L'altra Italia ai Mondiali di Russia

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Quasi 3000 chilometri di distanza che, a questo giro, si sentono tutti. Mai come oggi la Russia sembra così lontana, i suoi stadi così inaccessibili. E’ il triste destino dell’Italia, fuori dalla competizione più bella del mondo a sessanta anni di distanza dall’ultima volta. Sorte diversa, però, per la Serie A che, con colori diversi, in Russia ci sarà. Saranno 58, infatti, i giocatori provenienti dal nostro campionato. Da chi proverà a concludere al meglio una stagione già positiva a chi, invece, cercherà di addolcirne l’amarezza. Da Milinkovic Savic a Niang, dunque. E non solo. Ci sarà poi chi si giocherà il suo futuro, come Bacca. Chissà, un buon Mondiale potrebbe convincere il Villareal a pagare il riscatto da 15,5 milioni. Stesso discorso per Joao Mario, che non rimarrà al West Ham ma che in nerazzurro non ha nessuna intenzione di tornarci. Qualcuno cambierà squadra subito dopo, come nel caso di Lichtsteiner, ufficialmente un nuovo giocatore dell'Arsenal dopo i trionfi in bianconero.



Widmer, poi Laxalt, Kolarov, Bereszynski, Ansaldi, Lukaku, Strinic, Stryger-Larsen, Mario Rui e Rodriguez. Sette le nazionali con almeno un convocato dal nostro campionato, dalla Spagna di Reina alla Germania di Khedira, dal Marocco di Benatia alla Francia di Matuidi, passando per il Costa Rica di Gonzalez, l’Islanda di Hallfredsson e la Corea del Sud di Lee Seung-Woo. La Polonia la squadra con più “italiani”, ben otto fra vari Szceszny, Skorupski, Bereszynski, Thiago Cionek, Linetty, Zienliski, Milik e Kownacki. Poi i sei della Svizzera con Behrami, Dzemaili e Freuler che vanno ad aggiungersi ai tre esterni sopracitati, e i sei dell’Uruguay: Caceres, Torreira, Vecino, Bentancur, Laxalt e Ramirez.



Che quest’anno sarà tricolore solo nel caso di Gianluca Rocchi. Da Firenze a Mosca, dunque. 44 anni sulla carta d’identità, diciotto di esperienza. Dalla finale playoff di C2 fra Rimini e Gubbio del 2003 a Russia 2018, passando per i giochi olimpici di Londra 2012 e la Supercoppa Europea del 2017. Più di 430 gare arbitrate in carriera, 230 in Serie A, una novantina in campo europeo. 26 presenze in questa stagione, Juventus-Napoli e Lazio-Inter le partite più impegnative. Senza però sottovalutare Real Madrid-Psg in Champions e Atletico Madrid-Arsenal in Europa League. Con lui ci saranno anche gli assistenti Elenito Di Liberatore e Mauro Tonolini, già protagonisti in match internazionali come nel caso di Germania-Francia, semifinale degli ultimi Europei. Grande novità di questi Mondiali sarà la presenza del VAR, ufficializzato da Infantino lo scorso marzo. Ad operare dietro al monitor in supporto dei vari direttori di gara, ci saranno anche Orsato, Irrati e Valeri.


Zero Italia, invece, per quanto riguarda gli sponsor. 10 squadre hanno scelto Nike, dall’Inghilterra al Portogallo e alla Francia. Ben 12 hanno optato per Adidas, come la Germania, la Spagna, l’Argentina e il Belgio. Poi Puma, New Balance, Uhlsport, Umbro, Hummel ed Errea. Anche la mascotte con l’Italia ha ben poco da spartire. Il lupo Zabivaka, infatti, è stato ideato da una studentessa russa di design, che ha battuto la concorrenza. Unica consolazione? E’ stato presentato da Ronaldo. Non il portoghese, ma il Fenomeno. Uno che il nostro calcio lo conosce piuttosto bene.



A risuonare negli stadi ma, forse, anche in qualche ottima pizzeria italiana in terra russa sarà l’inno del Mondiale. Live It Up, già una hit da oltre 15 milioni di visualizzazioni su You Tube. A cantarla il trio formato da Nicky Jam, Era Istrefi e Will Smith che, fra una vacanza e l’altra a Pisa o Positano, non hai mai nascosto l’amore per il nostro paese. La canteranno e la balleranno sugli spalti del Luzhniki Stadium di Mosca. Lo chiamano il Maracanà russo, anche se è più capiente. Qui il 14 giugno si giocherà la partita inaugurale fra Russia e Arabia Saudita, per poi tornarci un mese dopo per la finale. Qui il 12 maggio del 1999 il Parma di Buffon, Cannavaro, Veron, Crespo e Malesani strapazzò il Marsiglia di Pirès nella finale di Coppa Uefa. Un po’ d’Italia anche alla Zenit Arena di San Pietroburgo. La casa di Spalletti dal 2009 al 2014, di Mancini quest’anno. Ci sarebbe tornato volentieri da ct dell’Italia, ma dovrà aspettare. Così come un intero paese, al quale però non mancheranno i protagonisti per cui tifare. In fin dei conti un po' di Serie A in Russia ci è arrivata eccome.

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