Da portiere a 'eroe nazionale'. Toldo, 45 anni da leggenda: "Contro l'Olanda sapevo che sarebbe andata così"

Ricordi, immagini, momenti che entrano di diritto nella leggenda. E' anche questa la magia del calcio. Esistono personaggi in grado di entrare nel cuore degli appassionati indipendentemente dalla fede calcistica. Difficile? Per niente, anzi... Facile se giochi in porta e decidi di regalare un sogno a un'intera Nazione in un caldo pomeriggio di giugno del 2000. Facile se, vestito di 'grigio Zoff', decidi di trasformarti in Superman e giocare da solo contro la squadra del Paese che ospita gli Europei. Facile se ti chiami Francesco Toldo. Parate indimenticabili, vittorie su vittorie, vent'anni sempre al massimo, da vero numero uno. Dall'esplosione con la Fiorentina ai successi con la maglia dell'Inter - società per la quale lavora ancora oggi - passando per l'affermazione con la Nazionale: numero 12 sulle spalle, vice Buffon all'inizio della spedizione europea ma titolare per volere del destino, il 29 giugno del 2000 è diventato per sempre eroe per l'Italia e incubo per l'Olanda.

45 anni oggi: scudetti, coppe nazionali, una Champions League. Leggenda. Aneddoti, sorrisi, ricordi. Il più dolce è sempre quello, una giornata passata alla storia. Quindici anni di distanza, ma gli occhi brillano al solo pensiero: "Ti sembrerà strano, ma io di quella volta sapevo già tutto - ha raccontato Toldo in una lunga intervista concessa la scorsa estate ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - La sera prima mi ero immaginato tutto quello che sarebbe potuto accadere il giorno dopo. Insieme ad una persona amica ne parlavamo per telefono e ci raccontavamo che tutto il mondo avrebbe parlato di me. Parlavamo del fatto che ci sarebbero stati i rigori e che ne avrei parati un botto. E così è stato. Quella sera ho agito grazie all'entusiasmo, grazie alla mia forza mentale. Potevano andare avanti quanto volevano, non ce n'era. Mi divertivo a prendere in giro - ovviamente sportivamente - l'attaccante che sbagliava lo stop o che non riusciva a segnare, tentavo di condizionarlo in maniera negativa in modo che lui si innervosisse. E mi sono anche divertito a guardare fisso negli occhi, in una maniera che solo in quel momento riuscivo a fare, i giocatori che tiravano i calci di rigore. Avevo un'adrenalina elevatissima, ma il mio pensiero era quello di riuscire a condizionare chi avevo di fronte. Come? Rimanevo fermo fino all'ultimo, facevo loro la finta per farli sbagliare. Sapevo che Stam avrebbe tirato forte, così sono rimasto in piedi fino all'ultimo. E' stata una notte divertente, davvero indimenticabile". Una notte che lo ha trasformato in eroe nazionale: "La gente mi ferma ancora adesso per quella partita, però per me era solo la normalità".

Modestia e umiltà, Toldo si è sempre contraddistinto per questo. Lo ha fatto anche quando, in punta di piedi, ha abbandonato il calcio dopo una gioia tanto attesa quanto meritata, arrivata con l'Inter, l'amore più grande: "Come ci si sente a non essere più un calciatore? Io sono dell'idea che nella vita ci si debba adeguare in maniera veloce. Io ho deciso di smettere esattamente la sera in cui abbiamo vinto la Champions League a Madrid: da qualche mese pensavo che se avessimo vinto tutti i trofei in quella stagione avrei smesso la sera stessa. Ho smesso esattamente con la stessa felicità con la quale ho iniziato. La cosa più bella è stata terminare la carriera con un trofeo così importante in mano: anche se in quella stagione ho raccolto poche presenze, so per certo di aver contribuito a quella vittoria sostenendo il gruppo a mio modo. Quando ho comunicato la mia scelta al Presidente Moratti era come se lui già immaginasse cosa volessi dirgli. Allora mi ha chiesto di restare in società, non voleva perdermi. Ha lasciato scegliere a me cosa preferissi, ho deciso di fare per due anni l'ambasciatore per un progetto importante e davvero gratificante come Inter Campus, una bellissima esperienza; poi ho creato Inter Forever, la formazione dei giocatori nerazzurri del passato, qualcosa che non esisteva".

Descrivere l'Inter? Quasi impossibile, Toldo ricorda così l'avventura in nerazzurro: "Non è semplice raccontare l'esperienza nerazzurra in poco tempo. Io sono arrivato nel 2001 e abbiamo vissuto alcuni anni molto difficili. Poi, però, il vento è cambiato e abbiamo disputato stagioni indimenticabili. Le soddisfazioni finali, ad ogni modo, hanno superato di gran lunga le delusioni iniziali. Il momento più bello? Ce ne sono parecchi, ovviamente citare la vittoria della Champions League sarebbe troppo semplice. Il mio ricordo più divertente è il gol contro la Juventus, i tifosi mi fermano ancora per strada e mi ringraziano. E vuoi sapere una cosa? Io quella volta me lo sentivo proprio che avrei segnato. Prima della partita, infatti, dissi a Cuper: 'Scusi mister, guardi che se per caso perdiamo 1-0 e siamo alla fine, se capita l'occasione io vado'. Lui in genere mi diceva sempre di stare fermo, ma quella volta mi disse di andare tranquillo. Altri episodi? Le risse a Valencia sono indimenticabili, così come le tante lotte con le pretendenti per lo scudetto. Quelle erano partite vere, la cosa bella era il confronto con gli altri campioni, perchè in quel periodo c'erano in ogni squadra giocatori che facevano veramente la differenza. Se ti dovessi descrivere ciò che è stata l'Inter, però, sarei in difficoltà. L'Inter è come una cavalcata, quando giochi in quella squadra non sai mai cosa possa succedere, è come se uscissi in barca sapendo di poter trovare il mare calmo ma anche la bufera. Per questo, per me, è stata una continua emozione".

Un album dei ricordi pieno zeppo di tante storie, Toldo parla anche di alcuni tra i giocatori più forti che hanno giocato con lui: "Ho giocato insieme a tantissimi attaccanti forti, da Ronaldo a Eto'o, passando per Vieri e Ibrahimovic. Però ricordo con piacere i vari Cambiasso, Zanetti, ricordo la forza di Samuel e Materazzi, gente che ci metteva veramente il cuore e che mi ha aiutato a vincere grazie all'attaccamento che dimostrava. Gli avversari? Lungo tutta la mia carriera mi sono trovato di fronte giocatori di livello altissimo, ma quelli che mi hanno impressionato di più sono tre in particolare: Alessandro Del Piero, Francesco Totti e Gabriel Omar Batistuta, con il quale sono molto amico. Senza dimenticare, poi, Zlatan Ibrahimovic, che prima di averlo come compagno me lo sono ritrovato contro con la maglia della Juventus".

Storie, ricordi, momenti. Ma il premio più grande per Toldo è un altro: "Vuoi sapere qual è la cosa più bella? Il fatto che la gente ancora adesso, che ho 40 e più anni, si ricordi ancora di me con tanto piacere. Il giudizio positivo da parte della gente è la vittoria più bella". Oggi gli anni sono 45. E il nome di Toldo è già nella leggenda. Per sempre. Tanti auguri Francesco! Google Privacy