Il Como, gli USA e Steve Nash. Gabrielloni: “Il mio sogno americano”

Como e il North Carolina, più precisamente la città di Cary, non sono mai stati così vicini. 7104 chilometri che li separano l’uno dall’altra e un file rouge che azzera la distanza: la passione per il calcio. Il motivo? Il club biancoblu è stato l’unico club italiano a partecipare alla prima edizione del torneo di calcio a sette “The Soccer Tournament” (TST). 32 squadre provenienti da tutto il mondo e un solo vincitore, in palio un milione di dollari (di cui una parte da donare in beneficienza). Di certo, non il più classico dei 7vs7: un target score da raggiungere entro un tempo stabilito. Non segnare equivale a perdere un giocatore con la possibilità di terminare la partita uno contro uno.

Alessandro Gabrielloni, centravanti del Como, ha vissuto sul campo un’esperienza unica nel suo genere. “Al termine della stagione, la società ha domandato alla squadra chi volesse partecipare a questo torneo e io non ho esitato nemmeno un secondo”. Eliminati ai quarti di finale, Gabrielloni e compagni sono stati allenati da Cesc Fàbregas: “E’ stato curioso e divertente vedere Cesc in veste di allenatore. È un ragazzo molto umile e intelligente, sia in campo che fuori: ha la mentalità giusta per poter intraprendere quella strada. Se avessimo vinto il torneo sarebbe stato il suo primo successo in veste di head coach: sicuramente lo avrebbe ricordato per tutta la vita”.

Una partita (e una cena) con Steve Nash: “Fatico ancora a crederci”

Immagina di riuscire a incontrare e, ancora meglio, giocare insieme all’idolo sportivo della tua infanzia ad un torneo in North Carolina. Questo, il caso di Gabrielloni che, seppur per pochi istanti, ha condiviso lo spogliatoio con Steve Nash, ex campione Nba. Il regolamento, infatti, ha permesso alle squadre partecipanti di creare un roster formato anche da celebrità del mondo dello sport.

“Poter cenare e passare del tempo con Steve Nash è stata un’emozione impagabile. Se devo essere sincero è anche un buon calciatore. Da grande appassionato di basket quale sono, non nego che ho accettato di andare a Cary anche per questo motivo”. Il numero 9 del Como aggiunge: “E’ stato bello e stimolante fare un po’ da chioccia ai più giovani che hanno condiviso insieme a noi, e alle ragazze del Como Women, cinque giorni incredibili”.

Dal Sinigaglia a Cary: “I nostri tifosi, il nostro orgoglio”

Per me è stato un onore poter rappresentare all’estero una società alla quale tengo particolarmente. Alla prima partita gli spettatori ci guardavano quasi con aria diffidente e distaccata. Con il passare dei giorni, però, è cresciuto l’interesse nei nostri confronti, merito dei nostri tifosi che sono partiti dall’Italia per venirci a supportare: hanno trasmesso la loro passione per il Como. Seppur in piccola parte, abbiamo diffuso l’essere italiano in America”.

 Al WakeMed Soccer Park, presente anche Chris Paul, altra stella del basket oltreoceano e owner del TST. “Vedere Chris Paul esultare per le nostre vittorie è stato incredibile, ma non solo. E’ sceso in campo con noi per festeggiare il passaggio del turno”.

Seppur per pochi giorni, Alessandro Gabrielloni ha vissuto il suo sogno americano: il primo e forse non l’ultimo con la maglia del “suo” Como.

 

 

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