Lenglet, un regista diventato difensore: ora si è preso il Barça

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Messi, Suárez, Griezmann, Piqué, Ter Stegen: "Il Barcelona l'ha vinta con i singoli", ha detto Gattuso dopo la sconfitta del suo Napoli al Camp Nou. Beh, con questi nomi è facile dargli ragione. Muscoli, fantasia, eleganza. Accenti diversi, fra cui c'è pure quello francese di Clément Lenglet, un difensore che, lontano dai riflettori, si sta ritagliando uno spazio fondamentale in una delle squadre più forti al mondo. Un difensore giovane (classe 1995), ma già completo: ha stacco aereo (vedere il gol di ieri), un ottimo senso tattico e un gran piede sinistro. La manovra del Barça può partire anche dai suoi piedi.

DNA DA PLAYMAKER

Difensori dotati di piedi molto ben educati, da cui partono le trame offensive, se ne vedono sempre di più nel calcio di oggi. Il motivo per cui Lenglet dispone di una grande visione di gioco è da riscontrare nel suo passato. “Da piccolo giocava trequartista. Spesso lo rimproveravamo perché si trovava solo davanti al portiere ma voleva far segnare i suoi compagni, sfornando assist su assist”, ricorda il suo prozio in un’intervista rilasciata a Le Parisien. Soltanto qualche anno più tardi, ai tempi dello Chantilly, la carriera prenderà il volo con il nuovo ruolo, quello di difensore centrale, per merito del suo vecchio allenatore, Sylvain Dorard.

UN ESORDIO DA INCUBO

Clément Lenglet è passato professionista nel Nancy. Il suo esordio in campo con i professionisti non se lo dimenticherà facilmente. Condito con un gol? No, con dei punti di sutura al naso, a causa di un contrasto fortuito con un compagno di squadra, dopo soli tredici minuti dal suo ingresso in campo. “Ha ancora il segno - ricorda il padre. Il suo debutto non se lo scorderà mai”. Aveva da poco compiuto 18 anni. Solo allora, nonostante il peggior esordio immaginabile, cominciò a credere fortemente nelle sue capacità di riuscita nel mondo del calcio, lui che come piano B stava pensando ad un lavoro come fisioterapista. Adesso, potrà farlo solo una volta terminata la sua carriera.

GARANZIA MONCHI

Lenglet è ormai un punto fermo della difesa del Barcellona. Con lavoro, umiltà e professionalità, il ragazzo è riuscito nel suo intento: affermarsi nel grande calcio. I suoi progressi e le sue grandi doti qualcuno le aveva già notate a Siviglia. Il difensore francese è stato uno degli ultimi colpi di Monchi da direttore sportivo del club andaluso, prima della partenza per l’esperienza romana. In pochissimi conoscevano Lenglet ai tempi di Nancy. A credere in lui come nessun altro fu proprio il dirigente spagnolo, elemento cruciale per la crescita del giovane, a detta sua: “Monchi è stato fondamentale per me. Mi ha seguito da quando avevo 17 anni. Mi ha sempre aiutato”. A Siviglia, Lenglet ha cambiato marcia, affermandosi come difensore solido e affidabile anche nei grandi palcoscenici, come affermò anche Vincenzo Montella, che lo conobbe nella sua parentesi spagnola vissuta dal dicembre 2017 all’aprile 2018: “Lenglet è un campione. Avrà il suo spazio in grandi squadre come il Barcellona”. Detto, fatto.

LA CONSACRAZIONE

Due anni fa, la chiamata che ogni ragazzo sogna: quella di un club da capogiro come il Barça. Lontano dai riflettori, che si soffermavano sui grandi campioni blaugrana, Clément Lenglet è cresciuto, imparando dai suoi compagni, raggiungendo oggi la consacrazione tra i difensori più forti in circolazione, e ottenendo anche un posto fisso nella fortissima nazionale francese di Didier Deschamps, da cui è stato riempito di elogi: “Lenglet ha una classe mondiale, e migliora giorno dopo giorno”. È un ragazzo riservato, semplice, proprio come sembra apparire in campo. Niente tatuaggi: “Mi piacciono quelli degli altri, ma non voglio farli sul mio corpo”, né troppe attenzioni addosso: “Passo tanto tempo in casa. Non mi piace molto uscire. A volte esco a mangiar fuori, ma poco altro. Il mio tempo libero lo passo a guardare le partite di calcio dei miei ex compagni, e con la mia famiglia”. In testa, obiettivi molto chiari: “Nel calcio voglio vincere tanti trofei. Nella vita voglio la salute, per me e per la mia famiglia”. Semplice, chiaro, pulito: come un suo intervento difensivo, come un suo passaggio in profondità. È da lì che parte la manovra del Barcellona, è da lì che è partita la sua carriera. Da quel piede sinistro e da quell’intelligenza che gli hanno permesso di arrivare dov’è oggi. Per godercelo abbiamo ancora parecchio tempo: ha solo 25 anni. La carriera da fisioterapista ha ancora da attendere molto.

A cura di Cosimo Bartoloni

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