Il mondo dei grandi di Diego Capel: "La morte di Reyes mi ha cambiato. Gasperini? Da ammirare"
Oggi Youtube è tempestato di video “Highlights & Skills” di giocatori, e Diego Capel è stato tra i primi soggetti in assoluto di questa fama digitale. Ha avuto la fortuna/sfortuna di presentarsi al mondo del calcio quando il web era in completa ascesa. L’esordio nella Liga a 16 anni, nel 2004, è stata la consacrazione. "Quando un bambino con così pochi anni esordisce nella massima serie diventa subito la nuova stella. Ma ho sempre cercato di staccarmi da tutto quello e concentrarmi solo sul calcio", ci racconta il classe ‘88. Poche settimane fa ha rimesso le scarpette nella scatola per l’ultima volta. Prevale il sollievo o la malinconia? Difficile spiegarlo. Da quando era dodicenne è sempre stato accompagnato dall’etichetta di eterna promessa.
Era solo un bambino catapultato nel mondo dei grandi. Un percorso simile a quello fatto dall’ex Real e Arsenal José Antonio Reyes, suo idolo e giocatore a cui più spesso è stato paragonato. "Quando ero al Siviglia ed ero un bambino, nella prima squadra come canterano, per me lui era l’esempio da seguire". Nel bene e nel male, è stato José che per la prima volta gli ha fatto capire cosa significa essere nel mondo dei grandi. I due negli anni diventano grandi amici e, dopo un periodo da svincolato, Reyes lo convince ad andare nell’Extremadura con lui nel 2018. Meno di un anno dopo però arriva la batosta. Josè muore in un incidente stradale e lì Diego impara cosa vuol dire essere nel mondo dei grandi. "La sua perdita mi ha segnato enormemente. Però mi ha lasciato una lezione: bisogna vivere il momento e goderseli al massimo. Il resto, anche il calcio, passa in secondo piano".
Il Barça agrodolce e Vicente Del Bosque
Un assaggio del mondo dei grandi lo aveva avuto quando a 12 anni è stato per qualche mese nel vivaio del Barcellona. "È stata un’esperienza agrodolce, la distanza dalla mia famiglia si era fatta sentire. All’inizio sembrava un sogno, ma dopo mi sono reso conto che dovevo avvicinarmi a loro".
Dopo l’esordio, succede tutto troppo velocemente. Talmente tanto che i paragoni in Spagna con Messi e Ronaldo si sprecano. Gioca nel miglior Siviglia di sempre ed è in orbita nazionale. "Ma loro per me sono sempre stati i più grandi. I confronti con loro non dipendevano da me. Io giocavo solo a calcio cercando di fare il meglio". Come per discolparsi. A "giustificare" la sua presenza nel mondo dei grandi ci pensa Vicente Del Bosque. "Prima di diventare ct, quando era opinionista, parlava sempre bene di me. Non avrei mai pensato che tre anni dopo mi convocasse per la nazionale. È stata la cosa più importante della mia carriera, non lo dimenticherò mai".
Ci arriva dopo un Europeo U19 vinto da assoluto protagonista. L’esordio con la maggiore lo fa nell’agosto del 2008, poche settimane dopo la vittoria del primo Europeo della storia della nazionale spagnola. "Mi hanno accolto molto bene, era una famiglia quella nazionale e si vedeva in campo. Dentro lo spogliatoio c’era uno spirito di fratellanza incredibile".
Capel: "Gasp era duro, ma ho imparato molto da lui"
Siviglia, poi lo Sporting nel 2011 e l’arrivo al Genoa nel 2015. L’eterna promessa non è stata mantenuta, secondo il mondo del calcio. Ma comunque in Serie A si trova bene. "È stato un periodo di crescita con un grande club e un grande allenatore. Quello italiano era un calcio totalmente differente rispetto a quello a cui ero abituato, ma sono grato di aver giocato lì". Chi era l’allenatore? Gianpiero Gasperini. "Era molto esigente. Voleva tirare fuori il meglio da ogni giocatore. Era duro, ma alla fine i giocatori erano sempre concentrati al 100%. Ho imparato molto da lui. Quello che sta facendo ora è da ammirare".
Maestro Capel
Una delle sue ultime esperienze con un pallone tra i piedi è stata alla Kings League. “Sta attirando l’attenzione di tutto il mondo. Ho accettato perché potevo rivedermi con alcuni compagni e vivere questo ambiente fantastico”. Al suo fianco con la maglia dei Porcinos anche ragazzi appena maggiorenni, che ancora non hanno capito cosa vuol dire essere nel mondo dei grandi. Quanto possono imparare da Diego…Buen retiro.
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