Fiorentina, Commisso: "Il calcio deve ripartire. Vendere Chiesa? Me lo deve chiedere lui"

Rocco Commisso è ancora negli Stati Uniti, però anche a migliaia di km di distanza continua ad occuparsi e a pensare alla sua Fiorentina. Attraverso le colonne del Corriere dello Sport, il patron della Viola racconta le sue origini, le tante volte che è stato vicino ad acquistare un club italiano prima della Fiorentina. "Mi avevano avvicinato alla Roma ai tempi di Di Benedetto, poi il Milan. Ma non ero pronto. Con la Fiorentina è stato il deal perfetto. Volevo solo l’Italia, sentivo di dover fare qualcosa per il mio Paese. Perchè a differenza di Tacopina, Pallotta e Di Benedetto, io in Italia ci sono nato". 

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Commisso ha poi commentato la situazione che sta vivendo il calcio italiano, in questo momento di grandi decisioni per il futuro: "Il calcio deve ripartire, non si può restare fermi ancora a lungo. Basta che non si comprometta la prossima stagione. L’Italia sta andando incontro ad una forte recessione, ma fondamentale è la salute. E io ho due mani e si possono fare tante cose con due mani: con la destra la salute, con la sinistra il calcio". 

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Secondo il patron della Fiorentina la burocrazia è il più grande problema: "In Italia ci sono troppi passaggi. La Lega, Gravina, Malagò, Spadafora e Conte. Se voglio fare uno stadio, che è la base per il rilancio e la stabilità di una società, in Italia ho troppi passaggi. Nella mia azienda si prendono decisioni in pochi minuti evitiamo i passaggi più inutili, le lentezze, i ritardi. Se una cosa è buona , si fa. Bisognerebbe dare più potere a Dal Pino".

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Inevitabile la domanda sul mercato, sul gioiello più prezioso della Fiorentina: "Chiesa l’ho trattato come un figlio. La sua cessione? Due sono le condizioni per farlo andare via: Federico deve chiedermelo e ad oggi non l’ha fatto. E l’offerta dovrà essere in linea con la valutazione che la società gli attribuisce". 

Il resto dell'intervista sul Corriere dello Sport in edicola oggi

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