La nona Copa América del Brasile: è di nuovo carnevale a Rio

Terra de Samba e pandeiro, il Brasile che torna se stesso. Musica e parole che tornano ad avere un nesso tra loro: è di nuovo carnevale a Rio, stavolta non a febbraio. Si celebra il Brasile Campione del Sudamerica in un torneo in cui è stata messa in palio tutta la credibilità della terra del calcio. Perché riportare la Copa América a casa 30 anni dopo era già di suo una grossa responsabilità, farlo da autentica favorita del torneo un carico di enormi pressioni.

E a bilanciare questo peso dei favori c’erano dei piccoli fantasmi e un’enorme cicatrice, quella dell’ultimo torneo ospitato in casa, che assegnava un titolo del mondo e non solo continentale. La paura di non tornare al Maracanã è stata sventata prima ai rigori con il Paraguay e poi nella semifinale con l’Argentina, la vera partita in cui il Brasile si è tolto le maschere del suo carnevale per indossare quella del culto europeo, difensivo e pragmatico, che però è stata la migliore mossa per ripresentarsi in finale.

Poi la finale è arrivata, ancora col peso dei favori del pronostico, ancora col brivido di non voler deludere i propri tifosi in un torneo organizzato. Ma Rio non è Belo Horizonte, lì il Brasile non può sbagliare: c’è spazio per lo spettacolo e anche per le emozioni, tanto che il presidente Bolsonaro quasi cade dalla tribuna dopo il gol dell’1-0 di Everton Soares. Una delle rivelazioni della Copa: è stato il titolare al posto di Neymar, convocato prima di Douglas Costa e Vinicius, ma alla fine ha avuto ragione lui. Gol e rigore procurato per diventare addirittura capocannoniere del torneo assieme a Paolo Guerrero.

Ed è stato proprio Guerrero a rimettere tuto in piedi, per l’unico momento in cui il Perù ha creduto di poter essere in partite: quello del rigore di un 1-1 durato poco, il tempo di permettere al Brasile di fare il Brasile. Gol di squadra, grande calcio in velocità: Firmino che recupera, Arthur che inventa, Gabriel Jesus che segna. È lui l’opera d’arte di Tite: spostato dal suo ruolo naturale dopo una stagione difficile e rivitalizzato in una Copa América in cui ha fatto la differenza partendo sulla fascia.

E poco importa dell’espulsione a fine partita: il Brasile per la nona volta è campione del Sudamerica, a 5 titoli dall'Argentina e a 6 dal record dell'Uruguay. Ma Rio torna a essere Terra de samba e Pandeiro, dei balli e dei tamburi, come storia e tradizione vogliono.

 

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