Coronavirus ed effetti economici sul calcio della serie C. Rischi e scenari
La grande incertezza. Su quando riprenderà il calcio e su cosa succederà in queste settimane. Anche da un punto di vista economico. La salute prima di tutto, certo. Ma, come tutti i lavoratori, anche i calciatori aspettano di capire cosa succederà ai loro stipendi.
Ieri ha fatto discutere il comunicato della Casertana, in cui il presidente Giuseppe D’Agostino annunciava di non essere riuscito a pagare gli stipendi alla scadenza del 16 marzo. Una posizione che potrebbe far scattare il deferimento.
“Le società che dovessero essere deferite per non aver pagato gli stipendi, potranno eventualmente invocare il principio di forza maggiore. Ma bisogna vedere quante non hanno pagato: se la maggior parte paga, è più difficile invocare quel principio”. A parlare è l’avvocato Eduardo Chiacchio, ex calciatore e legale di molte società. Tra queste anche la Casertana. “Non ho ancora sentito il presidente, ho appreso del comunicato dalla stampa. Quello che posso dire è che il presidente D’Agostino è una persona serissima. Uno che ha preso il club pieno di debiti, salvando la società dal fallimento i e come ha detto nel comunicato, sanato ogni situazione precedente. La sua azienda di prodotti caseari si trova in uno svincolo autostradale, fuori dal casello di Caianello. Le persone solitamente escono dall’autostrada per andare a rifornirsi lì. Ma se in questo momento c’è un divieto di circolazione ovviamente nessuno può andare a comprare”.
Problemi per le società e per i calciatori. C’è il rischio che di fronte a una mancata prestazione, le società possano invocare il diritto a non corrispondere gli stipendi. Come uscirne? In serie C al momento c’è un accordo sindacale tra Lega Pro e Associazione calciatori che prevede le ferie degli atleti per questo periodo. L’accordo vale fino al 20 marzo. “Io stesso ho consigliato le società che assisto di mettere in ferie i calciatori. Si può prorogare il periodo attualmente previsto. Ancora siamo pienamente nei tempi delle 4 settimane previste dal contratto collettivo. Presumibilmente a giugno, quando solitamente i calciatori si sono sempre trovati in vacanza, saremo nel pieno dell’attività agonistica”.
L’avvocato Chiacchio non esclude che si possa sforare la fatidica data del 30 giugno. Quella, per intendersi, che segna il termine della stagione sportiva. “In un momento eccezionale si deve operare con norme eccezionali. Non è mai successo che si prolungasse un contratto, ma certamente un’ipotesi può essere anche l’estensione del contratto dei calciatori oltre il termine previsto. Adesso si naviga a vista, né nelle NOIF, né negli accordi collettivi è prevista la situazione attuale. È tutto nuovo, tutto ipotizzabile”.
Tutto possibile, tranne – a detta dell’avvocato – la paventata cassa integrazione per i calciatori della Serie C. Un’ipotesi cui ha fatto cenno il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. “Mi sento di escludere la possibilità della cassa integrazione cui ha fatto accenno il presidente Ghirelli. È di difficile attuazione, bisognerebbe andare su base regionale, vedere caso per caso. La cassa integrazione prevede una riduzione dello stipendio che i calciatori potrebbero rifiutare”.
La lunghezza della procedura e la difficoltà per i club di accedervi lasciano credere che sia difficile ipotizzare il pallone in cassa integrazione. Non resta quindi che aspettare, anche perché come dice l’avvocato Chiacchio “In Campania al momento è vietata anche la corsa all’aperto. L’attività atletica può essere espletata quindi solo in sede privata, non in sede pubblica. Le società, fino al 25 marzo, non possono neanche aprire gli stadi. Il calciatore che ha un giardino, può allenarsi lì".
Restare a casa. E aspettare. L’incertezza di ogni lavoratore riguarda anche il pallone.