"Dai campi con Udogie e Calafiori a X Factor": la storia di Bruno

"Ho giocato nelle giovanili del Chievo e sono arrivato in nazionale, fino all'Under 19. Ma oggi suono nei The Foolz e punto a X Factor". La storia di Bruno Merci è una sequenza di sorprese, incontri e scelte difficili. Un sogno sfumato, interrotto, e un altro così vicino che può quasi toccarlo. 

Bruno è nato nel 2002. Fino a pochi anni fa era un calciatore: "Facevo il trequartista, un giocatore offensivo, ma negli anni ho giocato un po’ ovunque. Ho smesso tre anni fa a San Martino, in Serie D”. E ora? Con la sua band, da chitarrista, ha passato i Bootcamp e spera di accedere ai live di X Factor 18. 

Giocava nel Chievo, ora fa il chitarrista e sogna X Factor: la storia di Bruno

Con Caprile ho giocato insieme al Chievo, mentre Udogie giocava nel Verona all’inizio. Con Destiny ci siamo scontrati per tanto tempo, prima di arrivare insieme in nazionale. Eravamo sempre contro. Lui era il più tosto dell’Hellas, quello che da un momento all’altro prendeva palla dalla difesa e arrivava in attacco facendo gol. Con gli altri come Bove o Calafiori siamo stati insieme nei vari ritiri con l’Italia", racconta Bruno a gianlucadimarzio.com. "Ricordo che in un ritiro Calafiori si era infortunato, poi dovette stare fermo per un po’ di anni, ma quando ha ripreso ha fatto vedere belle cose”. 

Tra gli aneddoti della sua vita da calciatore, Bruno ne ricorda soprattutto uno, risalente ai tempi dell’Under17. "Giocavamo in amichevole contro la Turchia; avevo giocato io titolare, Colombo era in panchina e poi è entrato al posto mio. Ora lui è titolare in Serie A ed è fortissimo, questa cosa mi strappa un sorriso a pensarci adesso”. 

Bruno ha giocato anche con Da Graca, Viti, Bove: "Se mi aspettavo che sarebbero arrivati dove sono ora? Direi di sì, perché eravamo un gruppo di ragazzi con un obiettivo forte, non volevamo perdere tempo. Ero sicuro che qualcuno di loro avrebbe fatto cose importanti, perché giocavo con gente fortissima, e di conseguenza anche io mi sentivo molto più forte, perché dovevo tenere il loro livello”.

Cosa ha spinto Bruno a cambiare vita? “C’è stato un motivo personale che mi ha portato a dire addio al calcio. Ho passato dei momenti complicati, ho avuto alcune difficoltà come essere umano. Sono stato un po’ in depressione per qualche anno e la passione per il calcio stava entrando in quel circolo di cose che mi facevano stare male. La musica è arrivata in simultanea al primo anno di Serie D, quando ero all’Ambrosiana, e lì abbiamo iniziato a scrivere le prime canzoni, che mi facevano sentire meglio. Avevo proprio una necessità di esprimere queste cose e adesso con la mia band mi sento me stesso. Mi ero reso conto che non stavo dando il 100% nel calcio quando invece avrei dovuto farlo, e quindi ho preferito lasciare piuttosto che continuare. Non ho però rimpianti, è stata una scelta consapevole e sono contento di quello che sto facendo adesso”. 

Bruno ha le idee chiare anche quando si tratta di scegliere i giocatori che comporrebbero la sua band ideale
Inserirei innanzitutto Zigo gol (Gianfranco Zigoni, ndr), ex attaccante del Verona, che andava in panchina con la pelliccia da vero rocker. Poi Leao lo metto come elemento fresco, che fa trap; metterei anche Dida alla batteria, per dare sicurezza. Come jolly anche Ronaldinho alle percussioni”.

Ma chi ascolta la musica migliore negli spogliatoi? “I sudamericani, perché sono sempre felici con la samba addosso; il loro è il mio tipo di calcio preferito". E la peggiore? "Quella che ho sentito negli spogliatoi in Serie D". 

Ora però per Bruno il calcio è il passato. Il presente sono i The Foolz e gli Home Visit di X Factor. Le difficoltà della vita hanno chiuso un capitolo, il suo talento ne ha aperto un altro. 

A cura di Andrea Monforte e Alessandro Mammana

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