"Dopo Messi, c'è lui". Imprendibile assistman nato: Guardiola si gode un De Bruyne da urlo

Il suo manager lo aveva definito, non più di qualche settimana fa, "uno dei migliori al mondo dopo Messi". E se a pronunciarsi in quel modo è Pep Guardiola, tra gli allenatori più vincenti che la storia recente del calcio abbia sfornato e che El Diez del Barça l'ha vissuto da vicino, i dubbi possono essere davvero pochi. Dominante contro il Barcellona, furia imprendibile per la difesa blaugrana: Kevin De Bruyne, non da oggi, è l'uomo in più del Manchester City. Quello che ai gol preferisce gli assist, nonostante non disdegni il battere in maniera vincente, per la prima volta da 7 anni dopo Juninho (!), un calcio di punizione alle spalle di chi difende la porta catalana; quello che corre come un'ala ma ha piedi e visione di gioco da trequartista, sfrecciando tra fascia e campo aperto con la testa sempre e costantemente alta.

Chi è rimasto sorpreso dal rendimento del belga, forse, non lo hai mai osservato da vicino e con cura. Perchè De Bruyne, in quel Wolfsburg giunto sino ai quarti di Europa League e 10 punti dietro al Bayern campione due anni fa, ha saputo stabilire il record assoluto di assist in Bundesliga in una singola stagione: 21 (ventuno) nel campionato tedesco, 28 totali in 51 partite giocate, a fronte di 16 gol segnati. Cifre piuttosto significative per un giocatore costato sì una fortuna (74 milioni), ma capace di valerla altrettanto. Semplicemente, elemento ideale per qualsiasi allenatore: e conquistare i gusti raffinati di Guardiola, obiettivamente, non è proprio da tutti.

"E' uno di quei giocatori speciali che sa far tutto e non sbaglia mai una decisione: potrebbe diventare il miglior calciatore della Premier". Per Pep sì, non forse per Mourinho: poli opposti e scuole di pensiero totalmente diverse che, anche in questa circostanza, hanno finito per viaggiare su due linee parallele mai incontratesi. José ha preferito perderlo 4 stagioni fa per poco più di 20 milioni di euro, smentito sul campo da un fenomeno che, con fiducia e spazio, avrebbe potuto semplicemente esplodere: gol nel derby di Manchester, tra la rabbia dei tifosi del Chelsea per aver perso il suo talento troppo presto, e piccola vendetta consumata. Nonostante la preoccupazione di De Bruyne, sguardo alle cifre, resti sempre una sola: migliorarsi.

Con Pellegrini è giunto a 16 assist stagionali, sotto la guida di Guardiola ha raggiunto quota 7 in 14 partite. E ieri, almeno stavolta, ha concluso una partita senza assist, ma con un gol. Contro il Barça, riscattando il poker subìto all'andata: a testa alta, come sempre, alla pari di un City tornato a volare. Pronto a giustificare partita dopo partita, sul campo, 74 milioni di buoni motivi per aver creduto in chi, non per caso, da due anni figura nella lista dei candidati al Pallone d'Oro. Per cercare di vincerlo ci sarà tempo: nella super serata di poche ore fa, tanto per rendere chiaro il concetto, De Bruyne ha dimostrato di saper valere il massimo livello europeo. Anche di fronte a Messi e a chi è "Més que un club": dopotutto, "Leo gioca in un campionato a parte, nell’altro comanda Kevin". Parola di Pep Guardiola.

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