Burdisso: "Inter, nessun rimpianto. Totti? Rischiammo di metterci le mani addosso"

A un mese dal ritiro, Nicolas Burdisso si racconta alla Gazzetta dello Sport: i successi con Boca e Inter, la Roma, l'Argentina. Ma anche momenti difficili, come la grave malattia poi superata dalla figlia. "Angelina nel 2005, quando aveva appena 6 mesi, dovette affrontare la leucemia".

"Per fortuna andò tutto bene, fu dura essere all'altezza della situazione. Non è un caso che io come Navarro, 'protagonisti' della rissa di Valencia, avevamo entrambi un passato difficile da metabolizzare. Ma imparai tanto dalla malattia di mia figlia. Cos'è la paura, di fronte alla quale un calciatore è un uomo come un altro. E che dopo la paura viene il coraggio: più grande la sfida, più forza d'animo è richiesta. Non c'è sfida più grande di quella per la vita di un figlio".

All'epoca Burdisso era arrivato da pochi mesi all'Inter, dove vinse nove trofei senza però partecipare all'anno del triplete. "Mou me lo diceva in tutti i modi 'Non te ne andare, questo sarà il tuo ann'. E quando mesi dopo ci incrociammo a Roma dopo la finale di Coppa Italia mi toccò il cuore: 'Se anche lo sarà, non potremo parlare di anno perfetto perché sei mancato tu'. Ma non ho rimpianti", prosegue l'argentino, "Volevo ritrovare l'equilibrio che avevo sempre avuto, dimostrando di essere un centrale e non un terzino. Poi certo, il giorno della finale a Madrid guardavo la partita e metà tifavo Inter e metà mi sentivo ancora parte di quella squadra".

Alla Roma, l'incontro con Totti. "L'italiano più forte con cui abbia mai giocato. Velocità di pensiero unica, anche se una volta ci è mancato poco che ci mettessimo le mani addosso. Cluj-Roma 1-1, sprecammo una palla gol e prendemmo gol. Mi andò il sangue al cervello, ma se litighi con il Capitano a Roma sei morto. Sarà sempre colpa tua, quello che Totti suscita nelle persone va al di là di ogni razionalità".

Da un litigio all'altro, con qualcuno di ancora più grande. "Si mise in mezzo Gabi Milito, che giocava con lui nel Barça: -Nico, devi farla finita tu: Messi quando si incazza non si ferma-. Però porto ad esempio la sua umiltà. E la sua spaventosa emotività nei confronti dell'Albiceleste è da compatire, più che da biasimare. Messi è senz'altro il migliore che abbia incrociato nella mia carriera".

Ma solo perché Burdisso non fece in tempo a conoscere sul campo Maradona. "Sono cresciuto con lui, lui calciatore, campione del mondo, mito, simbolo della lotta a fianco dei più deboli. Nessuno ha il suo carisma, la sua capacità di andare dritto all'anima delle cose- Come fece con me due anni fa a Roma, alla Partita del Papa".

"Non lo vedevo né sentivo da sei anni, in Sudafrica ci aveva salutato, distrutto. Mi guardò e mi disse: -Nico, ti voglio bene: tu non mi hai mai tradito-. E io: -Come avrei potuto, Diego?-. E lui:-Nico qui con noi oggi c'è qualcuno che mi ha tradito. Lo capisco quando qualcuno mi tradisce-".

Da grande ex Boca, un pensiero finale alla Copa Libertadores, lui che l'ha alzata per ben tre volte. "Non a caso mi stanno tempestando di telefonate per parlarne: Boca-River sarà l'incrocio più importante nella storia dei club. Sarà pazzesco, come la Bombonera, stadio impossibile da spiegare: per capire devi solo giocarci. Si dice che 'non trema, batte', ma trema eccome, e stavolta anche più del solito."

E adesso cosa aspetta Burdisso? "Il calcio per me è stato uno strumento per essere felice e migliorare come persona, e lo sarà ancora. Ma non ho trovato le motivazioni necessarie per continuare, anche se di offerte ne erano arrivate. Ho già rifiutato sia il ruolo di commentatore tv, sia quello da d.s.".

L'intervista integrale in edicola con La Gazzetta dello Sport.


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