“Cos’hai fatto quel giorno?” Matteo Serafini si racconta: dalla tripletta alla Juventus alla telefonata che smascherò il calcioscommesse

Siamo a Ciserano, a due passi da Zingonia, dove l’Atalanta di Gasperini si allena tutti i giorni. In questo piccolo paesino della provincia bergamasca ad aspettarmi c’è Matteo Serafiini. Se non lo conoscete già fermatevi un attimo, andate su youtube, e cercate “Serafini gol Juventus”. Troverete una tripletta, e che tripletta! Pallonetto dalla trequarti, rovesciata e tiro da venti metri. Tutto questo contro Buffon, era l’anno della B e il Brescia quel giorno ha fatto una vera e propria impresa, grazie ai tre gol di Serafini. “Quella partita è la ciliegina sulla torta della mia carriera, era un bel giorno, c’era il sole…” ci racconta in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com. “Adesso quando vado a giocare in altre squadre ci sono ragazzi, più piccoli, che vedono il video e dicono: “cos’hai fatto quel giorno?”

Eh sì, quel giorno è a dir poco indimenticabile, ma la carriera di Serafini è anche (tanto) altro. Un totale di 87 gol fatti in più di 350 presenze tra Serie A, B e altre minori. Oggi gioca a Ciserano dove, a 39 anni è il leader della squadra ed ha segnato 4 gol in questa stagione (per ora). “Mi vesto come un ragazzino, devo essere credibile con chi ha vent’anni meno di me”. Serafini vive questa nuova esperienza con tanta carica, si vede. E’ un fiume in piena: “Compagni più forti? Hamsik e Nainggolan che era con me a Piacenza, ma senza dimenticare i vari Protti, Chiesa e Tavano, mi hanno aiutato a crescere”. Giocava anche Hamsik in quel Brescia-Juventus del 2007: “Già allora era un giocatore completo, aveva la forza di un adulto e la testa per imporsi, un professionista nato”. Ma anche Eder, compagno ai tempi di Empoli (2005-2006): “Era più mingherlino, adesso ha messo forza. La sua grande dote è l’aspetto umano e la tenacia, ti assicuro che più sali di livello più trovi gente semplice, l’ho visto recentemente e mi ha detto che grazie alla mia generazione è riuscito ad arrivare in alto, mi ha fatto piacere”.

Valori che Serafini mette al centro della sua vita, soprattutto dopo aver vissuto in prima persona lo scandalo scommesse ai tempi della Pro Patria. Era il capitano e aveva notato qualcosa di strano: “Un fulmine a ciel sereno. La mia era stata un’esternazione, perchè vedevo che alcuni si comportavano in maniera strana, poi è finita nelle intercettazioni, ma non pensavo la situazione fosse così brutta. Questa cosa ci ha penalizzato, perchè avevamo trovato una quadratura, due giorni prima dei playout è scoppiato lo scandalo e la squadra non ha retto mentalmente. Ognuno vende la propria immagine, alcuni pensano di farla franca, ma alla fine le cose vengono a galla. La cosa più brutta è che tutto l’ambiente ne ha pagato le conseguenze, a partire dai tifosi”. E sono proprio loro a cui Serafini è rimasto più legato: “Alla Pro Patria ho fatto sei anni stupendi, è capitato di tutto, retrocessioni, promozioni, cambi di proprietà. Mi ha insegnato di credere sempre nel lavoro e che il capitano deve dare l’esempio. Recentemente sono tornato a giocarci ed è stata un’emozione unica, i tifosi con me sono sempre stati fantastici, giocare allo “Speroni” da avversario mi ha fatto impressione”.

Dopo la Pro Patria, Serafini è andato a giocare a Venezia, nella stagione 2015-2016, la prima della gestione Tacopina. Un anno in D da protagonista, 19 gol in 33 partite, ma all’inizio non è stato facile: “Quando sono arrivato non c’era niente. In ritiro non c’era nulla se non pantaloncini e magliette. C’erano poche certezze, ma giorno dopo giorno abbiamo costruito un grande campionato, e intorno a noi c’era grande affetto. Perinetti (l’allora ds del Venezia oggi al Genoa ndr.) e Tacopina volevano riportare Venezia in alto in due anni e ci sono riusciti. Quest’anno in B devono consolidare la categoria, ma se continuano così sono sicuro che il Presidente farà uno sforzo a gennaio”.

Ma cosa vuole fare da grande Serafini? “L’allenatore, il mio approccio è sempre stato quello di rubare qualcosa da tutti gli allenatori che ho avuto. Studio, vedo le partite e seguo i giocatori, questo lavoro richiede costante aggiornamento, è come ricominciare da zero”. A proposito di allenatori, a Brescia nell’anno in cui ha fatto 14 gol tra Serie B e Coppa Italia (2006-2007) c’è stato quello più importante nella carriera di Serafini: “Mario Somma mi ha cambiato ruolo, trasformandomi tra centrocampista offensivo a trequartista alla Perrotta, grazie a lui sono arrivato a giocare in categorie importanti. A Brescia quell’anno non siamo andati ai playoff perchè c’erano Juve, Napoli e Genoa. Non sono rimasto, ma non ho rimpianti, ringrazio ancora Corioni (ex Presidente del Brescia ndr.) per avermi dato la possibilità di giocare nella squadra che tifo”.

Ci salutiamo, Serafini deve allenarsi. I suoi compagni sono arrivati al campo, sono dei ragazzini. Mi chiedo cosa lo fa andare avanti a giocare, mi risponde secco: “Lavoro lo faccio con passione, sennò starei a casa con i miei figli”. Giusto, la passione. Quella non li manca di certo, altrimenti non sarebbe così a 39 anni. Come Buffon, che proprio come lui è del 1978. Quel giorno del 2007 però la sfida Buffon-Serafini l’ha vinta l’ex attaccante del Brescia: “quel giorno non mi ha detto nulla, non l’ho più rivisto, vorrei rivederlo così glielo ricordo io…”





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