Dellavalle, il Toro nel sangue e la "25" di Glik: chi è il difensore lanciato da Juric

alessandro-dellavalle-torino-agency

La parola perfetta per descrivere Alessandro Dellavalle come giocatore e ragazzo è molto facile da trovare: personalità. Una caratteristica che negli anni gli ha anche fatto commettere degli errori, ma lo ha soprattutto guidato in una crescita importantissima: dal Chisola all'esordio in Serie A, senza dimenticare la vittoria degli Europei U19.

Nato a Torino nel maggio 2004, Dellavalle ha cominciato a giocare a calcio insieme al cugino Lorenzo (oggi in MLS) nell'oratorio di Carignano, un paesino di appena 9mila abitanti nella provincia del capoluogo piemontese. Da quei primi calci al pallone è arrivato a realizzare i suoi primi sogni: vincere un Europeo con la Nazionale e giocare in Serie A con la squadra che ama. Ma il percorso è stato tutt'altro che semplice.

"Buongiorno è un esempio": ecco chi è Alessandro Dellavalle, difensore del Torino

Quando è ancora un bambino, Dellavalle entra nella Scuola Calcio della Juventus, dove resta cinque anni per poi passare al Chisola, club satellite dei bianconeri. Lì finalmente si mette in mostra e viene notato da un collaboratore di Massimo Bava, ex responsabile del settore giovanile del Torino. Il Toro lo segue per un anno intero, poi riesce a strapparlo per 10mila euro: è il 2018 e lui ha soltanto 14 anni.

In quel momento comincia il suo vero percorso: nel 2020 viene plasmato da Franco Semioli, ex allenatore della formazione Under 18 che inizia a farlo allenare con i ragazzi più grandi di lui, e l'anno successivo Federico Coppitelli lo usa stabilmente in Primavera. Dopo una bellissima stagione viene aggregato al ritiro del Torino in Austria nell'estate 2022, ma qualcosa va storto.

Dopo una settimana torna a casa. Che è successo? "Non aveva ferocia e Juric lo ha escluso", ha raccontato il padre Gabriele in una recente intervista a Tuttosport. "Era un po' un farfallone, aveva un atteggiamento non ancora maturo", svela il papà. Eppure, invece di mollare e ricadere negli stessi errori, quella "strigliata" diventa un punto di svolta: Dellavalle gioca una super stagione con la formazione Primavera sotto la guida di Scurto, firma il primo contratto da professionista e si guadagna la chiamata in Nazionale U19.

Agli Europei di categoria qualcosa sembra andare di nuovo storto: Bollini nella fase a gironi non lo schiera titolare, gli preferisce Regonesi e il cugino Lorenzo. Ma lui continua a lavorare e in semifinale ecco l'opportunità: l'avversaria è la temutissima Spagna ma lui gioca una gara straordinaria. Anticipi, recuperi, aggressività. L'Italia vince 3-2 e lui verrà confermato anche nell'undici titolare della finale, in cui gli Azzurri batteranno il Portogallo con il gol di Kayode.

È il primo piccolo traguardo, raggiunto grazie all'umiltà di rimettersi in discussione e alla personalità che non ha mai messo da parte. L'Europeo finisce il 16 luglio, dopo una stagione lunghissima, ma lui 4 giorni dopo è già a Pinzolo, pronto ad allenarsi con la prima squadra del Torino.

Juric lo ha seguito e vuole dargli una nuova opportunità: Dellavalle rinuncia alle vacanze e si mette subito al lavoro. Durante il calciomercato diverse squadre di Serie B e C bussano alla porta del Torino per prenderlo in prestito, ma lui rimane in Primavera, da capitano e leader vero

In una stagione poco costante per i ragazzi di Scurto, lui è sempre l'elemento che trascina la squadra: ha cominciato a battere i rigori e le punizioni, e lo fa anche piuttosto bene. 8 gol e 4 assist all'attivo: numeri quasi da attaccante. Un po' come Kamil Glik, ex capitano del Torino che 10 anni fa segnò 8 gol in una stagione, con cui Dellavalle condivide il numero di maglia: il 25.

Poi ecco, finalmente, l'occasione in prima squadra: Djidji e Schuurs sono fuori, Sazonov e Buongiorno non sono al meglio, quindi Juric vuole averlo con sé per le ultime gare della stagione. A Verona entra giusto in tempo per andare ad abbracciare l'amico Zanos Savva, che trova il primo gol in Serie A e il momentaneo 1-1. Ma anche lui partecipa attivamente alla rimonta: con un lancio che taglia tutto il campo avvia l'azione del gol di Pellegri, poi va sotto il settore ospiti a festeggiare. E i tifosi non si sono lasciati sfuggire un dettaglio: durante l'esultanza collettiva, lui si stacca dal gruppo, si gira a caricare il pubblico e si batte il pugno sul petto, sul cuore, sullo stemma del Toro. Un gesto tanto semplice quanto sentito: un altro piccolo traguardo è stato raggiunto, ma il Torino spera sia solo l'inizio.

Google Privacy