La finanza e l'odio per il fumo: chi è Boehly e perché il Chelsea non viene sanzionato con le spese folli

Che il mercato abbia subito una svolta epocale negli ultimi anni, non è ormai una novità. Gli acquisti da oltre 100 milioni di euro sono ormai una prassi. Anzi, per alcune squadre ci si sorprende se la richiesta e la domanda non superano gli 80 milioni. Tra queste c'è sicuramente il Chelsea di Todd Boehly che da maggio 2022 ha speso cifre folli. Chi è il proprietario dei Blues e perché, quindi, il club non viene sanzionato?

 

 Chi è Todd Boehly

Nato negli Stati Uniti, in Virginia, nel 1973, Todd Boehly viene da una famiglia di origine tedesca. Consegue il diploma nel 1991 e si iscrive al College of William & Mary, l'università in cui studiò finanza anche Thomas Jefferson. Fa subito tanta esperienza in aziende come Citibank e Credit Suisse First Boston e nel 2010 è protagonista di un episodio particolare. Odia il fumo e si trova in una stanza d'hotel in Kansas, ne avverte l'odore, prende le coperte e va a dormire su una panchina in un parco. Alle 5 di mattina del giorno successivo si trova già davanti gli uffici del Security Benefit, una società di assicurazioni, per la quale stava trattando un importante affare (che conclude) per conto dell'azienda Guggenheim Partners, per il quale lavora.

L'ambizione e i primi segni del carattere da grande imprenditore si iniziano a vedere dal 2010 in poi. Nel 2015 lascia, infatti, la società di cui era diventato presidente, si porta con sé diversi dirigenti, compra alcuni asset della Guggenheim Partners (tra cui la Security Benefit) e fonda la Eldridge Industries. Al 2022, Boehly, contava un patrimonio di 4,5 miliardi di euro e aveva già investito in tante società tra cui DraftKings, EpicGames (che ha sviluppato il gioco Fortnite), ed è anche proprietario di testate come BillboardRolling StoneVariety e Hollywood Reporter.

 

 Non solo, oltre a essere il proprietario di diversi alberghi, ha acquistato nel 2012 i Los Angeles Dodgers della Major League Baseball, insieme a Magic Johnson. Ha rilevato, inoltre, il 27% dei Los Angeles Lakers e possiede una percentuale dei Los Angeles Sparks della WNBA. Da maggio 2022, poi, possiede il Chelsea che aveva provato a comprare già nel 2019, senza successo. Alla fine l'acquisto dei Blues, con l'aiuto di altri imprenditori e investitori, è costato circa 5 miliardi di euro. Fonte: Forbes.

 

 Perché il Chelsea non riceve sanzioni?

Da maggio 2022 a giugno 2023 il Chelsea ha speso 676 milioni di euro. A questi vanno aggiunti gli acquisti tra luglio e agosto di Moises Caicedo (133 milioni di euro), Disasi (45 milioni di euro), Lavia (62 milioni più bonus) Ugochukwu (27 milioni di euro), Angelo (15 milioni di euro) e Robert Sanchez (23 milioni di euro). Dati Transfermarkt.

Si sfiora, quindi, il miliardo di euro in poco più di un anno: ma come fa il Chelsea a permettersi certe cifre senza ricevere sanzioni dalla UEFA?

 

 "La tattica" che viene attuata dai Blues è semplice: i contratti dei nuovi acquisti vengono fatti molto lunghi e di tanti anni. Gli ultimi due esempi sono Caicedo e Lavia che hanno firmato rispettivamente fino al 2032 e al 2030. Lo stesso vale per Sanchez (2030), Uguchukwu (2030), Disasi (2029), Malo Gusto (2030, comprato a gennaio), Nicolas Jackson (2031), Nkunku (2029), ma anche lo stesso rinnovo di Levi Colwill fino al 2029.

 

In questo modo il cartellino del giocatore viene ammortizzato in più anni e non solo nel 2023. Diverso è il discorso per le cessioni: il Chelsea infatti ha ceduto i vari Havertz, Koulibaly, Kovacic, Mount, Mendy, Pulisic, Loftus-Cheek e Ampadu. La cessione di questi giocatori, quindi, risulta a bilancio nel 2023. Con questo, quindi, non rischia nulla il Chelsea? No, anzi,  dovranno essere bravi ogni anno a incassare dalle cessioni, dalle qualificazioni alle Coppe Europee ecc. Questo perché il FFP (Fair Play Finanziario) non permette di spendere più di quanto guadagni.

Inoltre, dalla prossima stagione verrà inserita dalla UEFA una regola sull'ammortamento che potrà essere fatto su un massimo di 5 anni, ma non sarà retroattiva. I Blues, quindi, sono "salvi" ma non potranno più ammortizzare i contratti per più di un quinquennio.

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