Bruno Alves, guerriero del Parma sulle orme di Couto

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Parma e i difensori portoghesi: un feeling destinato a perdurare nel tempo. Ieri Fernando Couto, oggi… Bruno Alves, capitano e trascinatore della squadra di D’Aversa a quota 20 in classifica. Proprio Bruno Alves prima di dire sì al Parma in estate aveva incontrato diverse volte Couto per chiedergli un consiglio sul da farsi. La risposta? Domanda retorica.

“Spero di dare a Parma almeno un po’ di quello che ha dato lui”. Viste le prestazioni messe in mostra finora ci sta riuscendo alla grandissima. Sempre da titolare. Ieri contro il Sassuolo ha segnato il primo gol con la nuova maglia e poi ne ha salvato uno sulla linea a Babacar al 41’ del secondo tempo. Quasi una doppietta. L’ultima volta che aveva segnato in Serie A era l’11 settembre 2016 in Cagliari-Bologna: a quei tempi il Parma era in Serie C e in quello stesso weekend pareggiò 0-0 col Santarcangelo.

Sembra trascorsa una vita. Per il Parma di allora forse sarebbe stata utopia immaginare un giocatore con un palmares come quello del portoghese comandare la propria difesa. Allo stesso modo Bruno Alves, a 36 anni, avrebbe potuto benissimo optare per una destinazione più comoda rispetto alla Serie A. Invece ha voluto ancora una volta mettersi in gioco, dimostrandosi il guerriero e soprattutto il professionista esemplare che è.

Vita sana e un’alimentazione super curata concordata minuziosamente coi nutrizionisti: dieta basata sui grassi salutari, pochi carboidrati e tante proteine. Pensate che quando arrivò a Cagliari non poté andare a far la spesa, così chiese di procurargli l’avocado e l’olio di cocco. Gli fecero avere tutto, peccato che al posto dell’olio gli procurarono dei cocchi veri suscitando le sue risate. Sull’alimentazione si confronta spesso anche con l’amico di sempre CR7. Proprio recentemente il giocatore della Juve gli ha consigliato una bevanda a scopo antinfiammatorio a base di curcuma, zenzero e limone.

Per il resto fuori dal campo è timido e schivo: alla vita mondana e ai social preferisce di gran lunga dedicarsi alla moglie Ruth e ai figli. Le altre passioni sono le arti marziali, in particolare il Jiu-Jitsu brasiliano praticato anche dai figli, nonostante l’abbia un po’ abbandonato perché poco compatibile col calcio, e qualche partita alla Play.

Ovviamente la passione numero uno è sempre stata il calcio, soprattutto vista la famiglia di calciatori alle sue spalle. Bruno Alves è cresciuto guardando giocare papà Washington, anch’egli calciatore, insieme agli zii Geraldo, Lincoln, Wilson e Giulio Cesare. Nonno Osvaldo deve aver avuto un’ammirazione speciale per presidenti e imperatori vari… Ma non è finita qui. Anche i due fratelli di Bruno sono giocatori professionisti: Julio, di undici anni in meno giocava nel Rio Ave e ora svincolato, mentre Geraldo (stesso nome dello zio), più grande di appena un anno, gioca nell’Astra Giurgiu. Quest’ultimo poi ha avuto un ruolo fondamentale nella vita di Bruno Alves: un’infanzia tra calcio, Playstation e botte. Un classico tra fratelli, soprattutto quando ci sono di mezzo due caratteri forti.

Già allora, proprio come oggi, il capitano del Parma non sopportava perdere. Che fosse nel cortile di casa, nel campetto di riferimento con gli amici o in una partita ufficiale non importava: Bruno Alves ha sempre voluto solamente vincere. “Quando sono In campo mi trasformo e cerco in ogni modo di portare a casa il risultato. Sono sempre stato così, anche con i miei fratelli quando ero piccolo”. Gioca col cuore, oltrepassando talvolta il limite con qualche cartellino di troppo. Si spinge fino a dove l’arbitro lo permette. Se fa un fallo e non lo ammoniscono, per Bruno Alves significa che può commetterne un altro.

Spirito da guerriero marchio di fabbrica di un’intera carriera. Un trascinatore che a 36 anni si pone ancora l’obiettivo di servire la propria nazionale, volendo dimostrare domenica dopo domenica di poterci stare grazie alle prestazioni messe in mostra col Parma. Quella piazza che coi difensori portoghesi sembra sviluppare un feeling davvero particolare, per un Bruno Alves sulle orme di Fernando Couto.

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