Da studente di Giurisprudenza a Dg. E quella trasferta a Cremona... Marco Ferrari si racconta fra passato, sogni e babbo Orazio: "Voglio portare la Pistoiese più in alto possibile"

Oggi sei uno studente universitario, con la passione per la caccia e per il calcio. Domani ti svegli e ti ritrovi direttore generale della tua squadra del cuore. Delle volte è questione di un attimo, inizi una nuova vita senza nemmeno accorgertene. Soprattutto se ti chiami Marco Ferrari e sei figlio di Orazio, il Presidente della Pistoiese: “Sognavo di diventare un avvocato o un notaio, invece ora mi ritrovo nel mondo del calcio – scherza Marco ai microfoni di Gianlucadimarzio.com, lui che, fra un manuale di giurisprudenza e l’altro, mai probabilmente si sarebbe immaginato in queste vesti – Cosa mi ha convinto? La voglia di dare una mano a mio padre e di contribuire ad un’attività che coinvolgeva tutta la mia famiglia. E poi il senso di appartenenza, perché mi sento pistoiese nell’anima”. Già, nel lontano 2009 la società toscana viene radiata dal campionato di Lega Pro Seconda Divisione a causa della mancanza di garanzie finanziarie e si trova costretta a ripartire dai dilettanti: “C’era la necessità di prenderla in mano e riportarla in alto – continua orgoglioso Marco – e mio padre non si è tirato indietro”. Un amore nato da lontano, fin da quando Marco era un bambino: “Andavo sempre allo stadio, sia in casa che in trasferta. Le dirò: la cosa che più rimpiango da quando sono entrato a 360 gradi nel mondo del calcio è la spensieratezza e la leggerezza del tifoso. Lasciare tutto, prendere il pullman e andare”. Marco di partite dalla curva ne ha viste tante, ma una in particolare gli è rimasta nel cuore: “Stagione 1998-1999, si giocava lo spareggio a Cremona contro il Lumezzane per andare in Serie B. La curva era piena, fuori c’era una marea di pullman. Si perdeva 1-0, poi rimonta e vittoria per 2 a 1. Ricordo che ero con gli zii. Finita la partita mi fiondai in autostrada, perché volevo essere il primo a tornare a Pistoia per fare caroselli e aspettare la squadra in città. Su quel campo ci sono tornato da dirigente 15 anni dopo, è stata una grandissima emozione”.

Poi le bandiere hanno lasciato il posto alla giacca e alla cravatta, anche perché, quando lavori per tuo padre, non è mai semplice: “E' una persona tenace e positiva, che parla con i fatti. Ha promesso di riportare la Pistoiese fra i professionisti e ce l’ha fatta. All’inizio è stato lui a guidarmi dandomi l’esempio, adesso sono io a sostenerlo. Anche perché si tratta di un lavoro logorante, soprattutto quando lo fai così a lungo”. Passaggio di consegne in vista, dunque, fra padre e figlio? “No, assolutamente – risponde, ridendo, Marco – noi vogliamo solo far crescere la Pistoiese e costruire una base solida da cui, un domani, una nuova proprietà possa ripartire. Per questo faremo entrare nuovi soci, in modo da sostenere meglio dei costi sempre più pesanti e delle spese necessarie”. Un progetto ben chiaro e definito, dunque, quello della Pistoiese, ormai in pianta stabile in Lega Pro da qualche anno. Ma, a far sorridere, è anche il numero piuttosto elevato di allenatori esonerati da Orazio Ferrari, che alcuni hanno scherzosamente definito lo Zamparini della Serie C: “Anche se tutti i cambi sono stati molto sofferti – specifica Marco - abbiamo sempre aspettato tanto prima di prendere decisioni del genere, lasciandoci in ottimi rapporti con qualunque allenatore. Purtroppo, nel calcio di oggi, l’esonero è diventato una prassi, che bisognerebbe cambiare. Rappresenta una sconfitta per la società in questione, oltre che per il tecnico. In C si cambiano almeno 50 allenatori di media all’anno, quindi il problema è generale, non riguarda solo noi”. Chi non rischia è, sicuramente, l’attuale allenatore Paolo Indiani. Solo tre sconfitte in quindici gare, tanti pareggi, qualche vittoria ma, soprattutto, un solo punto di ritardo dalla zona playoff: “Negli ultimi anni abbiamo sempre lottato per salvarci, quindi l’obiettivo primario rimane quello. In questa stagione abbiamo puntato su un mix di giovani talenti e giocatori più esperti. Se ci sarà la possibilità di mirare più in alto, ben venga”.

Fra i talenti c’è, indubbiamente, un altro Ferrari. Si tratta di Franco, argentino classe 1995 di proprietà del Genoa. Di mestiere fa l’attaccante: “Lo abbiamo cercato e voluto a tutti i costi come prima scelta. Lo abbiamo fatto sentire importante, garantendogli che qui avrebbe trovato il posto giusto per lanciarsi in un grande futuro. Noi non possiamo permetterci una punta di esperienza come le prime tre o quattro della classifica. Franco è il profilo che fa per noi”. Ma non è l’unico, perché la missione della Pistoiese è quella di lanciare giovani che, un domani, potrebbero fare il bene della nostra Nazionale. Da qui, di recente, sono passati i vari Zanon e Petriccione, ora protagonisti in B. Senza dimenticarsi di Ciciretti, uno dei pochi a salvarsi nel disastro Benevento: “Ora abbiamo Zaccagno, davvero un ottimo portiere. Ma voglio sottolineare anche le prestazioni di Antonio Tartaglione, mediano classe 1998. Un nostro obiettivo è anche quello di far crescere il settore giovanile e quest’anno tutti i nostri sacrifici sono stati ripagati proprio da lui. Speriamo sia il primo di una lunga serie”. E di Marco Ferrari che ne sarà?: “Per il futuro non ho nessun progetto, vivo il presente cercando di fare il massimo. Voglio portare la Pistoiese nella categoria più alta possibile”. E chissà, magari tornare a festeggiare per strada una promozione in B, proprio come nel lontano 1999 a Cremona.

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