Clotet racconta Bellingham: “L’esordio, le rovesciate e il suo sogno: lui è diverso”
Inghilterra-Slovacchia, minuto 95’. Il pallone arriva in area. Cambio di prospettiva, Jude Bellingham segna in rovesciata. Destino capovolto. “Non pensate che sia la prima volta eh, quanti ne ha fatti così in allenamento…”, sottolinea sorridendo Pep Clotet. “E non è cambiato, stesso spirito competitivo e combattivo”.
Un passo indietro, o forse qualcuno in più. Siamo nel 2019, a Birmingham: “Lo feci esordire in prima squadra a 16 anni. Era diverso da tutti gli altri”. 6 mesi e l’attenzione di tutti i top club: “La Juve mandò i suoi scout a seguirlo. Parlò con United e Liverpool e altre squadre inglesi. Lo volevano anche Real, Barcellona e Bayern…”. Unico. Unico per talento, carisma, personalità: “È un ragazzo che ti fa tornare a un calcio originale. Ora i giocatori sono tutti specializzati in un determinato ruolo. Lui può fare tutto, è un giocatore totale. Ha il senso del calcio dentro. Lo sente, lo vede, lo pensa. Lui è diverso”. L’importanza della famiglia, la voglia di migliorare, la pressione, la notte di Wembley e l’Europeo con l’Inghilterra: il viaggio di Jude Bellingham, il “figlio di Birmingham”.
“Figlio di Birmingham”
31 agosto 2019, il Birmingham affronta lo Stoke City: “Stavamo perdendo e si infortunò Jefferson Montero”. Lo sguardo di Clotet si incrocia con quello di Paco, il suo assistente: “È il momento di Jude”. “Se è il giocatore che pensiamo, il suo esordio sarà speciale”. La stella inizia a brillare. Gol, partita vinta e più giovane marcatore della storia: “Dopo la rete è corso sotto il Tilton, la parte di tifoseria più importante”. “Vedi, dopo la partita mi ha rivelato di aver realizzato il suo sogno: segnare con questa maglia davanti al Tilton”. Disegni del destino. “Mi ha rivelato che è stato il suo momento più bello ed emozionante della sua carriera, forse ancora più della Champions League vinta”. Un ragazzo della gente: “È un figlio di Birmingham”. Una la speranza di Clotet: “Vedere Jude chiudere la sua carriera con quella maglia”. Magari la 22, ritirata quando lasciò il club: “Sarebbe bello. Quando decidemmo di ritirarla non molti capirono la scelta. Fu un’idea mia e del dg”. Il motivo? “Avevamo la sensazione di aver visto la nascita di un giocatore unico che avrebbe scritto pagine di storia di questo sport”.
“In u21 non giocava, lo portai con noi”
La mente torna al primo incontro: “Lo vidi allenarsi nella squadra degli Allievi. Nella formazione U21 non giocava molto, l’allenatore pensava non fosse pronto. Decisi di portarlo con me in prima squadra”. L’età? 15 anni. “È partito per fare la preparazione con noi, ha giocato 42 partite”. “Era un periodo non semplice per la società per il financial fair play. L’idea era quella di far crescere i giovani. Lui è stato il primo a cui ho pensato. Era molto contento”, racconta Clotet. “'Jude, dobbiamo andare con calma, voglio essere sicuro che tu possa trovare continuità'. Un sorriso e subito in campo a lavorare. All'inizio ero un po' preoccupato di non riuscire a gestire tutta la pressione che aveva addosso. Ma era lui il primo a mettersi sempre in discussione e a essere critico con sé stesso. Parlavamo spesso di cosa poter migliorare”. Dopo soli 6 mesi tutti i top club lo vogliono: “Parlò con United e Liverpool, lo volevano Juventus, Real, Barcellona, Bayern… ma io ero tranquillo. I bianconeri per esempio mandarono degli scout a seguirlo. Mi disse che la sua testa era sul Birmingham. E lui è uno di parola”.
La famiglia
Il ruolo fondamentale della famiglia: “Abbiamo lavorato molto insieme ai suoi genitori. Ci sentiamo ancora. Hanno sempre pensato al bene e alla crescita sua e di suo fratello. E la scelta di andare al Borussia fa capire questo. È stato un passaggio fondamentale per il suo percorso”. “È molto legato a suo fratello Jobe. Dice sempre che è più forte di lui. Diventerà un grande giocatore. Non ho capito come mai il Birmingham lo abbia lasciato andare al Sunderland”. E quel ricordo: “Ci fu un momento che Jude voleva fare il mediano. Per me non era la posizione migliore per lui. Ne parlai con suo papà e concordammo su questo”.
In lui la volontà di migliorare sempre. Ambizione e personalità: “È sempre stato molto competitivo. Cattiveria agonistica, concentrazione e forza mentale in ogni singolo momento. Questo lo portava ad avere confronti anche accesi con gli avversari, nonostante la giovane età. Non aveva paura”. Per esempio “quella volta con il West Bromwich con un avversario. Arrivò tutta la squadra a sostenerlo”. In quell’anno l’obiettivo di tutti era la salvezza. Tutti, tranne uno: “Jude voleva fare i playoff”. Leggi anche - Inghilterra, squalifica sospesa per Bellingham con la condizionale di 1 anno
Zidane, Maradona e Wembley
Cresciuto con un riferimento. Classe e intelligenza. Un numero 5 bianco sulle spalle, proprio come Jude: “Ha sempre amato Zidane. Gli ho fatto guardare molti video suoi, di Maradona e Laudrup”. Un rapporto, quello con Clotet, mai interrotto: “Ci sentiamo spesso. Quest’anno sono andato a vederlo qualche volta”. Un anno speciale. Liga e Champions: “Una notte speciale. La prima volta a Wembley, incredibile. Per noi che l’abbiamo visto crescere è stato bellissimo”. Anche se il numero 5 del Real non era del tutto soddisfatto: “Era felice per la vittoria, ma arrabbiato per il gol sbagliato. È fatto così, non si accontenta mai (ride ndr)”. Questione di mentalità.
“Bielsa e Guardiola, vi racconto”
“Sono fermo da alcuni mesi. Li ho sfruttati per portare avanti un’attività di famiglia. Abbiamo un hotel. Tutto è nato durante il Covid”. La volontà di tornare: “Voglio trovare un club in cui possa lavorare coi giovani. In Italia mi sono trovato molto bene”. Bielsa come modello: “Lo studiai durante la preparazione della sua Argentina al Mondiale del 2002. Che intensità…”. Cruijff e Sacchi come altri riferimenti. E quella lezione a Guardiola: “Ero il direttore di un corso per allenatori nel 2006. Lui era uno degli alunni. Era molto interessato alla scuola portoghese”. I nuovi Bellingham? “Sono impressionato dai giovani spagnoli. Nico Williams e Yamal segneranno un’epoca”. Con la speranza di vedere Jude realizzare un altro sogno: “Andare in Premier League con il Birmingham”. Incidere sulla storia. Cambio di prospettiva, Bellingham in rovesciata.
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