Camerun re dell'Africa, il miracolo di Broos: quando un annuncio cambia la tua vita
Dicembre 2015. Un annuncio su internet: “Aperte le candidature per la posizione di ct del Camerun”. Nessuno scherzo, tutto vero. Perché allora era una nazionale ben diversa da quella che adesso ha conquistato la sua quinta Coppa d’Africa. E’ in questo modo che è nata la storia tra il Camerun e Hugo Broos. Particolare, fin dall’inizio. Forse inaspettata, come l’unione tra un allenatore belga ed una nazionale in crisi che prima del suo arrivo aveva cambiato 9 ct nei precedenti 6 anni. Alla ricerca di quello giusto, trovato appunto con un annuncio su Twitter. I requisiti: la qualifica di allenatore, esperienza internazionale, volontà di risiedere in modo permanente in Camerun, capacità di adattamento ed essere in grado di lavorare in team, conoscenza del calcio africano e della lingua francese o inglese.
Nessun ‘C’era una volta’, ma i contorni della favola ci sono tutti. Perché da allora Broos ha iniziato un cammino che ha portato il Camerun ad un trionfo inaspettato. Facile? Tutt’altro. Doveva ricompattare i Leoni Indomabili, risollevarli dopo i fallimenti nelle qualificazioni ai Mondiali del 2010 e del 2014 e dopo l’uscita dalla Coppa d’Africa del 2015 nella fase a gironi. Difficile, ma stimolante allo stesso tempo per un allenatore che non si era mai seduto prima sulla panchina di una nazionale ma che aveva vinto tre campionati in Belgio con Club Brugge e Anderlecht. Peccato però che lo scorso dicembre, con questa edizione del torneo alle porte, ha dovuto incassare tanti rifiuti dai suoi (?) nazionali. Otto ‘no’, da Matip a Choupo-Moting, e poi ancora Onana, Nyom, Anguissa, N’dy Assembé, Puondje e Amadou. Come un ammutinamento ed una serie di motivazioni che andavano dalla preoccupazione di perdere la maglia da titolare nel club alla voglia di non lasciare la squadra per non mancare l’appuntamento col rinnovo di contratto in scadenza. Ed ecco che il Camerun scivola tra le nazionali meno quotate per arrivare fino in fondo. Le squadre da battere erano altre. Almeno all’inizio. Perché poi i risultati hanno premiato la squadra di Broos, il vero artefice di questo piccolo miracolo sportivo. E ieri, finale contro l’Egitto di Cuper, eterno secondo. Ancora una volta. L’ha vinta Broos, in tutti i sensi. Perché la rimonta è stata frutto dei suoi cambi, mai così azzeccati. Prima N’Koulou, poi Aboubakar, entrambi in gol, entrambi entrati a gara in corso.
Broos, uno sempre lontano dai riflettori che predica il contropiede, ha avuto ragione e ha spazzato via tutte le critiche. Ha reso campione una squadra senza top player ma affamata più che mai. Ha domato i suoi Leoni e li ha resi campioni d’Africa. E pensare che era nato tutto con un annuncio su Twitter.