Lo psicologo, i rigori e la ‘upa’. Dibu Martinez, dalla tribuna a campione del mondo in 4 anni

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Nel 2018 era presente alla disfatta contro la Francia. Lo testimonia una foto scattata con suo fratello Alejandro in tribuna alla Kazan Arena, a cui aveva promesso di essere in porta tra 4 anni in Qatar. Oggi, di foto gliele hanno scattate diverse, ma in campo con la maglia numero 23 e con i guanti: prima la parata all’ultimo minuto dei supplementari con il piede sinistro su Kolo Muani e quella ai rigori a Coman, poi con il premio come miglior portiere e con la Coppa del Mondo. 

 

 

Una promessa fatta nel momento più difficile della sua carriera. Martinez era reduce da un’esperienza in prestito al Getafe con solo 7 presenze ed era tornato all’Arsenal, il club che lo aveva acquistato quando aveva appena 18 anni. Dopo la parentesi spagnola non sapeva cosa sarebbe potuto essere del suo futuro e ha iniziato ad affidarsi ad uno psicologo. Da lì è iniziata la sua risalita: da riserva a campione del mondo in 4 anni. 

  

 

 

El Dibu, abbreviazione di Dibujo, disegno. Un soprannome nato ai tempi dell’Independiente e si riferisce alla presunta somiglianza con un personaggio del cartone animato ‘La mia famiglia è un dibujo’, che aveva le lentiggini proprio come lui. Sei esperienze in prestito con l’Arsenal, poi l’arrivo di Arteta e il primo trofeo nel 2020 con la vittoria della FA CUP contro il Chelsea. Con l’infortunio di Leno si è preso la titolarità anche con la Selección, nonostante ai più fosse uno sconosciuto visto che aveva lasciato l’Argentina senza debuttare in Primera. E due anni fa è diventato anche il portiere argentino più pagato della storia quando si è trasferito all’Aston Villa.

 

Come Goicochea a Italia 90’ e Romero a Brasile 2014. Il punto più alto con la Scaloneta, Martinez lo ha raggiunto nella semifinale di Copa América contro la Colombia, quando si era reso protagonista nella serie ai rigori, con gesti scaramantici, provocazioni e parate. Qualcosa che si è ripetuto contro l’Olanda ai quarti di Qatar 2022, e anche in finale. Lo scorso anno era anche diventato padre per la seconda volta, ma non ha potuto assistere alla nascita perché si trovava in ritiro con la nazionale in Copa América. Un fatto a cui ha fatto caso Messi, che lo ha nominato nel discorso motivazionale prima della finale col Brasile davanti al resto dei compagni: “Dibu è diventato papà e non ha potuto vedere sua figlia, non ha potuto farle 'upa' (prenderla in braccio)". Una frase diventata virale e che ha fatto breccia nella mente del classe 1992, che più di una volta da quando veste la camiseta albiceleste ha detto di voler vincere per Messi, prima che per se stesso. Un legame forte tra portiere e capitano, testimoniato anche dalla corsa di Lio ad abbracciarlo dopo i rigori contro l’Olanda, mentre il resto dei compagni era andato a festeggiare il gol di Lautaro. 

 

 


“È stata una partita di sofferenza. Ancora una volta l'abbiamo tenuta sotto controllo, poi due tiri di m***a e hanno pareggiato. Soffrire è il nostro destino. Abbiamo fatto il 3-2 e ci hanno segnato su rigore. Poi grazie a Dio sono uscito con il piede. Poi ho fatto quello che sognavo. Non ho parole. La vittoria la dedico alla mia famiglia. Vengo da un posto molto umile. Sono partito dall'Inghilterra giovanissimo e voglio dedicarlo a loro”, così Martinez nel post partita. Promessa mantenuta.

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