Buffon: "Giocherò finché avrò voglia di soffrire. Ho sempre messo il bene del gruppo davanti al mio"
"Le motivazioni sono tutto. Finché avrò voglia di soffrire, di combattere, andrò avanti". Parole del capitano della Juventus Gianluigi Buffon, che ospite di Oscar Farinetti nella tenuta di Fontanafredda a Serralunga d'Alba ha parlato del momento della sua squadra - tornata prima in classifica dopo la vittoeia contro l'Udinese e - soprattutto - di futuro. "Dopo la passione che mi ha motivato nei primi anni mi sono posto l'obiettivo della sfida, di combattere per un obiettivo sempre più.Dovro' capire, insieme alla società, a che livello di energie sarò e se potrò continuare oppure no. La cosa che mi fa stare sereno è il fatto che, qualunque sia il mio futuro, io mi sento molto tranquillo e gratificato per quella che è stata la mia carriera e per quello che penso di aver dato al Parma, alla Juventus, alla Nazionale, al calcio intero".
"So di aver sempre lavorato con estrema serietà e altruismo, mettendo davanti al mio bene quello del gruppo" - ha continuato il portiere. Come già detto in precedenza, Buffon ha ribadito che una decisione verrà presa nel finale di stagione, di comune accordo con la società. La squadra lotta su tutti i fronti e alle spalle il numero uno bianconero ha un secondo più che valido come Szczesny. Proprio il polacco è sceso in campo nell'ultimo match, al termine di una settimana molto intensa per Buffon e per tutto il calcio dopo la scomparsa di Astori. Il capitano della Juventus ha avuto anche modo di dedicare un pensiero al suo ex compagno in azzurro: "Andare a Firenze per noi juventini non è mai semplice - ha spiegato - ma al nostro arrivo per l'ultimo saluto a Davide abbiamo visto i tifosi viola che ci hanno applaudito, che ci chiamavano e ci ringraziavano. E' stato molto bello".
E ancora: "La nostra presenza li ha fatti sentire meno soli e questo mi ha reso orgoglioso. Ho vissuto quella giornata in maniera molto coinvolgente. Era l'ultimo saluto non a un mio grande amico, ma a una delle più belle persone nelle quali mi sia imbattuto nello sport. Si percepiva la sua pulizia di pensiero e di animo. Era uno che riusciva con la sua calma e serenità a farsi apprezzare da tutti e a dire la sua. Aveva un'identità chiara. Sapeva chi era e conosceva i propri limiti e virtù. Era un ragazzo eccezionale, un antidivo e sono contento che in questa settimana sia stato innalzato il suo nome e la percezione che si ha di lui. Davide se l'è meritato".