Chiesa: "Non sono un top player. Ascolto mio papà e penso alla Fiorentina"
Umiltà e carisma da vendere. Questo è Federico Chiesa, figlio d'arte con la testa sulle spalle. Guarda al presente, la Fiorentina, ma con la mente proiettata al futuro perché se non fai bene oggi, domani non ottieni nulla. Segue i consigli di papà Enrico, non si fa trasportare dalle emozioni e non affretta il passo. Sa cosa vuole e come fare per ottenerlo: lavoro duro. E 63 partite in Serie A a soli 20 anni non sono un traguardo, ma una tappa di passaggio. Il talento della Fiorentina si è raccontato così al Corriere della Sera, in una lunga intervista dove si è messo in mostra umilmente:
"Cosa mi dice mio papà? Che il segreto è rimanere concentrato su quello che faccio: io lo ascolto e mi fido perché se sono arrivato fino a qui il merito è anche della mia famiglia. Io top player? No, assolutamente no. Sono contento di quanto fatto fino adesso, ma sono convinto di poter migliorare ancora molto.
Tante offerte per me in estate? Ho vissuto un'estate serena perché d'accordo con la società avevo già deciso che sarei rimasto. Per me è stata la scelta migliore. Sapere che per me, molte squadre, avrebbero speso molto non mi toglie il sonno né mi condiziona. Dormo sereno.
Quanto sarà difficile per me quest'anno? Si perché avrò addosso l’attenzione di tutti. Ci si aspetta molto da me e spero di essere pronto allo sfida. Devo segnare di più e fare più assist. Anche migliorare la fase difensiva. Pioli mi ha dato molti consigli in questo senso. Quest'anno in serie A ci sarà un Ronaldo in più? Ci ho giocato contro la scorsa estate, fa cosa incredibili con la palla. Credo che aiuterà la Juventus a vincere ancora, ma anche il calcio italiano così come Ancelotti.
Ho già 63 partite in Serie A? Non sapevo di averne giocate così tante, davvero? Comunque io resto fedele a quello che mi ha detto mio papà: si diventa calciatori solo dopo averne giocate 300 in A. Chi mi incuriosisce tra i nuovi arrivati in Serie A? Sicuramente Kluivert. Gioca più o meno nella mia stessa posizione. Lo seguivo già quando giocava all'Ajax e poi mi ha colpito molto il suo approccio alla gara quando è sceso in campo contro il Torino. Il tridente con Pjaca e Simeone mi intriga? Moltissimo.
Nazionale? Mancini è bravo e credo che ci siano tutti i presupposti per risalire la china e cancellare l'anno maledetto senza Mondiale. Ma ripeto: vestire la maglia della nazionale è solo la diretta conseguenza di quello che faccio con la Fiorentina. Io sogno, ma ad occhi aperti".
L'intervista completa sul Corriere della Sera in edicola oggi