Dybala segna, dilemma Allegri: dove mette la Joya?

Di norma, se fai una cosa il primo gennaio la fai per il resto dell'anno. Paulo Dybala, ieri sera, ha anticipato di due giorni il suo piano per il 2018: gol, tanti, per la sua Juventus. 12 in 19 giornate di Serie A, una sola volta non chiamato in campo da Massimilano Allegri: contro la Roma alla diciottesima giornata, il punto più basso, forse, dell'esperienza della Joya in bianconero. Gioia persa, gioia ritrovata. Così come l'orgoglio di dire: "Ci sono anch'io, sono un titolare della Juventus". Perchè la prestazione di Verona, la doppietta all'Hellas, dimostrano che se Dybala è al top, fatichi a tenerlo, specialmente se il modulo è il 4-2-3-1. Perchè il primo tempo da mezza punta nel 4-3-2-1 è stato così così: qualche errore in fase di appoggio, poca roba per essere Dybala. Ma poi il cambio netto di prestazion: merito di Paulo o genialata di Allegri?







Ora il dilemma di Allegri è chiaro: come deve giocare la Juventus? Con un centrocampista in più e il 4-3-2-1 non si prendono gol, con un centrocampista in meno e un Dybala in più (nel 4-2-3-1) la parola che descrive il tutto è... gol. Spettacolo assicurato, la Joya dietro a Higuain trova davvero la chiave per aprire ogni difesa. E ogni partita, decisivo e deciso. Come un centravanti d'area di rigore quindici metri più arretrato, fulcro della manovra della Juventus. Perchè quando c'è Dybala è lui il regista, l'uomo che spacca le partite gestendo il pallone. E segnando, gol brutti e gol belli. Come fanno i campioni, quelli veri, anche dopo un momento di appannamento.
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