Donnarumma: "Cerco casa a Milano. Futuro? Legato ai rossoneri, tutti conoscono la mia volontà"

Quale sarà il futuro di Donnarumma? Il Milan ha presentato la sua, importantissima, offerta ed ora attende la risposta del portiere classe '99. Nel frattempo c'è il PSG che spinge, più qualche altro club europeo che si è interessato alla situazione di Gigio. Ma lo stesso Donnarumma ha parlato del suo futuro, in un'intervista rilasciata a GQ che andrà domani in edicola.

"Sto cercando casa a Milano - si legge in un'anticipazione - Un appartamento grande, dove ci sia spazio per tutti i miei cari, e siccome il centro di Milano è bellissimo lo cerco lì. Mi sento pronto. Futuro? Sono sereno, perché tutte le parti di questa trattativa conoscono la mia volontà. Con Mino ed Enzo Raiola, che fu il primo a notarmi, e con la mia famiglia formiamo una squadra. Sono molto legato al Milan". Gigio erede di Gigi? La storia ce lo dirà: "Buffon è un mito, il classico tipo che riesce a farsi voler bene da tutti - dice Donnarumma - Scherza, tiene su l’ambiente, a me ha dato un sacco di consigli. Quando ci alleniamo insieme cerco di rubargli i segreti del mestiere, perché tecnicamente è fantastico".

I rossoneri presero Gigio dal Club Napoli, dove iniziò da piccolissimo: "Avevo quattro anni, mi ci aveva portato lo zio Enrico, che purtroppo se ne è andato troppo presto. Poi cominciò ad accompagnarmi mia madre, sono molto mammone. E per quanto le categorie crescessero in fretta, per un bel pezzo pretesi di averla dietro alla porta, che altrimenti mi mettevo a piangere. Credo che la situazione avesse del grottesco: questo ragazzo grande e grosso − ero fuori scala già da bambino − che lasciava increduli gli attaccanti avversari per quante ne parava, ma che appena la mamma spariva per un caffè scoppiava in lacrime. Già da piccolo paravo dei tiri che un bimbo della mia età non avrebbe dovuto parare. Sul momento non me ne rendevo conto: mi tuffavo anche se la palla era molto angolata, la pigliavo o la deviavo in angolo, tornavo subito in piedi. Ecco, era lì che alzavo lo sguardo su compagni e avversari, per scoprire che avevano tutti gli occhi sgranati, a partire da quello che aveva tirato, e che non si capacitava di come un pallone così ben diretto non fosse finito in gol. Dopo le prime volte i compagni cominciarono ad abituarsi, mi battevano il cinque e si davano di gomito, erano felici per quella specie di magia, e io con loro. Gli avversari invece cambiavano, partita dopo partita, e quell’espressione di stupefatta delusione si ripeteva su facce sempre nuove".

Quest'intervista è stata rilasciata da Donnarumma a Paolo Condò lo scorso 30 maggio ma il contenuto è stato confermato 72 ore fa dall'entourage del calciatore.

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