Dal disastro con il Fondi al primo tentativo di fuga: la rivincita di Stroppa e del suo Foggia

Dicembre era appena cominciato. Il Fondi, allo Zaccheria, rovesciava risultato, certezze e consapevolezze del Foggia, una squadra che perdeva contatto con la vetta della classifica e che soffriva di una forma strana di autolesionismo da discontinuità. Tirava una brutta aria quella sera, eppure Giovanni Stroppa giunse in anticipo in sala stampa. Calamitò le attenzioni di una piazza che contestava, fece scudo sul gruppo, si assunse tutte le responsabilità. E mentre tutti urlavano, rilanciò silenziosamente il suo progetto. Di fatto la “rivincita” di Stroppa inizia quella sera di dicembre. A parte lo scivolone di Taranto, da quel momento il Foggia non avrebbe più perso. Risultati in fila, numeri da schiacciasassi, solidità. Negli equilibri, nell'atteggiamento e nella maturità di saper gestire pure i momenti negativi.

Stroppa si è ritrovato catapultato in un contesto delicatissimo; in un agosto torrido ha ereditato una realtà scottata da una delusione cocente e disorientata da un’estate di repentini ed inattesi cambiamenti. Non ha stravolto, non ha rivoluzionato, ma non ha neppure azionato il pilota automatico. Col passare delle settimane, ha “messo il cappello” su un Foggia pratico, meno narcisista ed affidabile. Battendo - e questo è uno dei meriti più oggettivi di Stroppa - l’onda lunga di una diffidenza dettata dalle circostanze più che dai propri demeriti. Lui stesso percepiva distanza tra città e squadra, e non solo per le porte chiuse di settembre ed ottobre. Non ha avuto neanche il tempo e la possibilità di riscuotere il bonus della “riconoscenza”, di una piazza che lo ha visto protagonista, fantasista e leader del Foggia che, venti anni fa, sfiorò l’Europa.

Stroppa ha puntato sul gruppo, sulla crescita dello spogliatoio e sull'unità di intenti. Oggi non ci sono intoccabili, il mercato di gennaio ha aumentato il ventaglio di scelte. Così Sarno ed Agnelli, ad esempio, possono finire serenamente in panchina. E dalla panchina incitare convintamente i propri compagni. Giovanni Stroppa, l’allenatore, rivendica orgogliosamente anche le esperienze precedenti. Del resto sa che qui può far ricredere chi, a Pescara o a La Spezia, lo ha forse giudicato troppo presto. Il Foggia e Stroppa, invece, hanno saputo aspettarsi. E oggi, della sera di dicembre col Fondi, si ricordano davvero in pochi.


A cura di Antonio Di Donna


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