. Il campionato turco quest'anno è il nostro obiettivo, possiamo farcela. Noi siamo forti e il nostro allenatore ancora di più".

Per concludere, l'attaccante ha espresso il proprio pronostico su questa Serie A: "Spero vinca l'Inter, è ancora la migliore anche se quest'anno stanno dando maggiore attenzione alla Champions League. Il Napoli invece è già entrato in 'Modalità Conte': lui porta sempre tutti al massimo delle possibilità. Ci siamo sfiorati diverse volte, è un peccato non essere stato allenato da lui".

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