Che artigli il 'Messi del Salento'! Falco: "L'idolo Miccoli, quel provino alla Lazio e che voglia di Serie A"

Sguardo astuto, artigli ben affilati: così il Falco punta la sua preda. E appena si avvicina, tac. La colpisce, con un gesto di puro istinto, la azzanna senza pietà. Quella preda lì è un pallone, quel Falco lì è il numero 10 del Cesena, ed ecco che il gioco è fatto. Mancano poco più di dieci minuti, i romagnoli stanno perdendo uno a zero contro il Perugia. Sembrerebbe fatta, invece, no. Drago lo manda in campo, lui prepara gli artigli e trafigge Rosati con un gran sinistro dal limite dell’area. Prima rete con la maglia del Cesena e tanta emozione. Soddisfazione? Nemmeno troppa. “Devo fare ancora tanto”, ripete tra sé e sé. Sacrificio e umiltà. Però ti chiamano il ‘Messi del Salento’, mica un accostamento qualsiasi eh… “Sì, mi piace tanto questo soprannome. Anche perché mi ricorda Miccoli, il ‘Romario del Salento’. Lui è stato un grande, aveva delle qualità incredibili. Ci siamo conosciuti al Lecce e io il primo giorno di ritiro ero così emozionato che gli ho chiesto se potevamo palleggiare insieme”. Che poi in fondo, dal punto di vista qualitativo siete pure simili: “Beh un po’. A me piace molto divertirmi con la palla, essere al centro del gioco. Ma rispetto a Miccoli ne devo fare di strada…”. Dai paragoni importanti, ad una carriera fatta di strani incroci, giochi – forse scherzi –del destino. Così Filippo Falco si racconta ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com: “Sono cresciuto nelle giovanili del Bari, ho fatto sei anni lì. Poi mi hanno svincolato, a distanza di anni non so ancora il perché. E, pensa, a gennaio hanno provato a prendermi fino all’ultimo giorno di mercato, ma ho preferito Cesena. Sia per la piazza romagnola sia per l’amore che mi lega al Lecce. Prima di abbracciare il ‘Romario’ però è successa un’altra cosa: il provino con la Lazio. Quando mi comunicarono che era andato bene, partii subito per Roma. Stavo per arrivare in sede, poi ci chiamano e mi dicono che avevano appena cambiato il Responsabile del Settore Giovanile, alla fine saltò tutto. Una bella delusione, ma poi arrivò il Lecce. Nella Primavera giallorossa nacque il mio soprannome. Un giorno, in allenamento, superai tre giocatori in slalom e segnai. Così un mio compagno di squadra,  Marullo, mi disse, ‘e chi sei il Messi del Salento?’. Evidentemente qualche giornalista l’ha sentito e da lì hanno cominciato tutti a chiamarmi così”. Beh, anche con Falco, a dirla tutta, viene fuori qualche bel soprannome… “Direi di sì. Quell’anno al Lecce che eravamo in rosa io e Gatto ci fecero anche lo striscione (ride)”. Lo scorso anno un’ottima stagione con la maglia del Trapani (“Cosmi è un grande, negli allenamenti si incazzava tanto eh. Ma è un grande, gli sarò sempre grato") e in estate la chiamata del Bologna, finalmente la Serie A: “Sono arrivato in rossoblu con l’entusiasmo a mille. Sono felice di aver fatto il mio esordio, anche se mi aspettavo di giocare di più. Va beh, non importa avrò tempo per rifarmi. Il prossimo anno spero di tornare lì e di dare il massimo (adesso al Cesena è solo in prestito secco)”. E, a proposito di Bologna, ora ci sarà una partita speciale per te: “Beh sì, è da quando sono piccolo che tifo per la Juventus. Spero solo che sia una bella sfida. Tanto lo scudetto lo vinciamo anche quest’anno (ride)”. Dall’Emilia alla Romagna, in cucina non deve mancarti nulla, eh? “Direi proprio di sì, qui si mangia benissimo”. E tra tortellini e piadina, Falco non ha dubbi “i tortellini tutta la vita perché li mangiamo anche giù. Qui si sta davvero bene. A Cesena c’è un ambiente fantastico, il gol di sabato l’ho dedicato alla curva, tutta questa passione mi ha davvero impressionato”. Mica solo questo… “Sì, anche Sensi. Ha una personalità incredibile! Farà grandi cose, vedrete”. Emozioni, ricordi e una persona speciale, “mio padre. Mi segue da quando sono piccolo. Mi ha portato ovunque. Dai tempi del Bari, che non riusciva a rintracciarlo. Ricordo benissimo questa cosa: chiamano a casa di mia nonna perché non gli rispondeva al telefono, lui era in Vietnam. ‘Vorremmo parlare con il signor Falco’, ma niente. Giorni e giorni di telefonate a vuoto. Poi per fortuna tutto si risolse e così cominciò la mia prima esperienza professionistica”. “Fuori dal campo sono un ragazzo tranquillo. Non gioco nemmeno alla play station. Mi piace molto il tennis e non posso che tifare per il migliore, Roger Federer”. Sorriso e umiltà, il Falco è pronto ad azzannare un’altra preda: la Serie A.  

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