Bologna, Jerdy Schouten raccontato da chi lo scoprì: “Ha colpi da top player”
“Jerdy Schouten fatelo correre e lo rivenderete a peso d’oro”. Dall’Olanda all’Inghilterra, Piet Buter, oggi 70 anni, è un po’ un guru del pallone. Ex allenatore (anche della nazionale femminile oranje negli anni ’80), direttore tecnico, soprattutto talent scout. Ha scoperto il prossimo colpo del Bologna, prima di lui Sadio Mané e Virgil van Dijk: non serve aggiungere altro per capire che c’è da drizzare le orecchie quando parla. “Ho notato Schouten mentre giocava nella squadra Jong dell’ADO Den Haag”, inizia a raccontarci in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com.
“La nuova proprietà cinese non voleva fargli un contratto, quindi per me è stato facile prendere lui e portarlo al Telstar insieme al suo amico portiere Rody de Boer”. Era il 2017. Buter, già osservatore per il Southampton, all’epoca era anche il dt della piccola squadra nei dintorni di Haarlem. Per il giovane Schouten si spalancavano così le porte del professionismo. “Perché il ragazzo mi ha colpito? Gioca sempre in verticale, cerca sempre le soluzioni offensive. Non è il tipo di centrocampista che perde tempo in retropassaggi o appoggi in orizzontale”.
Semplice e concreto. “Tatticamente è molto intelligente”, continua Buter sul classe ‘97. “Sa già qual è la cosa migliore da fare prima di ricevere il pallone e giocarlo di prima intenzione. È davvero un calciatore speciale, di qualità differente”. In patria lo paragonano già al nuovo acquisto blaugrana De Jong, ma lo storico osservatore non è d’accordo. “Jerdy non è come Frenkie: parliamo di un giocatore abile, un po’ più alto e fisicamente più forte. Per alcuni aspetti è anche meglio di De Jong. L’ex Ajax è più agile, più mobile; Schouten invece è più potente e altrettanto capace di creare gioco. Ma non è ancora il più rapido: per raggiungere davvero i massimi livelli deve lavorare su questo”.
I consigli del maestro, che conoscendo Schouten difficilmente rimarranno inascoltati. “Fuori dal campo è un ragazzo molto rilassato e tranquillo, con un piano di carriera ben chiaro in mente. Portarlo al Telstar non è stato affatto un problema, perché era lo step che si era prefissato di fare”. La palestra dell’Eerste Divisie (seconda serie olandese), prima della svolta all’Excelsior: quest’anno 31 presenze e un gol alla prima stagione in Eredivisie. “Jerdy è sempre stato determinato: ancora prima che lo conoscessi io, parliamo di 4-5 anni fa, ha avuto quella brutta malattia alle gambe ed è riuscito a lasciarsela completamente alle spalle. Ora si sta facendo vedere dove conta ma può fare ancora di più”.
Senza dimenticarsi da dove viene. “Quando qualche mese fa sono andato ad una partita dell’Excelsior per lavoro e ho rivisto Schouten”, racconta Buter. “A fine gara è venuto da me a salutarmi. Gentilissimo, un sacco di feste: davvero un bravo ragazzo. Se ci rincontreremo un domani reagirà sempre così, a prescindere da dove andrà”.
La prossima tappa, sotto i portici di Bologna. “Se gli consiglierei di andare? Assolutamente sì, una grande piazza. Il suo agente mi aveva chiesto un parere e io gli avevo detto l’Anderlecht: una squadra top in Belgio, ma penso che i rossoblù siano dello stesso livello”. Il ds Bigon seguiva il giocatore da un anno, in cui lo stesso Jerdy è già venuto in città per conoscere l'ambiente e le strutture di Casteldebole. “Il Bologna è una grande chance per Schouten e Schouten una grande chance per il Bologna”, continua Buter. “Per caratteristiche tecniche potrebbe fare ancora fatica ad adattarsi al calcio inglese, per esempio. Ma con i ritmi italiani invece sarà a suo agio: lì potrebbe davvero fare la differenza con i suoi passaggi”.
A patto che… “Se fossi Mihajlovic lo farei lavorare sulla velocità, soprattutto sullo scatto nei primi tre quattro metri. Fisicamente è forte, tecnicamente è forte, tatticamente ha un’eccellente visione di gioco: se riuscirà a migliorare su quel fondamentale, allora diventerà un top player e una grossa plusvalenza per il Bologna”.
Una volta a Buter non diedero retta e il conto da pagare fu salatissimo. “È da undici anni che lavoro per il Southampton”, conclude l’osservatore con un aneddoto. “Ho portato ai Saints 4-5 giocatori importanti, su tutti Mané dal Salisburgo. Mentre van Dijk…”. Nella voce di Buter si sente ancora la vena del rammarico. “Prendetelo, prendetelo! A quelli del Southampton lo dicevo sempre, quando ancora il difensore militava nel Groningen (era il 2013, ndr). L’avrebbero fatto solo due anni più tardi, spendendo 10 milioni in più, perché nel frattempo van Dijk era andato al Celtic”.
Reminder chiaro: gli occhi dello scout valgono doppio. Che Schouten inizi a correre e che il Bologna non se lo faccia scappare.
Con la collaborazione di Sandro Adamo