Maggio: "Ho rischiato di smettere, ma sono arrivato ai Mondiali"

Nuovo appuntamento con Casa Di Marzio, la nostra diretta Instragram con i calciatori, che questa volta ci porta a parlare con Christian Maggio. "In questi momenti è difficile organizzarsi per gli allenamenti, ci aiuta settimanalmente il preparatore atletico. Un peccato dover tornare a giocare a porte chiuse ma necessario, saranno comunque a sostenerci da casa" ci ha detto nei suoi saluti iniziali il capitano del Benevento".

Un lungo racconto dei grandi momenti della sua carriera, a partire da quando una pubalgia aveva rischiato di rovinargli la carriera. "Avevo la pubalgia ed ero finito in carrozzina addirittura, poi per fortuna è passato tutto insieme. Per colpa dell’infortunio non ho superato il periodo di prova a Parma e per questo sono finito alla Fiorentina perché mi ha voluto Cavasin in Serie B. Sono riuscito a giocare senza infortunarmi e siamo finiti in Serie A".

Fiorentina fondamentale per trovare la massima categoria, ma i grandi ricordi sono soprattutto legati agli anni a Napoli. "Dieci anni non si dimenticano, sono arrivati anche tre titoli e sono arrivato grazie al Napoli in Nazionale fino ai Mondiali. Ora però penso solo al Benevento e a portarlo in Serie A".

Curiosa anche la modalità del suo arrivo. "Ero a una festa e mio fratello mi chiese se andavo a Napoli perché l’aveva letto su un giornale. Me ne sono reso conto così, ero spiazzato perché non ne sapevo niente. È una città sempre viva, a Genova alle sette di sera sono tutti a casa, non è un caso che sono rimasto 10 anni e poi sono tornato a Benevento".

Nell'avventura azzurra ci sono due rimpianti internazionali, le eliminazioni con Chelsea e Dnipro che hanno fermato due bellissime cavalcate europee. "Con il Chelsea all’andata Terry mi ha negato un gol sulla linea, ma il vero rimpianto è al ritorno. Rimane un’esperienza fantastica, il Chelsea è arrivato addirittura a vincere la Champions, noi potevamo fare bene. Eravamo una squadra internazionale anche nel 2015: con il Dnipro stavamo compiendo un miracolo arrivando in finale, all’andata ci ha compromesso tutto un gol loro in netto fuorigioco e al ritorno non è andata come doveva andare."

E sull'emozione, stavolta positiva, più grande non ha dubbi: "La Coppa Italia vinta con la Juve è stata l’emozione più grande: non vincevamo da tempo, ma eravamo consapevoli di ciò a cui andavamo incontro".

Infine il rapporto con Sarri ultimo allenatore a Napoli quando però veniva impiegato con molta meno costanza. "Sarri è un allenatore maniacale che non lasciava niente al caso, sono cresciuto tanto dal punto di vista tattico e anche se non abbiamo ottenuto nulla a livello di trofei ha fatto molto bene. Sconfitta di Firenze? Abbiamo affrontato la partita con troppa tensione, io non l’ho giocata ma sin dai primi minuti si vedeva qualcosa di strano. Non abbiamo reagito bene alla situazione".

E infine una battuta sul suo grande amico Cassano, compagno ai tempi della Samp. "Se Cassano ti prende di mira sei morto, ho avuto un grande rapporto con lui, ero uno dei pochi che nei momenti di nervosismo di Antonio riusciva a gestirlo. Con il mio carattere ci riuscivo, volevo dimostrargli di esserci nei momenti difficili".

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