“Scusate il ritardo”, Floriano, Bari e la quota 100
I 100 gol in campionato – spalmati tra serie C e dilettanti - sono distanti tre lunghezze, ma la rete “non è un'ossessione, non lo è mai stata per me che sono nato trequartista”. Parola di Roberto Floriano, uno dei pezzi pregiati del Bari. Sceso in estate dalla B e da Foggia – dove aveva salutato con quello scavetto del 2-2 a Frosinone che aveva rischiato di pregiudicare la promozione in A della squadra di Longo – RF7 (“I tifosi mi chiamano così e fa piacere”) ha messo a referto sin qui tre gol e quattro assist, mettendo la firma anche sul 3-0 al Locri di domenica scorsa: assist perfetto da sinistra sul piede di Pozzebon, poi stacco vincente su cross di Piovanello.
“Il primo gol di testa della mia carriera” sorride. La testa, appunto: quella che l'ha portato a “maturare tardi calcisticamente – ammette - ho vissuto quattro anni di serie D quando ero molto giovane, ma quando ho capito il mio vero valore sono migliorato. Cosa è mancato per stare a livelli più alti? Magari non ero pronto dal punto di vista fisico e mentale. Poi nel calcio bastano poche scelte per compromettere una carriera”. Le radici calcistiche sono nel settore giovanile dell'Inter, su quelle geografiche non ci sono dubbi: “Non mi sento tedesco – precisa - in Germania ci sono solo nato e ho vissuto per 12 anni, ma mio padre è di Cutrofiano e il Salento lo conosco molto bene”.
Barletta, Foggia e ora Bari. La Puglia è nel destino di Floriano. Mentre sulla via per Bari è stata decisiva la parola fiducia. “La trattativa è stata particolare: in realtà sembrava che dovessimo rinnovare e adeguare il contratto, poi sono cambiati i piani del Foggia. Mi sono sentito messo in secondo piano – ricorda - Quando il Bari mi ha chiamato, per la prima volta ho tentennato, ma il mio procuratore (Alberto Quadri, ndr) mi ha fatto capire la grandezza della piazza. Così mi sono convinto. Qui c'è un progetto serio e ambizioso, del quale mi hanno fatto sentire parte”. Parte integrante, come accade nello spogliatoio, dove con Simeri e Di Cesare le gag sono all'ordine del giorno: “A me piace ridere e scherzare con tutti, prendere in giro tutti. Le cose bisogna viverle bene”.
A Bari attendono il gol “alla Floriano”. Partenza da sinistra e destro a giro, un film visto spesso e volentieri in carriera. “Arriverà, vedrete” ammicca il 32enne. Qualcuno l'ha paragonato a Cassano per il controllo con il tacco prima dell'assist a Pozzebon contro il Locri (“Non facciamo confusione, lui è stato un grandissimo calciatore”), ma in campo Floriano si gode la classe cristallina di Brienza: “La personalità di Ciccio è importante, in tutte le categorie. Noi abbiamo la fortuna di averlo con noi e questo non può che far crescere tutti”. Crescere, come il compito che spetta al Bari lontano dal San Nicola per rendere la vetta ancora più salda.
Domenica si va al Tupparello di Acireale, dove i biancorossi mancano dal 1994: “Sarà un altro test importante, dobbiamo riscattare Marsala dove abbiamo giocato la partita sbagliata su un campo particolare – ammonisce Floriano - è chiaro che giocare al San Nicola è diverso e tutto ci va meglio, dal terreno di gioco all'ambiente. In certi campi scambiare di prima e giocare palla a terra è più complicato”. Guai però a chiedergli a quanti gol può arrivare in stagione: “Conta vincere, che segni Floriano o qualcun altro cambia poco”. L'obiettivo, però, è già nel mirino, come la sua esultanza – presente anche nella foto profilo su Whatsapp - dimostra: mani che mimano due cerchi intorno agli occhi e sguardo al futuro. “Cosa significa? Per scaramanzia preferisco non parlarne, lo svelerò a fine anno”.
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