Mourinho, le tre dita e il sogno sfumato di una storia quasi perfetta

“If it rains a lot in London it’s my fault. A bad Brexit deal is my fault”. José Mourinho l’avevamo lasciato così, al termine dell’incredibile rimonta sul Newcastle. Pungente e Special come sempre, davanti alle telecamere. Ma quanto rimanevano lontani, sul campo, i tempi di ‘Por que?’ e ‘Zeru tituli’.

“Questa è stata la partita della svolta”, diceva Mou per rassicurare il mondo United. E oggi sembrava che ci fossero davvero tutti gli ingredienti per il grande ritorno del portoghese. La vittoria nel suo Stamford Bridge, dove i Red Devils non esultavano da sei anni. L’ennesima rimonta, con il rilancio di Martial: altro oggetto (semi) misterioso del Manchester che zittisce tutti con una doppietta. E soprattutto una risposta al Sarriball che sta facendo tanto impazzire la Premier League: anche oggi, irresistibile nel gioco ma sotto nel risultato. Almeno fino all'ultimo secondo del recupero.

Poi però è arrivato Ross Barkley, al minuto 96. Suo l’ultimo tocco che ha regalato un ormai quasi insperato 2-2 al Chelsea. E che ha cancellato la storia perfetta che Mourinho era già pronto a raccontare al mondo. Insopportabile, per José. Che scatta furioso quando la panchina dei Blues esulta in modo sfrenato. Poi si riconcilia con Sarri, ma non con il suo vecchio pubblico: lo Special One si congeda alzando tre dita allo Stamford Bridge, una per ogni Premier League vinta sulla panchina del Chelsea.



Una magra consolazione secondo molti. Perché senza questi tre punti, Chelsea-United rimarrà tutto ciò che poteva essere e che invece non è stato del futuro di Mou. Che resta, come lui, imprevedibile.

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