"Ajax-Juve? Due mondi a confronto". Gol e carnevale, tutta l'Olanda di Beltrame

“All’inizio è stata dura, ma ormai qui mi sento a casa”. Piove tanto, la cucina non è la nostra, eppure l’Olanda ha un’alchimia che conquista. Anche Stefano Beltrame, alla sua terza stagione on the road: capitolo due al Den Bosch, mossa azzeccata e forma ritrovata (13 gol in 32 partite stagionali). Chissà cosa direbbe Conte. “Sicuramente di non fermarmi qui, di continuare a calciare in porta finiti gli allenamenti”. La Juve, una scuola prima che una fede. Il fantasista classe ’93 l’ha abbracciata presto, l’ha assaporata e ora la tiene viva a distanza. Oggi ridotta al minimo, con i bianconeri che nella notte di Champions scendono in campo in casa dell’Ajax.

“Ho avuto modo di vederli giocare”, ci racconta Beltrame al bar dello stadio De Vliert, in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com. “E anche di affrontare la seconda squadra, che ha la stessa impronta”. Buona per Stefano, visti i tre gol in due partite di campionato contro gli Jong. È un calcio molto offensivo quello dell’Ajax. Un po’ un’arma a doppio taglio, soprattutto contro una grande come la Juve. Anche se al Bernabeu aveva funzionato: partitone pazzesco. Ciò che più mi piace dei ragazzi di Ten Hag è il loro lavoro di squadra. Compatti, si trovano a memoria. E hanno tre o quattro individualità che fanno la differenza”.

Tadic, Neres, De Jong. Spettacolo innanzitutto. “Spero di riuscire a trovare un biglietto, vediamo. La squadra di Allegri è la più forte del momento, ma l’Ajax gioca in casa, davanti a 60mila persone: correranno dietro a tutti e senza pensarci troppo”. Arriva il consiglio dell’insider. Dobbiamo giocarcela anche sul piano fisico, dove la Juve è superiore agli avversari in ogni reparto. E se CR7 è in forma… Occhio alle ripartenze però: lì i biancorossi possono far male. Tecnici, veloci e spregiudicati. Dall'altra parte invece grande attenzione alla tattica e alla fase difensiva: sono proprio due mondi a confronto.

L’emozione di un prepartita un po’ suo. “Soprattutto dopo aver indossato di nuovo questa maglia nell’ultima tournée estiva. Sempre un orgoglio. E poi ho ritrovato Ruga e Spina dopo i tempi della Primavera: sempre uguali, come se non ci fossimo mai persi. Mi fa piacere vederli lì, nella mia Juve. Non c’è ombra di rimpianto, per Beltrame che ha preso un’altra strada. “Nel 2016, prima di venire in Olanda avevo parlato con la società: in Italia non ero riuscito a esprimere quello che volevo dopo la Primavera. Tante difficoltà”. Ma anche qualche ricordo da incorniciare. “I playoff di Serie B con il Bari: tifoseria pazzesca, città da innamorarsi. E anche a Pordenone in Lega Pro, lì avevo cominciato a risalire. Spero davvero che finalmente conquistino la promozione”.

E il debutto in Serie A? “26 gennaio 2013, il giorno più bello della mia vita”. 23^ giornata, Juve-Genoa 1-1: all’82’ fuori Marchisio dentro Beltrame. Il premio di Antonio Conte per il ragazzo della Primavera.La fame e la grinta che mi ha lasciato lui le sento addosso ancora oggi. Mi faceva lavorare molto, motivandomi sempre, ed è quello che fa la differenza per un giocatore”.

Stefano non dimentica, come potrebbe. “La Juve di oggi è più forte, più matura, di quella in cui giocavo io. Ma ha mantenuto l’approccio e le lezioni di Conte. Condottiero vero. Bravo anche Allegri ad avervi dato continuità, sapendo gestire una rosa ora ricchissima. Non è facile tenere alta la concentrazione e la voglia di vincere dopo tutti questi anni”.

 

Lo spirito Juventus. Che Beltrame prova a farci vivere con una chicca. “Una volta ero in ritiro a Parma con la prima squadra. A tavola con Buffon, Bonucci, Giaccherini e Marchisio. A un certo punto è comparso un piccolo ragno sulla tovaglia e ha cominciato ad andare verso Buffon. Allora Marchisio lo pungola: -Oh Gigi, ragno porta guadagno!-. Il capitano risponde direttamente all’intruso. -No no, vai via, che non so più dove metterli…”. Grandi risate.Questo fa capire che numero uno è Buffon, anche come uomo: se non arrivano i risultati sul campo, i soldi valgono solo fino a un certo punto. E poi sempre in prima fila a darmi una mano, a partire dall'allenamento”.

Beltrame porta tutto con sé. Lezioni di vita e di calcio che oggi vengono arricchite anche dall’Eerste Divisie. Possibile? “Certo, qui al Den Bosch funziona tutto. Si lavora, non si sgarra mai, tutti a tua disposizione. Un’efficienza che stimola noi giocatori e che va oltre il calcio. Perché da queste parti sanno anche come divertirsi. “Soprattutto a carnevale, un delirio”.

Per il prossimo febbraio, segnatevi la città, ‘s-Hertogenbosch, e la regione, Noord-Brabant. Complicate da pronunciare ma non da vivere. Quest’anno siamo andati con tutta la squadra vestiti da carcerati: si comincia a far festa alle 11 di mattina e si continua fino alle 4 di notte. Per cinque giorni. La città va in stallo ma si riprende subito: bastano quelle poche ore di pausa, e il giorno dopo le piazze e le strade sono completamente ripulite”.

Così è facile sentirsi olandesi. “Faccio fatica a trovare qualche difetto a questa realtà. Parlo solo inglese, non vado in bici come tutti gli altri, eppure…” Il futuro è qui? Fino a giugno penso solo a portare in Eredivisie il Den Bosch (oggi quarto in classifica, ndr). Poi vedremo, ma qui sono sempre a mio agio. Le gite al parco con la squadra, le passeggiate. E vado anche a pescare, la mia passione”. Viva il mondo reale, insomma. “Assolutamente. Ho avuto anch’io la mia fase playstation, ma adesso basta. Quando sono a casa piuttosto studio o leggo qualcosa”.

Cresciuto a Vinovo, carcerato a carnevale, appassionato di Coelho. Bella combo, Stefano. “Anche le biografie di Ibra e Agassi. Ma ho appena finito di leggere L’alchimista ed è un libro fantastico. Ti parla del viaggio della tua vita”. A doppio filo, bianconero e oranje. Come l'intreccio di stasera, nella casa di Cruijff.

 

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