Brocchi, dal Lumezzane al... Milan. Gustinetti: "Vi racconto il mio Chicco, ventunenne e già pieno di personalità e acume tattico"

"Ritenevo che Mihajlovic fosse l'allenatore giusto per il Milan, ma si vede che si sono scatenati dei meccanismi che l'hanno un po' stritolato. Spero che non succeda anche con Chicco, gli obiettivi da centrare sono tanti". Chicco? "E be', quando te lo ritrovi lì ad appena ventun'anni...". Chicco... Brocchi, nuovo allenatore del Milan, sì. Una scommessa? Forse, tutta targata Silvio Berlusconi. Qualcuno ci avrebbe mai creduto quando Cristian era al Lumezzane? No di certo, il Milan... "Ma già ai tempi avevi una grandissima personalità e soprattutto uno sproporzionato acume tattico". A parlare, in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com, è Elio Gustinetti, allenatore di Cristian Brocchi nella sua esperienza al Lumezzane. Stagione 97-98, un secolo fa ormai. "Sì, quando l'ho allenato era giovanissimo: un mediano molto bravo sotto l'aspetto atletico, ma anche con i piedi. Nel prosieguo della sua carriera ha rivestito ogni ruolo del centrocampo, pertanto penso che abbia assimilato anche quella giusta mentalità per poter far l'allenatore. Questa chiamata se l'è conquistata con grande bravura sui campi da calcio". E quale migliore modo per scoprirlo che da chi l'ha praticamente svezzato? Ricordi vividi, come se fosse ieri... "Della nostra esperienza al Lumezzane ricordo i play-off che ci sono sfuggiti a Cremona, lui fece un'annata strepitosa. Viveva di campo e di fatica, partecipava con grande intensità agli allenamenti e questo si trasferiva in modo positivo nelle partite ufficiali. Era un giocatore di grande temperamento, ma non solo: ripeto, vi sorprenderà, ma anche dal punto di vista tecnico si faceva notare. Lo scelsi io. L'avevo visto l'anno precedente, lui era alla Pro Sesto e io al Lecco. Quando chiesi alla dirigenza di prenderlo scoprii che anche loro ci aveva già messo gli occhi. Aveva già le qualità per fare una grande carriera". Dal Lumezzane al Milan, prima da calciatore, passando anche per Verona, Inter, Fiorentina e Lazio, e adesso da allenatore. Un gran bel salto, altroché. Le qualità per fare bene alla Scala del calcio ce le ha? "Penso che abbia preso un po' anche da tutti gli altri allenatori che ha avuto. Lui è uno che ha avuto la capacità di assimilare il più possibile, sia dal punto di vista tattico che da quello caratteriale. E adesso lo rimette nella sua esperienza da allenatore. Il Brocchi che ricordo io era giovanissimo, quindi era ancora più facile insegnargli qualcosa. Mi auguro che la sua bravura da calciatore possa portargli ad essere un buon allenatore anche per la prima squadra, che è sicuramente differente dall'allenare un settore giovanile". Gustinetti parla, racconta, sempre con un filo di apprensione. Quasi come un papà con un figlio, e forse un piccolo padre calcistico di Brocchi può considerarsi. A ventun'anni va così, pensi solo ad imparare, a scoprire il mondo. Del calcio, in questo caso. E il tempo vola, passano quasi vent'anni e manco te ne accorgi. "L'ho rivisto un paio d'anni fa, quando ci siamo ritrovati alla festa del presidente del Lumezzane dei nostri tempi, insieme a tutti gli altri calciatori. A distanza di tanti anni è stato bello rivederlo. L'augurio è quello che possa trasferire tutti i suoi concetti calcistici alla squadra, in modo da finire al meglio questo campionato e raggiungere gli obiettivi prefissati dalla sua società". L'augurio è quello giusto. Storie da film, emozione a mille e fischietto alla bocca. Brocchi al Milan, da grande, atto uno: ciak, si gira!

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