Dall'NBA a Mourinho "Padrone di tutto", Tremolada racconta il suo calcio bailado: "L'Entella ha tutto per stupire"

Parola d’ordine: qualità. Classe innata. Esistono giocatori capaci di far innamorare lo spettatore solamente dal modo di calciare il pallone, da quella visione di gioco totalmente a sé. Atipici. Ecco, Luca Tremolada è uno di quelli. Troppo semplice definirne il ruolo: trequartista, senza se e senza ma. Un passato a fortissime tinte nerazzurre, ora l’Entella se lo gode. Eletto proprio qualche ora fa come miglior giocatore della scorsa Lega Pro agli Italian Sport Awards di Pontecorvo (FR), non ha nemmeno avuto modo di festeggiare che è già il momento di rientrare a Chiavari: all’orizzonte l’impegno di domenica contro il Bari. Prima però è tempo d’intervista: il giusto riconoscimento. Simpatico, Tremolada. “Finisco la valigia, prendo un caffè e ci sono!”. E felicissimo per la prima rete in maglia biancoleste, messa a segno sabato contro il Vicenza: “Finalmente è arrivato anche il mio primo gol, mi serviva sbloccarmi: spero sia per me una svolta ed un punto di partenza”. Convintissimo dei propri mezzi, soprattutto “Voglio far la differenza”. Ci sperano i tifosi chiavaresi, eccome. Proprio lui, come l’Entella, potrebbe essere la sorpresa della stagione: “Siamo partiti forte e vogliamo vincere ogni partita! – ha dichiarato in esclusiva per Gianlucadimarzio.com - A Chiavari si lavora alla grande: sia la squadra che la società vogliono stupire!”. Storia di una società seria e solida come poche altre, storia di un grande gruppo di giocatori ma soprattutto di uomini: “Qua c’è un gruppo molto unito e coeso che ormai lavora da due anni insieme; noi ‘nuovi’ siamo davvero pochi. C’è davvero tutto per far bene. Ho trovato tutti bravi ragazzi, molto disponibili, anche se io sono un tipo un po’ riservato e ho fatto un po’ fatica inizialmente perché il loro gioco era già ben collaudato, ma ora le cose stanno migliorando”. Chiavari senza dubbio può essere l’ambiente ideale per mettere in mostra il suo calcio ‘bailado’, diventato vero e proprio tormentone: “Il termine ‘bailado’ me lo porto dietro da qualche anno – ride – E’ nato tutto parlando coi miei amici e deriva dal fatto che amo il calcio allegro e che fa divertire, me lo sono anche tatuato. E’ un po’ il mio modo di essere e quello di uno dei miei più grandi idoli, Ronaldinho, l’esponente massimo in assoluto”. Estroso, colorito e fantasioso: un brasiliano naturalizzato in campo; ragazzo tranquillo e pacato nella vita di tutti i giorni. Con una grande passione, poi: “Sono un ragazzo tranquillo che adora il basket ed in particolare l’NBA. Mi piace tantissimo e la seguo costantemente. E poi amo viaggiare, soprattutto negli Stati Uniti dove dove sono stato già parecchie volte”. E dal passato a tinte nerazzurre, dicevamo: “All’Inter ho trascorso anni bellissimi, facendo tutta la trafila delle giovanili fino alla prima squadra. Non dimenticherò mai la prima convocazione in Champions a 16 anni a Cipro contro l’Anorthosis e la  tournée in Indonesia con Stramaccioni, dove addirittura segnai. Sono ancora molto amico di Caldirola e seguo tutti gli altri miei ex compagni: voglio cercare di riprenderli visto che giocano quasi tutti in Serie A ed io negli ultimi tempi mi sono un po’ perso…”. Anni indelebili ed indimenticabili all’Inter. Essere allenato da Mourinho e circondato da veri e propri mostri sacri non ha davvero prezzo: “Lo spogliatoio della prima squadra l’ho vissuto poco ma era uno spettacolo incredibile: ovunque ti giravi eri circondato da campioni. E poi il fascino di Mourinho era indiscutibile: lui era il padrone di tutto. Che emozione sentir pronunciare il proprio nome da lui durante la prima amichevole con loro!”. C’è addirittura chi afferma come Tremolada fosse il pupillo dello Special One tra i ragazzi della Primavera, ma il giocatore dell’Entella preferisce toccarla piano: “No, non è vero… C’erano giocatori come Obi, Destro e Caldirola che erano più nel giro rispetto a me. Quel che è certo però è che ero considerato un giocatore di qualità, in me vedeva qualcosa di speciale. Sicuramente i piedi buoni non mi sono mai mancati”, e via di risata. Tuttavia dall’Inter in poi non riuscì mai a rispettare le attese nei suoi confronti. Umile, Tremolada, nel recitare il ‘mea culpa’:  “Quando lasciai l’Inter non riuscii ad esprimermi al massimo soprattutto per colpa mia: sai, quando vieni dall’Inter magari il tuo approccio è sbagliato, pensi sia tutto dovuto, non hai la mentalità giusta – continua il classe '91 -. Certo, a mia discolpa posso dire che a volte coi giovani in Italia il talento non viene supportato, anzi, ma principalmente fu colpa mia. Ora, a 24 anni, voglio far bene ed arrivare più in alto possibile. E sognare, perché no: dopotutto ho una testa completamente diversa rispetto a prima”. Tante maglie cambiate ma un’esplosione mai davvero palesata. Poi però è arrivato l’Arezzo con conseguente svolta nella carriera del ragazzo: “Diverse persone, tra cui i miei familiari, cercavano di consigliarmi ma facevo sempre di testa mia. Poi, pian piano, mi volevano sempre meno squadre ed iniziai a farmi qualche domanda, fino a quando addirittura per un infortunio alla spalla si tirarono indietro quasi tutte le mie pretendenti. Oggi devo ringraziare in particolare Capuano e l’Arezzo per aver creduto in me: grazie a loro ho cambiato mentalità soprattutto nella quotidianità”. Ora l’Entella come prova del nove per testare realmente la maturità acquisita, senza dimenticare però l’estro e la fantasia di sempre perché Luca Tremolada prima di tutto fa rima con ‘calcio bailado’. In poche parole: qualità. Alberto Trovamala

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