Il sogno a pochi metri: Buongiorno e il Torino nel destino
Per chi vive a Torino, il quartiere Santa Rita vuol dire due cose: stadio Grande Torino e Filadelfia. C'è un parco nella zona. Grande, disteso: si chiama “Parco Cavalieri di Vittorio Veneto”, per tutti “Piazza d'Armi”. È lì che Alessandro Buongiorno ha iniziato a calciare i suoi primi palloni. “Voglio diventare come Nesta e Maldini”, diceva. Maniche rimboccate, ci ha lavorato tanto. E adesso la Serie A è lì, pronta ad accoglierlo.
Classe '99, difensore centrale. Chi ha seguito la Serie B negli scorsi due anni, sicuramente ha già avuto modo di conoscerlo: al Carpi, nella stagione 2018/2019, ha giocato 18 partite; l'anno dopo, ne ha disputate 13 nel Trapani. “Su di lui puntiamo molto, deve solo crescere”, ha sempre detto la società. Due stagioni per fare la gavetta, con il Torino che continuava a seguirlo, per provare a dare continuità a un esordio in A che si era già raccontato.
Era il 4 aprile 2018: il Torino di Mazzarri, che puntava l'Europa League, affrontava il Crotone. Per il difensore, ecco la gioia: entrare in campo all'82', al posto di Emiliano Moretti. Partita amara, però: dopo pochi minuti, una brutta caduta e un problema serio al gomito sinistro, una sublussazione, che gli costò la finale di Coppa Italia Primavera contro il Milan. Un problema non da poco per l'allora allenatore Coppitelli, che si trovò costretto a rinunciare a uno dei suoi giocatori migliori per la partita più importante della stagione (poi vinta).
I consigli extra
Stoffa da leader, voglia di diventare davvero qualcuno. Durante l'anno in cui ha alternato tra Primavera e prima squadra, si fermava a fine allenamento per chiedere a Moretti e Burdisso cosa fare per migliorare: lavoro extra anche in campo, per provare a perfezionarsi. Deve passare ancora qualche anno, prima di tornare per provare a imporsi: Giampaolo, contro la Roma, ha deciso di puntare su di lui in uno dei momenti più difficili di tutta la stagione. La prima da titolare in granata in Serie A è il 17 dicembre 2020, per provare a renderlo simbolo di una rivoluzione al momento quasi irrealizzabile.
Maldini e Nesta sono lì, nella sua testa. Ci vorranno tempo e fame, come gli dicono tutti. Ma da quel campetto di "Piazza d'Armi", Buongiorno si è spostato a quello del Grande Torino. Pochi metri più in là. È già un percorso enorme.