Cagliari, Giulini: "Via i deficienti dal nostro stadio"
Durante Cagliari-Inter della scorsa domenica, in più di un'occasione alla Sardegna Arena si sono sentiti ululati razzisti rivolti all'attaccante nerazzurro Romeo Lukaku. Un episodio che ha fatto discutere e che il presidente del club Tommaso Giulini ha voluto chiarire ai microfoni di Radio Popolare: "La soluzione per evitare che certi episodi si ripetano non è chiudere le curve e punire la maggioranza delle persone che amano il nostro sport. Solo individuando chi ha ululato, e impedendogli di entrare allo stadio, si può agire concretamente. Le immagini sono a disposizione delle forze dell'ordine".
Il patron del Cagliari ha poi continuato: "Noi possiamo chiedere sempre più supporto agli steward affinché siano attenti nell'individuare chi compie determinati gesti, così da permettere alle autorità competenti di intervenire. La tecnologia utilizzabile negli stadi non consente di leggere con precisione i labiali, serve dunque il supporto di tutti i nostri tifosi e degli steward per segnalare e debellare davvero il problema. Altrimenti non riusciremo mai a buttare fuori questi deficienti".
Giulini ha precisato che Cagliari non è razzista e che c'è amarezza per quanto accaduto: "Cagliari non è affatto una città razzista, la Sardegna è una terra di grandi valori, cultura e tradizioni, la frequento da trent'anni e mi fa rabbia che passi un'immagine distorta soprattutto all'estero. C'è molta amarezza e frustrazione perché quotidianamente lavoriamo nelle scuole per portare nel nostro stadio il tifo positivo, domenica contro l'Inter nella Curva Futura abbiamo affiancato bambini rossoblù e nerazzurri. È un progetto unico in Italia".
Il presidente del Cagliari ha infine preso in esame il modello Premier sul razzismo: "Il Chelsea, dopo gli episodi di razzismo di dicembre in Chelsea-Manchester City, si è adoperato per trovare i colpevoli e dopo mesi è riuscito a punirli grazie ad un lavoro articolato, costruito attraverso un forte connubio tra tecnologia e tifosi testimoni. Questo tipo di impegno è l'unica nostra arma, oggi".