Dalla lotta al tumore al trionfo in Liga: Grondona racconta Correa
A distanza di 7 anni dal gol di Godín al Camp Nou, l’Atlético Madrid torna a vincere la Liga. Lo fa grazie alla guida del Cholo Simeone, alla voglia di rivalsa di Suarez e alle parate di Oblak. Impossibile però non citare chi non ha saltato neanche una partita in questa stagione, colui che ha segnato il gol del momentaneo pareggio contro il Valladolid con una giocata fuori dal contesto: Ángel Correa.
“Il gol al Valladolid è l’immagine di Ángel”
Stop dal limite dell’area, slalom in mezzo a tre avversari e tocco di punta ad anticipare il portiere come a calcetto, col pallone che passa preciso tra le gambe dell’ex Genoa El Yamiq. Una rete di puro istinto, da potrero, da calcio di strada. “Quello segnato al Valladolid rappresenta la fine di una lotta e l’inizio di qualcosa di diverso per lui: con questo gol ritorna in nazionale da campione. In quell’azione c’è tutto Correa. Tecnica e intelligenza. Fantastico. Una rete alla Romario, glielo dicevo sempre che aveva queste caratteristiche da giocatore brasiliano”. A parlare a Gianlucadimarzio.com è Humberto Grondona, ex ct dell’Argentina Sub-20, che come tanti suoi connazionali si è visto la vittoria dei Colchoneros alla tv, dopo che solo 24 ore prima il presidente argentino Fernández aveva sospeso tutte le partite di calcio per nove giorni a causa della seconda ondata della pandemia. “Almeno così in tanti lo hanno visto all’opera e si sono accorti delle sue qualità”.
“Sarai il titolare e il capitano della nazionale”
Grondona è il ct che ha vinto il Sudamericano Sub-20 in Uruguay nel 2015, quello in cui Correa è stato eletto miglior giocatore dopo quasi un anno di inattività, a causa del tumore benigno al cuore che gli diagnosticarono dopo le visite mediche all’Atlético Madrid. Il primo incontro tra i due però non avviene né a Buenos Aires né a Madrid, ma a Valencia durante il torneo giovanile de L’Alcudia nell’agosto 2014: “Stavamo preparando la Seleccion al Sudamericano che si sarebbe disputato a gennaio. Ricevo una chiamata e mi dicono che ci avrebbe raggiunto anche Ángel, che era stato da poco operato a New York a spese dell’Atlético. Quando mi mostrò la cicatrice che aveva sul petto per la prima volta fu incredibile, sembrava una croce. In quel momento lo presi per un braccio e gli dissi: “Sarai titolare e il capitano della nazionale al Sudamericano”. Glielo dissi per farlo sentire importante, lui si girò verso il mio amico Claudio Luna e gli disse: “Questo è pazzo, non vede come sto?!”. A Grondona peròè bastato guardarlo in faccia e vedere il suo attaccamento alla squadra per capire che voleva far parte del gruppo.
Ma non è stato facile mantenere quella promessa per il ct, a causa dell’Atlético Madrid che non era intenzionato a cedere il talento cresciuto nel Barrio Las Flores di Rosario per il Sudamericano. “Ho dovuto inviare un documento in cui mi dichiaravo responsabile se gli fosse accaduto qualcosa. Ogni minuto che passava ero preoccupato. Ogni cinque minuti mi avvicinavo a lui per sapere come stesse, ma avevo anche fiducia nei medici della nazionale. Correa ci raggiunse in Argentina per svolgere la preparazione e i suoi carichi di allenamento furono graduali, ma col passare del tempo lo abbiamo portato a 50 minuti di autonomia. I suoi miglioramenti furono incredibili. A Montevideo però, l’Atlético ci inviò un’altra mail perché erano preoccupati, ma li rassicurammo. E Ángel fu la grande figura di quella nazionale: tornò a Madrid felice e da campione. Nei mesi successivi andai a trovarlo e l’Atlético, felice del suo recupero, pagò il San Lorenzo per il trasferimento”.
Quattro gol e quattro assist in quel torneo, dei quali la maggior parte al figlio di chi lo allena da ormai 7 anni a questa parte: Giovanni Simeone, che vinse il titolo di capocannoniere. Il gol decisivo però nell’ultima giornata contro l’Uruguay lo segnò Ángel. “L’abbraccio al fischio finale è stato il momento più bello che conservo con lui. Era il mio modo per ringraziarlo per lo sforzo che aveva fatto”.
“Ha dimostrato che l'Atletico non ha sbagliato a comprarlo”
Nell’ultimo campionato, Correa ha partecipato a 17 gol dei rojiblancos. Mai così decisivo da quando è arrivato in Europa. “L’Atlético lo ha comprato dal San Lorenzo ed era stato il 60% della squadra che vinse la Libertadores nel 2013, ma i primi anni non ha giocato molto. Adesso gioca in maniera più aggressiva e ha più esperienza. Simeone gli ha dato molta più fiducia quest’anno e lui ne ha beneficiato: ha dimostrato che l’Atlético Madrid non si è sbagliato a comprarlo”. Nel 2019 è stato a un passo dal Milan, ora torna in nazionale dopo due anni di assenza per le qualificazioni al prossimo Mondiale con la speranza di essere inserito nella lista per la Copa América. “Correa è il successore di Messi. Spero che Scaloni gli dia la titolarità, non è facile perché ci sono tanti buoni giocatori, ma la nazionale ha bisogno di un giocatore con quelle caratteristiche”.
Il ritorno nella Selección potrebbe essere anche l’occasione per rivedere Grondona. “Dopo la vittoria della Liga ho mandato un messaggio al suo direttore sportivo, Andrea Berta e gli ho detto di salutarmelo. Poi gli scriverò quando sarà più tranquillo e se la situazione migliorerà nelle prossime settimane andrò a Buenos Aires per riabbracciarlo al predio di Ezeiza (la sede del ritiro della nazionale, ndr)”. Un abrazo grande come quello che si erano dati in quella notte a Montevideo. Dal trionfo con i suoi coetanei a quello della Liga, Correa si è finalmente preso l’Atlético e non vuole fermarsi.