Coronavirus, Prandelli: "Calcio in secondo piano, ho perso tanti amici"
L'emergenza Coronavirus che sta colpendo tutto il mondo, purtroppo non fa distinzioni. E così anche il mondo del calcio si riscopre fragile, legato a tradizioni e sentimenti che uniscono in queste ore davvero complicate. E' il caso di Cesare Prandelli, che oggi vive a Firenze ma non dimentica la sua Orzinuovi, paesino nella provincia di Brescia nel quale è nato.
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Originario di una delle zone più colpite dal contagio, l'ex allenatore tra le altre di Fiorentina e Genoa, ha raccontato le sue sensazioni al Giornale di Brescia: "Orzinuovi è sempre dentro di me. Non ho sottomano i dati ufficiali, ma i beni informati mi hanno detto che in paese ci sono stati già 90 morti quando di solito ce ne sono un centinaio in tutto l’anno. Mi hanno parlato di 13 funerali in un giorno solo. Alla Protezione Civile ho parenti che sono risultati positivi, uno è un medico. Ho perso tanti amici in questi giorni, gente che ha fatto parte della mia vita in modo importante. Il calcio deve passare in secondo piano. In questo momento non si può e non si deve parlare di partite o quant’altro. Questa è l’ora degli investimenti sulla ricerca, sugli ospedali, sulle scuole, sulla natura".
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Un momento complicato che lo stesso Prandelli affronta rispettando tutte le norme imposte dal Governo, con un orecchio sempre alle notizie che arrivano da casa: "Qui a Firenze è tutto blindato, la gente mi pare rispettosa, esce solo per fare le spese. Io sono andato l’ultima volta dieci giorni fa. I contagiati e i morti sono di meno che al Nord, ma non bisogna abbassare la guardia per non ritrovarci a breve nella stessa situazione. Cerco di distrarmi curando gli ulivi che ho in giardino. Mi sono creato una realtà parallela e faccio finta di fare l’agricoltore. Dalle 18 fino a quando si va dormire, però, in casa mia la televisione è accesa per seguire telegiornali e trasmissioni sul Covid-19. Sempre in attesa di buone notizie, come quelle che mi sono arrivate negli ultimissimi giorni da Orzinuovi dove sembra che contagi e morti siano in diminuzione".
Infine l'ex commissario tecnico della Nazionale ha voluto mandare un messaggio di vicinanza ai propri concittadini bresciani e a tutta l'Italia, di tenere duro e non mollare in questa battaglia: "Questa è la terza guerra mondiale, nel dramma delle morti c’è poi l’enorme tristezza di non poter nemmeno più celebrare i funerali come andrebbero fatti. I parenti non possono dare un ultimo saluto ai propri cari, che muoiono in totale solitudine. Bisogna sostenere medici e infermieri, che ogni giorno mettono a rischio la loro vita. Niente sarà più come prima, cambierà inevitabilmente la scala dei valori e scopriremo il vero senso dalla vita. Tutte le città in questo momento sono fragili e avrebbero bisogno di aiuto, Brescia sta vivendo un dramma, ma noi bresciani non molliamo mai. Potremo avere tanti difetti, tra i pregi c’è però il temperamento: con quello, rimanendo coesi e rispettando le regole riusciremo a vincere questa durissima partita".